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    Milan, da quando Seedorf non gioca più

    "Ma, da quando Senna non corre più...ah, da quando Baggio non gioca più...Oh no no, da quando mi hai lasciato pure tu, non è più domenica... e non si dimentica..." recita un vecchio adagio composto da Cesare Cremonini, nel quale il cantautore bolognese ricorda con nostalgia e una punta di amarezza i beI tempi andati, nei quali il suo Bologna poteva contare sulle magie del Divin Codino. Vedendo i recenti sviluppi societari e di campo, siamo assolutamente convinti che i tifosi del Milan abbiano adesso il medesimo pensiero, in riferimento al giocatore che forse più di tutti ha incarnato l'abitudine ai grandi palcoscenici e il dna europeo del Diavolo, Clarence Seedorf.

    Oggi, primo aprile 2016, Seedorf compie 40 anni: l'addio al club di proprietà di Berlusconi è avvenuto da quasi due anni, dopo la parentesi da allenatore non premiata con il giusto riconoscimento che l'olandese avrebbe meritato, la conferma. Su ventidue gare sulla panchina del Milan, 11 vinte, 2 pareggiate e 9 perse, la miglior media punti degli ultimi anni: poi l'incredibile esonero a fine stagione, a tagliare in modo netto un rapporto decennale, senza spiegazioni nè motivazioni reali. Il contratto dell'olandese con i rossoneri scade a fine giugno: Seedorf non ha mai voluto commentare il trattamento riservatogli, mostrando la consueta eleganza che sfoggiava sul terreno di gioco, ma anche per non rischiare di incorrere in sanzioni contrattuali. A luglio probabilmente sapremo veramente come sono andate le cose, per il momento la nostalgia riguarda prettamente il decennale trascorso sul rettangolo verde, nel quale Seedorf si è guadagnato il riconoscimento di uno dei migliori calciatori della storia del Milan

    Unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse (Ajax, Real Madrid e due volte con il Milan), sotto la guida tattica di Carlo Ancelotti diventa sin da subito un punto fermo nel progetto tecnico, titolare inamovibile del centrocampo insieme ad Andrea Pirlo e Gennaro Gattuso. Per aiutare la squadra, l'olandese accettò di modificare il proprio ruolo, arretrando il suo raggio d'azione dalla trequarti alla zona mediana, in modo da poter coesistere con Kakà. Arrivato dall'Inter in cambio di Francesco Coco, trasferimento ricordato ancora con sommo gaudio dai tifosi rossoneri, si guadagna la stima del pubblico di San Siro per le giocate di pura classe, ma soprattutto per la personalità con la quale affronta anche i match più importanti: indimenticabili nella cavalcata verso la Champions League 2006-2007 le reti decisive nei quarti contro il Bayern Monaco a Monaco e in semifinale contro il Manchester United a San Siro, nella "partita perfetta".

    Il vero peccato è che i tifosi del Milan non gli abbiano tributato la giusta riconoscenza nell'addio, come avvenne per Nesta, Inzaghi e Gattuso: Seedorf è sempre stato un uomo, prima che un calciatore, capace di dire sempre le cose come stanno, "pane al pane e vino al vino", una dote che spesso non viene apprezzata nell'ambiguo mondo del calcio. Forse è anche per qusto motivo che è stato mandato via dal club rossonero, perchè è stato l'unico nel corso degli ultimi anni capace di dire quella verità di cui tutti si stanno accorgendo con colpevole ritardo: "Questa squadra va rifondata per tre quarti". Il tempo passa, la memoria storica no, e i campioni ricevono sempre il giusto tributo, sul campo come nella vita. Allora buon compleanno, Clarence: i veri milanisti non ti dimenticano.

    @AleDigio89

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