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  • Milan, l'epopea di Berlusconi: i 30 anni del presidente più vincente della storia

    Milan, l'epopea di Berlusconi: i 30 anni del presidente più vincente della storia

    • Federico Albrizio
    "Quando finisce un amore così com'è finito il mio, senza una ragione nè un motivo..." recitava una celebre canzone di Riccardo Cocciante, ma la fine della storia che lega il Milan a Silvio Berlusconi ha delle ragioni che prevalicano il cuore: è questione di portafogli. Il patron rossonero dopo 30 anni dice addio alla creatura che tanto ha amato sin dal suo acquisto nel lontano 1986, quando raccolse i resti di una squadra distrutta e indebitata in un'aula di tribunale: tanti trofei, tanti successi, ma è giunto il tempo di lasciarsi e ripartire. Sia da un punto di vista tecnico che economico, le ultime stagioni del Milan hanno vissuto più di bassi che di alti, con il terzo campionato concluso lontano dalle posizioni di vertice, fuori dalle Coppe Europee. 

    PALMARES DA FUORI CLASSE - Mister B. non lascia certo il Diavolo a mani vuote, anzi: con il Milan ha vinto tutto, risultando uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio. Se non bastano gli 8 Scudetti, la Coppa Italia del 2003 e le 6 Supercoppe Italiane, ad impressionare sono i numeri in campo internazionale: 5 Coppe dei Campioni/Champions League, 5 Supercoppe Europee e 3 Coppe Intercontinentali/Mondiali per Club. Una bacheca da record, invidiata dai colleghi e motivo di vanto per i tifosi anche in momenti di magra come questi.
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    IL CIGNO, GLI INVINCIBILI E ANCELOTTI - I momenti di gloria per il Milan sono stati molti in questi anni, uno dei più entusiasmanti è stato senz'altro quell che ha visto i rossoneri tornare protagonisti dopo essere stato sull'orlo dell fallimento. Nel 1987 l'arrivo di Sacchi inaugurò un ciclo di vittorie senza precedenti: guidato dal trio olandese Rijkaard-Gullit-van Basten, il Diavolo conquistò uno Scudetto (1988), una Supercoppa Italiana (1989) e per ben due volte riuscì nella tripletta internazionale Coppa Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale (1989-1990). Passa un solo anno di fatiche ed è già ora di tornare i più forti, o meglio, di diventare "Invincibili": il Milan di Capello infatti conquista lo Scudetto del 1991-1992, passato alla storia perchè i rossoneri non vennero mai battuti per tutta la stagione; 58 partite tra il '92 e il '93 senza conoscere la parola sconfitta, impresa solo sfiorata dalla Juventus di Conte e rimasta ineguagliata. L'ultimo grande ruggito è stato di Carlo Ancelotti, capace di portare il Milan sul tetto d'Europa nel 2003, emozionante il doppio derby contro l'Inter in semifinale e la finale vinta ai rigori contro la Juve, e nel 2007: dopo le sanzioni per Calciopoli e l'addio di Shevchenko, la Champions League di quella stagione rimane una delle più inaspettate e gustose della storia rossonera, come anche il Pallone d'Oro vinto dall'amatissimo Ricardo Kakà.

    TABAREZ, CAPELLO-BIS E GLI ULTIMI (NE)FASTI - Il Milan per i tifosi e per Berlusconi non è stato però tutto rose e fiori: non sono mancati infatti momenti di grande difficoltà, stagioni opache concluse in posizioni di classifica non abitali per il Diavolo. Terribile in questo senso il bienno '96-'98: le gestioni Tabarez e Capello-bis infatti portarono ai rossoneri rispettivamente un 11° e un 10° posto. Risultati deludenti, tanto da far dimenticare vittorie saporite come quella nel derby di Coppa Italia del '98: 5-0 contro l'Inter, poi vincitrice della Serie A. Infine, le ultime tre stagioni (targate Seedorf, Inzaghi e Mihajlovic), che purtroppo saranno l'ultimo ricordo della presidenza Berlusconi, un ricordo amaro per i fan rossoneri. 

    ARABI, RUSSI, MISTER BEE...- Berlusconi non ha mollato così in fretta la sua creatura. Dal 2009 ad oggi infatti sono stati tanti i tentativi di approccio di colossi stranieri per l'acquisto del Milan. Un anno caldissimo fu il 2011, quando Fininvest fu investita dal ciclone Lodo Mondadori, uno scherzetto costato la bellezza di 500 milioni di euro: i russi della Gazprom e l'emiro arabo Al Maktoum provarono l'affondo, ma il patron rossonero disse fermamente no, rispedendo al mittente tutte le offerte. Poi, fra 2014 e 2015 le suggestioni legate alla cordata cinese guidata da Richard Lee e a quella thailandese capeggiata da Bee Taechaubol. Fino all'epilogo: il Milan diventa cinese.
     

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