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  • Milan-Juve, i duelli: Alex Sandro e Suso fanno vincere il timoroso Allegri

    Milan-Juve, i duelli: Alex Sandro e Suso fanno vincere il timoroso Allegri

    • Giancarlo Padovan

    Nel calcio moderno i duelli individuali non esistono quasi più. Esistono i duelli dominanti e quelli tra Milan e Juventus sono stati relativi allo sviluppo laterale del gioco.

    ALEX SANDRO-SUSO: nel primo tempo non c’è stata partita. E non solo perché il brasiliano ha confezionato il cross vincente per la testa di Mandzukic (che ha sovrastato Rodriguez), ma anche perché Suso è stato autore di una sola azione degna di nota, cioé la ripartenza dalla quale è nato il rigore sbagliato da Higuain. In questa circostanza, Alex Sandro si era spinto in avanti, come è suo costume. Sarebbe potuto andare in porta (avversaria) se Mandzukic non avesse sbagliato il passaggio. Così, invece, Suso è potuto ripartire quasi indisturbato (lo rincorreva Matuidi). Nella ripresa mentre Alex Sandro cresceva, e affiancava Mandzukic nelle incursioni offensive, Suso usciva dalla partita.

    JOAO CANCELO-CALHANOGLU: il portoghese emerge alla distanza, cioé quando esce il turco, mai pericoloso, ed entra LAXALT, davvero disastroso. E’ quest’ultimo a sbagliare il rilancio e a regalare palla a Cancelo che s’infila sgommando a destra, tira con potenza in diagonale, Donnarumma respinge e Ronaldo mette dentro. Poi, nel finale, con il Milan in dieci, Cancelo prova anche con il tiro da fuori, alto di poco.


    Oltre ai duelli dominanti, ci sono i duelli accademici, cioé ruolo per ruolo. Ne ho individuati tre, più quello tra allenatori, per me significativi nel confronto tra Milan e Juve.

    DONNARUMMA-SZCZESNY: vince Szczesny e non solo perchè devia sul palo il rigore di Higuain. In generale si mostra più sicuro che contro lo United anche se nei cross ha, come si dice in gergo, la catena corta, nel senso che lascia malvolentieri i pali. Il milanista prende due gol. Sul primo non ha alcuna responsabilità che, casomai, ricade su Rodriguez. Sul secondo, invece, avrebbe potuto respingere non verso il centro dell’area. Meglio se l’avesse bloccata, ma il coefficiente di difficoltà era altissimo.

    HIGUAIN-MANDZUKIC: il Pipa sbaglia il rigore, fa una buona partita, ma si innervosisce e viene anche espulso. Tanto basta per collocarlo due gradini sotto il croato che, invece, segna al primo colpo di testa e viene anticipato da Romagnoli sul secondo e da Abate sul terzo. Il gol pesa perché indirizza la gara della Juve verso il controllo e la gestione, mentre il rigore affligge il Milan togliendogli la grande chance di riaprire la partita e di giocarsela quasi alla pari.

    RONALDO-CASTILLEJO: il paragone potrebbe sembrare offensivo, ma, in assenza di CUTRONE, è stato lo spagnolo a fare coppia con Higuain. Per più di un’ora Ronaldo è stato gravemente insufficiente, sarebbe bastato un Castillejo per lo meno decente a pareggiarlo. Invece, pur non avendo giocato giovedì, Castillejo non solo ha dimostrato di non essere una punta, ma si è mosso male, cioé affiancando Higuain anziché girargli intorno. Ronaldo, invece, ha avuto il merito di aver scaraventato in rete il pallone del secondo gol. Non certo una prodezza, ma pur sempre l’ottava rete nella nostra serie A. Cutrone ha fatto poco, ma avrà visto forse un paio di palloni.

    GATTUSO-ALLEGRI: l’allenatore del Milan ha giocato con coraggio, quello della Juve attento a non spendere (e sprecare) troppo. Evidentemente la sconfitta con lo United, pur non avendo scalfito le certezze, ha riportato a galla vecchie abitudini. Segnato il gol abbastanza presto, come spesso accade, la Juve non ha spinto, ma controllato. E’ vero che non ha rischiato quasi mai, ma è vero anche che Benatia e Chiellini, più il primo del secondo, hanno arginato almeno un paio di situazioni critiche in area. Gattuso ha sbagliato a lasciar calciare il rigore a Higuain (il designato è Kessie ed era già sul dischetto con il pallone in mano), ma è stato penalizzato dalle assenze: Abate, nonostante l’impegno e la dedizione, può fare bene la fase difensiva, ma non spinge e non si propone. Non buona nemmeno la prova di Rodriguez, Suso e Calhanoglu: stanchi e pesti Però alternative non ne esitono.


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