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  • Milanmania: Montella faccia il Conte

    Milanmania: Montella faccia il Conte

    • Luca Serafini
    Nedo Sonetti, allenatore recordman di promozioni insieme con Gigi Simoni, ha sempre sostenuto che nel suo mestiere si influisce positivamente su una squadra al massimo per il 20-30%, ma si possono fare danni fino al 100%. Una modestia che apparentemente non gli apparteneva in panchina e davanti ai microfoni, ma di cui era consapevole quando attribuiva ai calciatori il maggior merito per la bontà dei risultati: dalle rape si può cavare il sangue, talvolta. Antonio Conte nella sua esperienza in azzurro pare davvero aver convinto tutti del contrario, l'allenatore influisce eccome, costituendo peraltro la punta di un iceberg che secondo noi in verità comprende molti altri sui colleghi capaci comunque di dare gioco (qualche volta), grinta e carattere a un gruppo con poca qualità capace comunque di mettere in difficoltà chiunque e sorprendere critici e analisti. Un'operazione che non riesce sempre, se una squadra è scarsa è scarsa, se non ha personalità non gliela si può generare, ma sull'orgoglio, sulle motivazioni, sulla disciplina, sull'organizzazione si può lavorare con grande costrutto arrivando ai miracoli tipo Sassuolo, Leicester, Italia... La base della Juve è stata fondamentale, senza dubbio, ma centrocampo e attacco non sono all'altezza delle migliori d'Europa, francamente.

    Nei suoi ultimi tempi juventini Conte fu accostato al Milan, oggi possiamo serenamente ammettere che sarebbe stata una scelta azzeccatissima. Antonio Conte avrebbe garantito molti punti in più per tutte queste ragioni. Alla vigilia della partenza per la Francia, pur senza aver lasciato a casa fenomeni consacrati era stato criticato (anche da noi) per qualche esclusione sorprendente e soprattutto per scelte che lasciavano perplessi come quella, su tutte, di Pellé e Eder in attacco. Bisogna capire bene adesso il senso di certe decisioni: Conte ha voluto uomini "suoi", secondo quelle che sono le sue idee di gruppo e di calcio, giocatori meglio adattabili e funzionali alla sua filosofia piuttosto di meglio dotati tecnicamente. Quando sosteniamo che Montella debba fare il mercato rossonero, intendiamo esattamente questo.

    Dopo la sciagurata libertà di cui godette Arrigo Sacchi 30 anni fa provando a imporre Mussi, Bianchi, Bortolazzi e Viviani titolari, Berlusconi decise che agli allenatori non sarebbe più stato consentito mettere becco sugli acquisti e (purtroppo) nel tempo anche sulle cessioni. A Zaccheroni dopo lo scudetto fu negata la sua unica richiesta, tale Rui Costa che arrivò qualche tempo dopo. Ad Ancelotti nonostante i successi in serie furoni negati Ribery e Robben. Erano anni in cui si poteva spendere. Con Montella è diverso: dopo lo sfascio delle ultime 2 stagioni, è fondamentale che l'aeroplanino costruisca il gruppo che desidera: per caratteristiche, per indole, per produttività. Esattamente quello che ha fatto Conte in Nazionale, confezionando un inatteso, sorprendente miracolo appunto.
     

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