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  • Milanmania: grazie 'Big Jim' Doveri. Montella primo vero tecnico dal 2009

    Milanmania: grazie 'Big Jim' Doveri. Montella primo vero tecnico dal 2009

    • Luca Serafini
    Bisogna ringraziarlo, Daniele Doveri, questa specie di Big Jim di Volterra che ha trasformato un qualsiasi recupero di campionato in una partita destinata a entrare nella piccola storia del calcio italiano. Del resto gli arbitri, poveretti, non entrano mai nella leggenda per una decisione perfetta, ma soltanto in virtù di un loro disastro. E questo qua ci è riuscito da protagonista. Per rendere l'idea, 8 cartellini gialli e 2 rossi (questi ultimi in un'ora e per somma di ammonizioni) sembrano il bilancio di Argentina-Uruguay ai Mondiali. Invece Bologna e Milan stavano già dando vita a un infrasettimanale piacevole per scambio di occasioni e volontà di riscatto, l'una reduce da un'umiliante disfatta in casa contro il Napoli, l'altra da un filotto negativo tremendo. Bisogna ringraziare il Big Jim di Volterra per aver moltiplicato e amplificato l'adrenalina, regalando alle due tifoserie una serie di emozioni imcomparabili. Nell'epoca in cui la discrezionalità arbitrale è uno dei mali peggiori e da estirpare, Daniele Doveri ha deciso di essere invece l'inattaccabile fiscalista del regolamento sventrando una gara corretta (a parte il teatrino Paletta-M'Baye), insozzandola, regalando involontariamente uno spot al contrario di questo sport e rendendo "epica" una vittoria altrimenti normale e ovviamente tutt'altro che scontata. Perlomeno in quelle condizioni. Gli infortuni hanno fatto il resto per rendere stoica una notte come tante altre, altrimenti.

    E' stato chiesto a Montella nel dopo partita se si sia accorto quanto la sua squadra abbia creato in contropiede, difendendosi bassa e compatta come l'inferiorità numerica imponeva, di conseguenza se non sia il caso di tornare a quel sistema risultato così redditizio nei primi mesi della sua gestione. Ha risposto che sia più facile per lui vincere le partite se si creano più occasioni attenti a concederne meno, giustificando il filotto negativo dei 5 punti in 6 partite prima di Bologna, come incidentali. In ogni caso, ha aggiunto, è più facile che i giovani crescano e maturino con la filosofia del gioco piuttosto che con quella del catenaccio (frase liberamente tradotta). Tema interessante di discussione. Noi pensiamo che al Milan in questa sua epoca tribolata sia necessario fare risultati cercando di rientrare in Europa, attraverso un atteggiamento più prudente poiché il discutibile tasso tecnico della truppa non consente di esserle padrona del campo. Perché i giovani maturino ci sono tempo e modi. E fino a quando Bacca resterà così solo là davanti, impedirà azioni come quella del gol e inserimenti come quelli dei centrocampisti, avvenuti dopo la sua uscita dal campo e che hanno portato sugli scudi quello che probabilmente era stato il peggiore in campo fino a quel momento, Pasalic. Bacca non solo segna poco ora, ma fa da tappo. O gli si mette a fianco Lapadula, nell'ottica di gioco offensivo che predilige Montella, o lo si mette al posto suo. Non fai un salto di qualità eclatante, ma ne guadagna certamente lo spartito.

    Certo resta comunque difficile, complessivamente, muovere appunti a Montella per il lavoro che sta facendo. Nella sua credibilissima tesi illustrata sul Corriere dello Sport, il collega Pietro Guadagno ha disegnato uno scenario per cui essendo uomo di Galliani, con l'avvento dei misteriosi nuovi proprietari il legame tra Roberto Mancini e l'avamposto cinese Fassone potrebbe avere un ruolo chiave nella scelta del futuro allenatore rossonero. Una tesi credibile, resta pur vero che sarebbe pura follia discutere il primo vero allenatore seduto su questa panchina dal 2009 ad oggi. Con tutti le testardaggini che gli si possono rinfacciare sul modulo, sulla scelta di alcuni uomini imprescindibili come appunto Bacca e Pasalic e, soprattutto, su alcuni cambi in corsa premessa la povertà delle scelte a disposizione, era ed è difficile fare più e meglio di Montella. Il quale meriterebbe di crescere con i suoi sbarbati e con il nuovo corso del club.

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