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  • Mondiale in chiaro su Mediaset?

    Mondiale in chiaro su Mediaset?

    I Mondiali di calcio in tv. Sì perché, contro ogni logica, in Russia a giugno si giocheranno comunque anche se i nostri non ci saranno. E saranno comunque un enorme spettacolo, il meglio che c’è. Ma senza l’Italia succede che l’appeal televisivo in sede di acquisizione di diritti cala, assai: leggasi soldi da versare, leggasi situazione del tutto inedita. Come si legge su La Repubblica in edicola oggi, gli scenari possono essere altrettanto inediti ed ecco quindi all’orizzonte l’ipotesi Mediaset. Che si era palesata già a settembre, con l’Italia ancora in corsa: ma paradossalmente si può dire che in quel caso, tra una Rai con i doveri da servizio pubblico e Sky a quel punto molto interessata, Mediaset non ci sarebbe riuscita. Adesso è diverso. Le offerte sono state presentate la scorsa settimana e si dice, pare, forse, che quella del Biscione sia la più consistente (qualcosa meno di 40 milioni, meno della metà che in passato – e si parla di quanto sborsò la Rai). 

    Come sarà, ovvero sarebbe, il Mondiale targato Mediaset? Il punto fermo è che le partite andranno in chiaro, visibili a tutti, sui tre canali principali. Ovvero Premium, la pay-tv, tagliata fuori – ovvero, impegnata nella cronaca e interviste e passatempi di relativo richiamo. Mentre per le partite vere e proprie gli introiti devono arrivare dalla pubblicità e quindi tv per tutti, il rischio invece di criptare il Mondiale confidando in un aumento spropositato degli abbonati nessuno intende correrlo (e l’esperienza negativa con la Champions è stata più che sufficiente). Quindi nella partita doppia del dare e dell’avere a Cologno Monzese hanno fatto i conti: e hanno offerto un euro (si fa per dire) in meno di quanto si prevede di incassare con gli spot su Canale 5, Italia 1 e Retequattro. In più, se mandi parecchio Mondiale non devi spendere per altri programmi: il saldo è positivo comunque. Insomma, si può fare. 

    E gli altri? Sky ha investito tutto l’investibile su Champions ed Europa League del prossimo triennio, la Rai – a malincuore ma alla fine facendosene una ragione – festeggerebbe il risparmio e, non essendoci gli azzurri di mezzo, non si prevedono polemiche infuocate di queste occasioni. 
    Per Mediaset uno scenario inedito, che fa tornare con la memoria alle prime esclusive calcistiche del Mundialito o alla Nazionale agli Europei del 1988 trasmessi dalla consociata Telecapodistria – ebbene sì. Il resto è in evoluzione, magari alla fine la questione diritti si rivelerà più complicata e tutto potrà cambiare ma al momento la prospettiva di un Germania-Brasile su Canale 5 è quella più gettonata nell’ambiente. 


    Sempre su La Repubblica in edicola oggi c'è un altro interessante approfondimento sul Mondiale di Russia 2018, un'operazione d'immagine per Putin con l'obiettivo di ricompattare il Paese in crisi di credibilità
    Gli artisti ripetono ancora una volta i passi sullo sfondo di una scenografia rossoblù, i colori della bandiera russa. La presentatrice Maria Komandnaya e l’ex calciatore Gary Lineker pescano nelle urne: il Perù finisce nello stesso gruppo della nazionale ospite. È solo la prova generale del sorteggio che domani deciderà i gironi dei Mondiali di Russia 2018 e che avrà, non a caso, come palcoscenico il Cremlino. 

    Da quando è al potere, Vladimir Putin ha scommesso molto sullo sport. In parte perché, a dispetto dei suoi 65 anni, ama incarnare l’ideale dell’“ action man” facendosi immortalare in casacca da judo, in tuta da sub, alla guida di un bolide da Formula 1 o di un deltaplano. Ma soprattutto perché considera lo sport uno strumento ideologico essenziale per presentare la Russia come una rinata Grande Potenza. È merito suo se, dopo le Olimpiadi invernali 2014, la Russia si è aggiudicata anche i Mondiali di calcio 2018, i primi nell’Est dell’Europa. 

    Lo sport alza il morale e aumenta il patriottismo. Crea quello che Oleg Shamonaev del quotidiano sportivo moscovita “ Sport Express”, chiama “effetto meteorite”: unisce il Paese. E arricchisce gli amici. Se i Giochi invernali di Sochi furono i più costosi della storia, il governo russo finora ha stanziato circa 9,6 miliardi di euro per costruire le infrastrutture della Coppa su un’area che si estende lungo tre fusi orari dal Baltico agli Urali. Poco importa che solo sei delle undici città ospiti abbiano una squadra in serie A e che molti stadi, terminato il torneo, diverranno delle vere e proprie cattedrali nel deserto. 

    Al momento, però, appena cinque dei dodici stadi che ospiteranno la competizione sono funzionanti. Mosca assicura che saranno tutti ultimati prima della scadenza fissata al 31 dicembre, anche a costo di qualche soluzione fantasiosa. Alla Ekaterinburg Arena, ad esempio, sono state aggiunte due tribune provvisorie esterne per rispondere ai requisiti Fifa di 45mila posti a sedere. Uno stratagemma già battezzato “metodo Lego”. 

    Ai Mondiali di calcio Putin vuole sfoggiare le sue credenziali da “tutore dell’ordine” dimostrando che ha ripulito gli stadi dagli ultras che guastarono gli Europei 2016 a Marsiglia. E, dopo l’attentato dello scorso aprile a San Pietroburgo, ha anche predisposto misure di sicurezza straordinarie: dalla limitazione dell’uso dello spazio aereo e delle vie navigabili alla restrizione delle autorizzazioni per cortei e comizi. 

    Restano però sfide irrisolte. Il razzismo, innanzitutto. Tanto che, per la prima volta nella storia, gli arbitri potranno interrompere o sospendere una partita in caso di manifestazioni d’intolleranza dalle tribune. Il rischio c’è. Nel 2011 il brasiliano Roberto Carlos abbandonò il campo dopo che gli venne lanciata una banana dai tifosi di Samara, mentre nel 2013 il Manchester City si lamentò quando Yaya Touré venne apostrofato con versi da scimmia durante la partita di Champions League contro il Cska Mosca. 

    C’è poi un problema di credibilità. Negli ultimi anni guerra in Ucraina, sanzioni e controsanzioni, crisi economica, scandalo doping alle Olimpiadi e accuse di corruzione dietro l’assegnazione del 2010, Russiagate negli Stati Uniti e presunte interferenze nelle elezioni europee, hanno dato un duro colpo all’immagine del Paese. Ma, in vista delle presidenziali di marzo a cui quasi certamente parteciperà, la principale platea di Putin saranno i russi, non gli stranieri. Come ha detto Manuel Veth, direttore di Futbolgrad, "i Mondiali servono a dire alla popolazione: 'Guardate quanto siamo grandi”". 

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