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  • Mixer audio e proiezioni: come giocare in stadi deserti senza rinunciare al tifo

    Mixer audio e proiezioni: come giocare in stadi deserti senza rinunciare al tifo

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Si inizia  quella che verrà ricordata come la Quaresima laica del calcio italiano. Stadi deserti, dunque, ma non solo. Anche come telespettatori dovremo abituarci ad assistere ad uno spettacolo coreograficamente diverso dal quello tradizionale.

    Precise, ad esempio, sono le ventuno regole dettate ai giocatori per ridurre al massimo l’eventualità di possibile contagio. Già all’ingresso in campo le due squadre sfileranno a debita distanza di due metri l’una dall’altra e senza bambini per mano. Poi si posizioneranno prima di salutarsi con la passerella del fair play senza però toccarsi o darsi pacche sulle spalle. Nessuna stretta di mano tra i due capitani e neppure con l’arbitro. Infine si arriverà al gioco.

    Antiche e consolidate abitudini dovranno  essere censurate. Soprattutto i baci e gli abbracci dopo un gol realizzato. Si potrà esultare, ma soltanto individualmente e a debita distanza. Se a qualcuno, dopo aver subito un fallo troppo duro, venisse in mente di mettere le mani addosso all’avversario sarà meglio che si faccia passare l’idea malsana. Dopo ogni ruzzolone a terra grande attività per le panchine con distribuzione di amuchina. Bottigliette di acqua personalizzate per ciascun giocatore. Alla fine tutti di corsa negli spogliatoi per la completa bonifica disinfettane. Il tutto nel silenzio tombale degli spalti vuoti.

    Scriveva Gianni Brera a proposito di un Verona-Juventus di Coppa dei Campioni giocato a porte chiuse: ”Ho l’impressione di assistere ad uno spettacolo che si svolge sul fondo di un cratere lunare”. Deprimente. La teoria secondo la quale senza l’apporto del pubblico tifoso ai giocatori viene a mancare un elemento importantissimo non è campata in aria. Ma almeno a questo le rispettive società avrebbero l’opportunità di porre rimedio. Usando la tecnologia.

    Viviamo nel mondo del virtuale e ci stiamo abituando a confondere l’illusione con la realtà. Ebbene, per una volta, potremmo rendere utile e vantaggiosa questa illusione. Basterebbe un mixer audio e un tecnico del suono posizionato nelle tribune degli stadi deserti. Sarebbe lui a dirigere la colonna sonora di accompagnamento alla partita inviando e modulando il suono e il frastuono debitamente registrati del canonico tifo. E, tra l’altro, si tratterebbe di un sostegno a favore e mai contro privo di cori beceri e volgari. Volendo esagerare, poi, sui maxi schermi potrebbero essere proiettate le scene animate di striscioni e bandiere al vento. Così tutti, giocatori compresi potremmo far finta di essere sani.

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