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  • Milan, ora è giusto discutere pure Pioli. Senza Champions League sarebbe giusto confermarlo?

    Milan, ora è giusto discutere pure Pioli. Senza Champions League sarebbe giusto confermarlo?

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Se tre indizi fanno una prova, allora evocare la parola crisi in casa Milan non può più essere un tabù, né essere catalogato alla voce esagerazione. La pesante sconfitta contro l’Inter nella finale di Supercoppa Italiana - che arriva dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Torino in superiorità numerica e la sconcertante prestazione di Lecce - ha fatto scattare definitivamente l’allarme rosso (nero) e, per la prima volta a distanza di diverso tempo, anche Stefano Pioli finisce di diritto sul banco degli imputati. A dispetto di un contratto rinnovato fino al 2025 a 4 milioni di euro netti a stagione.

    Lo abbiamo già scritto su Calciomercato.com nelle scorse settimane e nei prossimi giorni entreremo ancora di più nei dettagli tattici della lenta ma inesorabile involuzione che affligge il Milan ormai da molti mesi. Quella squadra capace di esaltare individualità non sempre eccezionali attraverso una coinvolgente manovra collettiva che ha raccolto consensi anche fuori dall’Italia oggi non esiste più. La perdita per strada di interpreti perfetti per quel tipo di calcio, che ha fatto di Pioli uno degli allenatori maggiormente all’avanguardia dall’estate 2020 ad oggi, ha finito per stravolgere le caratteristiche di una formazione che nella parte decisiva dell’ultima stagione aveva trovato una sua personalissima perfezione. La mancata sostituzione di Kessie e - chi lo avrebbe mai detto ? - anche quella di Calhanoglu hanno costretto il Milan a reinventarsi ma, se nell’ultima trionfale cavalcata verso lo scudetto, l’allenatore rossonero era riuscito ad individuare una formula alternativa e vincente per far rendere al meglio i suoi calciatori, in questa stagione il giochino non è riuscito.

    Anzi, la mancata presa di coscienza che certe pedine non sono state sostituite adeguatamente e che senza di loro la sua squadra non possa rendere alla stessa maniera è oggi il vero limite palesato da un Milan che già da agosto a novembre ha vinto più di qualche partita pur senza offrire gli standard di prestazione a cui aveva abituato tutti quanti. Al netto di un calciomercato che invece di migliorare ha indebolito i campioni d’Italia, la bravura di qualsiasi allenatore nel lungo periodo si misura anche nella capacità di trovare nuove soluzioni e di plasmare in modo diverso la squadra, con l’obiettivo che deve rimanere prioritario di mettere i propri giocatori nelle condizioni di rendere al meglio. Esclusi i lampi ad intermittenza dei soliti noti, le performances di tanti giocatori sono in clamoroso ribasso rispetto a quelle del precedente campionato (il caso di Tomori è emblematico), ma nelle ultime settimane il calo generale ha coinvolto anche le stelle di prima grandezza.

    La finale di Supercoppa era stata giustamente presentata come una possibile partita della svolta dopo gli inciampi con Roma, Torino e Lecce, e lo diventa a maggior ragione ora che la prova d’appello è stata clamorosamente fallita. Il prossimo turno di campionato mette di fronte al Milan subito una diretta concorrente per un piazzamento Champions, la Lazio di Maurizio Sarri. Proprio la partecipazione alla massima competizione europea nella stagione a venire diventa l’obiettivo che il club di via Aldo Rossi non potrà fallire per nulla al mondo. Dopo aver perso per strada Coppa Italia e Supercoppa e le possibilità in evidente ribasso di riconfermarsi campione d’Italia, il raggiungimento del traguardo minimo del quarto posto rischia di diventare anche il parametro più oggettivo per valutare l’operato di Pioli in questa annata, complicatasi maledettamente. La stagione è ancora lunga, continua a ripetere l’allenatore rossonero, ma il tempo per le parole inizia pericolosamente ad esaurirsi. Serve una scossa immediata per non trasformare il campionato delle conferme in quello delle bocciature eccellenti.
     

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