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  • Milan, il 7 a Kalinic: a lui il compito di rompere la maledizione post Sheva

    Milan, il 7 a Kalinic: a lui il compito di rompere la maledizione post Sheva

    • Alessandro Creta
    E’ stato l’undicesimo giocatore a “passare alle cose formali” dell’estate del mercato rossonero. Nikola Kalinic è approdato al Milan al termine di una lunga trattativa che si è tradotta in un prestito oneroso (10 milioni) con diritto di riscatto fissato a 15. L’ennesimo giocatore a lasciare la Fiorentina, vittima di un vero e proprio esodo dei suoi big, e l’ennesimo rinforzo per Montella che mai come quest’anno ha tra le mani una squadra (almeno sulla carta) super competitiva.

    E’ durata forse più del previsto ma alla fine si è conclusa positivamente (per il Milan) la telenovela Kalinic. Una trattativa che, parola di Fassone, è  durata oltre 2 mesi e che alla fine ha visto prevalere come ormai capita spesso la volontà del giocatore piuttosto che quella della società di appartenenza. Dopo due stagioni Nikola Kalinic lascia Firenze lasciandosi alle spalle 33 reti realizzate in 84 gare complessive. Su quelle stesse spalle l’attaccante croato ora indosserà la maglia numero 7 del Milan, una casacca che a San Siro vuol dire tanto; in particolar modo se sei un attaccante ed il tuo mestiere è quello di fare gol. Un numero che per anni è stato proprietà di un certo Andrij Shevchenko, secondo bomber all time dei rossoneri dietro Nordhal ed indimenticabile protagonista tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Con quel numero 7 sulle spalle il “Re dell’est” è stato capace di segnare 175 gol in 208 partite, un traguardo che è comprensibilmente fuori dalla portata di Kalinic (29 anni), ma che deve rappresentare uno stimolo in più per far bene nella squadra di Montella. 

    Certo emulare le gesta di Sheva è stato e sarà quasi impossibile per qualsiasi altro attaccante del Milan, i rossoneri però sono rimasti piuttosto “scottati” dalle performance dei loro ultimi numeri 7, attaccanti che erano arrivati a Milano sotto le più rosee aspettative ma che non sono riusciti ad affermarsi o a confermarsi dopo un brillante avvio. Ci riferiamo ai vari Ricardo Oliveira, Pato e Robinho, tutti attaccanti brasiliani eredi della “sette” di Sheva ma mai (o quasi) capaci di non far rimpiangere la punta ucraina.

    Ricardo Oliveira: è lui quello che doveva essere l’erede di Shevchenko in seguito alla partenza dell’ucraino. Dopo delle positive stagioni al Betis Siviglia la punta brasiliana fu scelta da Galliani come sostituto del partente Sheva, destinato al Chelsea. Nell’estate del 2006 Oliveira arriva al Milan per 17 milioni di euro più il cartellino di Voghel. L’inizio è di quelli incoraggianti: gol all’esordio nel 2-1 alla Lazio ma di fatto questo sarà solo un fuoco di paglia. Il brasiliano infatti totalizzerà solo altre 2 reti in tutta la stagione, tanto che al termine del campionato il suo magro bottino è di 3 gol in 25 partite totali. Quanto basta per non meritarsi la conferma: nell’estate del 2007 infatti Oliveira sveste la maglia numero 7 del Milan per tornare in Liga, dove a Saragozza realizzerà 18 reti che non serviranno però a evitare la retrocessione alla Real.

    Pato: è stato il primo “mister x” di Galliani. Il “Papero” brasiliano che fu acquistato dal Milan nell’estate del 2007 ancora minorenne e che prima di gennaio 2008 non poté disputare partite ufficiali a causa della sua età. A Pato, che all’Internacional di Porto Alegre era considerato un vero e proprio craque, venne affidata la maglia numero 7 nella speranza che, dopo la brutta esperienza di Oliveira, un altro giocatore potesse riportarla con orgoglio. Anche per il 18enne Pato gol all’esordio contro il Napoli a San Siro, poi una serie di belle prestazioni nei due anni successivi. Assieme a Ronaldinho e Kakà il ragazzo forma il tridente fantasia di Ancelotti, prima però che iniziassero a tormentarlo una serie incredibile di infortuni. 9 gol in 20 partite la prima (mezza stagione), 18 reti nella seconda e 14 nella terza stagione che vede già i primi problemi per l’attaccante. L’annata 2010-2011 è di fatto l’ultimo vero campionato giocato da Pato al Milan, chiuso con 16 reti dietro al solo Ibrahimovic. Le stagioni 2011-2012 e 2012-2013 sono un calvario per l'attaccante brasiliano che passa più tempo in infermeria o sotto ai ferri che in campo: in due anni sono appena 25 le gare (o meglio spezzoni di gara) disputate dal Papero. Un vero e proprio peccato per uno degli attaccanti più promettenti del mondo il cui talento è stato però macchiato dagli infortuni. In 5 anni di rossonero il brasiliano ha disputato 150 partite segnando 63 reti.

    Il successore di Pato, inteso come nuovo numero 7 del Milan, fu il connazionale Robinho. L’ex Real Madrid e Manchester City  esordì con la maglia rossonera nel 2010 indossando il 70 e solo nella stagione 2012/’13 la società decise di affidargli la 7. I primi anni di Binho con Allegri furono anche positivi, in particolar modo in primo conclusosi con la vittoria dello scudetto. Fu quello il momento più alto per il brasiliano che poi, complice anche lo smantellamento della squadra, vide calato drasticamente il suo rendimento anche a causa di qualche problema fisico. Realizzerà il primo gol stagionale solamente a novembre contro la Juventus, il campionato successivo invece fu l’ultimo in maglia rossonera e si concluse con la miseria di 5 reti all’attivo tra tutte le competizioni. 

    Dopo di lui nessuno più ha indossato la maglia numero 7: dopo anni però quel numero che Sheva rese grande in tutta Europa è tornato sulle spalle di un altro giocatore dell’est, sicuramente non del livello dell’ucraino ma capace comunque di far bene in una squadra forte come quella rossonera. La speranza dei tifosi milanisti è di tornare a vedere più spesso quel numero sventolare sulle spalle di Kalinic dopo un gol realizzato. Auspicando che il passaggio dalle “cose formali” ai gol citati in diretta Facebook da Mirabelli non sia poi così complicato.

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