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  • Modello Inter e Atalanta: Milan a caccia di plusvalenze dal vivaio, ma c'è un doppio problema

    Modello Inter e Atalanta: Milan a caccia di plusvalenze dal vivaio, ma c'è un doppio problema

    • Federico Albrizio
    Plusvalenze, una missione e una necessità per il Milan. Il Fair Play Finanziario e un passivo di bilancio previsto in aumento rispetto all'ultimo da 60 milioni di euro, spingono i rossoneri a cercare la valorizzazione delle cessioni. Un ruolo chiave in questo senso lo offre il settore giovanile, segreto dei successi gestionali dell'Atalanta e arma usata con efficacia dall'Inter per uscire dalla stretta del settlement agreement con l'Uefa: ottenere le plusvalenze dal vivaio un modello sostenibile da cui Elliott vuole ripartire ma, almeno nel breve periodo, ci sono due problemi per il Milan.

    POCHE RISORSE - Il primo è costituito da un ciclo non particolarmente redditizio per i rossoneri. Se Donnarumma, Locatelli e Calabria sono tre prodotti di lusso e alle loro spalle Plizzari si sta rivalutando al Mondiale Under 20, oltre a questi tre nomi non si intravedono potenziali mini-crack di mercato e il fallimento della Primavera, retrocessa, non contribuisce certamente in maniera positiva. Pagato il disastroso passaggio di consegne dal tandem costituito da Mauro Bianchessi (responsabile scouting) e Filippo Galli (responsabile settore giovanile) a Mauro Beretta, ora il Diavolo si ritrova una situazione di difficile gestione da cui provare a ricavare utile. Potenzialmente, piccole plusvalenze si possono realizzare con i centrocampisti Emanuele Torrasi (1999) e Marco Brescianini (2000), gli attaccanti Frank Tsadjout (1999) e Gabriele Capanni (2000), o ancora con i rientranti dal prestito Matteo Gabbia e Tommaso Pobega (entrambi 1999). Discorso diverso per Siaka Haidara (2001) e gli innesti di Moncada Leroy Abanda (2000), Tiago Djalò (2000) e Nikolaos Michelis (2001): i quattro hanno disatteso le aspettative, per questo i rossoneri proveranno a tenere la proprietà dei loro cartellini ancora per un'altra stagione (in Primavera o in prestito) per cercare una rivalutazione e puntare alla cessione nel 2020. Chiusura finale su Daniel Maldini, figlio di Paolo: l'attaccante classe 2001 è stato la nota più lieta della deludente stagione milanista ed è considerato un patrimonio per il futuro, per questo l'intenzione base è quella di trattenerlo all'interno del club e promuovere la sua crescita tra le mura amiche di Milanello.

    STALLO - Se la povertà di risorse è un primo problema, il secondo è costituito dallo stallo che caratterizza la ristrutturazione dirigenziale della società. Dall'attesa per Giampaolo a quella per l'ufficialità di Paolo Maldini come nuovo direttore tecnico a quella per l'individuazione di un nuovo direttore sportivo da affiancare all'ex capitano, tutto fermo e l'immobilismo si riflette anche sulla rivoluzione del settore giovanile: congelato l'arrivo del nuovo responsabile che, salvo imprevisti, sarà Angelo Carbone e di conseguenza i lavori di rinnovamento risultano bloccati. E non solo, perché bloccate sono anche le operazioni in uscita, con il rischio che le cessioni dei giovani e quelle piccole plusvalenze tanto agognate non arrivino entro il 30 di giugno, non contribuendo così ad abbassare la cifra da raggiungere per rientrare nei paletti fissati dall'Uefa e costringendo il Milan ad effettuare sofferti sacrifici tra i grandi. Elliott ha tracciato la strada a medio-lungo termine, ma nel breve periodo i rossoneri rischiano di dover fare a meno del prezioso supporto del loro settore giovanile.

    @Albri_Fede90

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