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  • Milanmania: la vera colpa di Mihajlovic

    Milanmania: la vera colpa di Mihajlovic

    • Andrea Distaso
    Sembra un incubo ed invece è tutto vero. Sono trascorsi 365 giorni dalla sconfitta interna contro il Sassuolo del Milan di Filippo Inzaghi e la trama di questo film dell'orrore a tinte rossonere sta regalando l'ennesimo deja vu. Anche il 2016 si è aperto nel modo peggiore, con un ko a San Siro che ha rigettato la squadra nel solito tunnel di insicurezze, paure e limiti tecnici che aprono scenari tremendi da qui alla fine di gennaio, quando gli uomini di Mihajlovic si giocheranno i residui obiettivi di stagione tra campionato e Coppa Italia. Sabato prossimo c'è la Roma all'Olimpico, mercoledì si torna in campo contro il Carpi per la coppa nazionale (oggi la via più diretta per qualificarsi in Europa) e poi via al girone di ritorno, che nelle prime giornate prevede gli scontri diretti con Fiorentina e Inter e le delicate trasferte di Empoli e Palermo.

    GLI ERRORI DI MIHAJLOVIC - Già, Mihajlovic. Non si placano le discussioni su una gestione dei cambi apparsa discutibile durante la sfida col Bologna, come la scelta di mandare in campo un giocatore ormai fuori dal progetto come Cerci e inserire Luiz Adriano soltanto a dieci minuti dalla fine. Anche la parte più calda del tifo non perdona più nulla all'allenatore serbo, ritenuto responsabile della crisi tanto quanto i suoi giocatori e la società. Tutto giusto, tutto legittimo quando si analizza a 360 gradi l'operato di un tecnico e il rendimento di una squadra che, al netto di tutte le sue lacune, contro avversari come Carpi, Frosinone, Bologna e Verona non dovrebbe avere tutti questi imbarazzi. Ma non può assolutamente passare il messaggio che sia lui il principale imputato, che sia lui l'anello debole della catena e che sostituendolo con un altro il Milan torni immediatamente a fare gioco e risultati.

    LA VERA COLPA - Eppure Mihajlovic una colpa ce l'ha e bella grande: quella di aver accettato l'incarico. Come Allegri, Seedorf e Inzaghi prima di lui. Non aver compreso quale fosse lo stato di totale confusione che oggi regna in via Aldo Rossi, dai piani più bassi per finire a quelli più alti. Non aver trovato il momento giusto per dire addio (Allegri) o di rispedire al mittente la proposta ricevuta (Seedorf, Inzaghi e oggi Sinisa) nonostante lo stato di assedio a cui Berlusconi e Galliani hanno sistematicamente sottoposto i propri allenatori in queste ultime stagioni. Con un mercato senza un minimo di logica e di pianificazione e una gestione del parco giocatori cervellotica, per non dire schizofrenica, come i rinnovi "obbligatori" di Mexes e de Jong poi puntualmente finiti ai margini o al Cerci della situazione, prima rilanciato per non disperdere l'investimento di pochi mesi prima e poi scaricato in ogni modo pur di rimetterlo sul mercato. E potremmo continuare all'infinito... Hanno ragione certi addetti ai lavori, è tutta colpa di Mihajlovic.

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