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  • Milan, ha ragione Simone: Maldini e Boban non sono burattini. Tre dubbi su Rangnick, che rimpianto Galliani!

    Milan, ha ragione Simone: Maldini e Boban non sono burattini. Tre dubbi su Rangnick, che rimpianto Galliani!

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Ho molto apprezzato l’intervista di Marco Simone pubblicata sulla Gazzetta dello Sport. Solitamente i calciatori, sopratutto gli ex, tendono a fare dichiarazioni di circostanza, spesso strizzando l’occhio agli attuali proprietari dei club. Magari con la speranza di poter ottenere in futuro una collaborazione, un contrattino. Invece il bomber di Rescaldina o se preferite “Peter Pan” (giusto per citare due soprannomi d’epoca coniati dal cantore delle gesta rossonere per eccellenza) ha confermato di non avere peli sulla lingua e di dire le cose come stanno.

    Soprattutto di parlare “da milanista”. Ha definito “pianificato” il licenziamento di Boban e non ha torto visto che l’accordo tra Rangnick e Gazidis risale a dicembre. Ha difeso le posizioni di Maldini e Gattuso. Si è scagliato non solo contro Gazidis, ma anche contro Scaroni sul quale nessuno si sogna di muovere una critica e addirittura ha attaccato Singer e il fondo Elliott, spiegando in poche parole i motivi per cui il loro modello di gestione del Milan non funziona e non può funzionare.

    Mi soffermo su un particolare delle parole di Marco Simone, cioè  quando distingue tra i “signorsì” e gli uomini di spessore. Ritiene che Boban sia stato cacciato da Gazidis proprio perché, come Maldini, non faceva parte della prima categoria. Ovviamente l’attaccante residente a Monaco ha notizie e informazioni dirette provenienti dagli ex compagni di trionfi, non parla per sentito dire e non scrive sotto dettatura.

    Se dunque fosse vero quello che dice Simone, dovremmo preoccuparci per il prossimo futuro rossonero. E ci sorge spontanea una domanda: ma Rangnick è uno uomo di spessore oppure un signorsì? Non lo sappiamo perché non lo conosciamo e finora lo abbiamo visto all’opera solo in realtà minori, senza grandi aspettative, ma con grande stabilità economica.

    Al Milan si troverebbe per la prima volta alle prese non solo con il calcio italiano, ma con un club di grande blasone, con conseguenti aspettative e con condizioni economico-finanziarie non certo idilliache. In questo contesto dunque Rangnick porterà avanti a testa bassa il proprio progetto con le proprie idee e le proprie convinzioni oppure sarà  semplicemente la “longa manus” di Gazidis a Milanello? Per ora ci poniamo la domanda, ovviamente la risposta potranno darla solo i primi mesi di lavoro come manager, in campo e fuori dal campo. Sospendiamo pertanto il giudizio.

    Di sicuro quella che dovrà affrontare Rangnick sarà una situazione economica molto delicata. I bilanci degli ultimi 3 anni sono in profondo rosso e fanno rimpiangere anche quelli degli ultimi anni dell’era Berlusconi. I giocatori più  importanti partiranno e andranno rimpiazzati, quindi ci sarà bisogno di comprare e non poco. Sorrido quando leggo che in estate sarà disponibile un “tesoretto” da 35 milioni di ingaggi risparmiati.

    Primo: i sostituti dei partenti giocano gratis? Secondo: i soldi risparmiati non sono soldi incassati. Terzo: con 35 milioni non si tappa nemmeno un terzo della voragine di bilancio di questa stagione. Ma a proposito di bilanci e dirigenti, chiudo rilevando che in questi giorni di disorientamento generale in cui il calcio prova a ripartire tutti si rivolgono a Galliani per avere una linea guida da seguire ed evitare che l’emorragia di introiti devasti lo sport più popolare in Italia e in Europa. Nell’emergenza totale il mondo del calcio si rivolge a Galliani. La maggior parte dei milanisti si ricorda che esattamente 3 anni fa, dopo averlo contestato in tutti i modi, aveva salutato il suo addio come una liberazione?

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