Milan, non solo Tanganga: rispunta Ndicka, che ha chiesto la cessione

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Poco più di tre settimane all'inizio del campionato, è tempo di accelerare. Il Milan deve completare la rosa, oltre a Charles De Ketelaere, per il quale resta la fiducia nonostante la distanza con il Bruges, Maldini e Massara solo al lavoro per trovare un nuovo difensore centrale, che sappia rimpiazzare Romagnoli e possa essere complementare a Tomori, Kalulu e Kjaer. Il primo nome sulla lista, al momento, è quello di Japhet Tanganga, 23enne del Tottenham, per il quale è atteso un incontro con Fabio Paratici, ma non è l'unica opzione sul tavolo.SITUAZIONE NDICKA - Un profilo da considerare, sul taccuino del Milan da gennaio, è quello di Evan Ndicka, centrale francese di piede sinistro classe 1999, protagonista dell'ultima stagione dell'Eintracht Francoforte, chiusa con la vittoria dell'Europa League (ai rigori contro i Rangers). Il prodotto del settore giovanile dell'Auxerre, in scadenza tra meno di un anno, ha già fatto sapere al club che non intende rinnovare, che vuole una nuova sfida. Per questo l'addio sembra essere probabile. Lo ha fatto intendere anche il direttore sportivo Markus Krösche: "Kostic, Kamada e Ndicka sono in scadenza. Non è nei nostri piani lasciare che i giocatori vadano via a parametro zero". Ndicka costa tra i 15 e i 20 milioni di euro, una cifra il Milan considera eccessiva. L'idea del club rossonero è portare in Italia un giocatore in prestito oneroso con diritto di riscatto o a titolo definitivo ma con un esborso minimo.
Korny non ho mai detto che pretendo Berlusconi o gli sceicchi, ho solo detto che nessuno si arricchisce col calcio. E quindi ribadisco: un club di calcio non è una normale azienda come le altre perché non serve ad arricchire il proprietario, tutti i club di un certo livello hanno una certa soglia di debito, le gestioni più virtuose al massimo si avvicinano al pareggio di bilancio ma nessun club dà profitti economici al propietario. Lo scopo dello sport è competere, non arricchire i proprietari dei club. Per gli investitori lo sport è un vizio in cui spendono denaro e da cui al massimo guadagnano visibilità. Io non voglio per forza una gestione spendacciona come quella del Psg o del City, però neppure una gestione iper limitata come quella che può avere un Lille o un'Atalanta che vivono quasi esclusivamente di idee e scoperte a basso costo della dirigenza.
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