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  • Mondiali, Italia: no alla cultura del lamento

    Mondiali, Italia: no alla cultura del lamento

    • Massimo Airoldi

    Che l'Italia abbia un girone difficile al prossimo Mondiale 2014 è un dato di fatto. Al di là delle polemiche e delle frasi di circostanza che accompagnano sempre sorteggi, premiazioni o eventi del genere, delle parole dette o non dette, di un Blatter che non perde occasione per mettersi in mostra (spesso non in maniera positiva) in modo assolutamente gratuito e fuori luogo, c'è un Mondiale da giocare, da onorare, da preparare.

    Hanno trovato già troppo spazio discorsi e frasi che sanno di "mani avanti". Se la nostra Nazionale non ha avuto un sorteggio favorevole e ha una situazione logistica complicata nei trasferimenti tra un turno e l'altro, lo si deve imputare principalmente al fatto che nelle ultime due partite del girone di qualificazione, contro Danimarca e Armenia, Prandelli & C. abbiano "passeggiato"  (e pareggiato) quando invece ci sarebbe stato da correre (e da vincere). Non certo contro Germania o Spagna, ma contro due squadre abborbabilii, modeste, contro cui sarebbe bastato ottenere un successo per poter partire al Mondiale da una situazione più privilegiata, da testa di serie.

    Inoltre il Mondiale si gioca in Brasile, non certo in Polonia o Ucraina, quindi con un clima ovviamente differente, ma pure questo si sapeva, da tempo. Invece si avverte già una sorta di cultura del lamento che sarebbe bene lasciare a casa, relativa agli spostamenti, al caldo, al clima. Prandelli e il suo staff tecnico devono mettersi fin da subito all'opera per preparare questo Mondiale, prevedendo e pianificando una preparazione idonea a tale clima e a tali squadre, come faranno anche altre squadre. C'è un Mondiale da giocare e da onorare, una partecipazione indecorosa da riscattare dopo gli ultimi Mondiali in Sudafrica nel 2010: è tempo di romboccarsi le maniche e di lasciar da parte il lamento su girone difficile e sul clima.

    E' difficile per noi italiani, perchè se una squadra perde o pareggia il 29 agosto nella prima giornata di campionato, spesso allenatori e dirigenti incolpano il caldo, a metà ottobre incolpano la stanchezza dovuta al turno di coppa infrasettimanale. Queste cose in Inghilterra, in Germania, in Scozia o in Spagna, non si sentono.

    Chissà che la prossima volta, contro Cipro, Isole Faroer, Estonia, Finlandia o l'Austria di turno, non si provi a giocare a calcio seriamente per vincere e non utilizzare i giorni di preparazione per una passeggiata autunnale o primaverile, ottenendo magari quei 2-3 punti in più per poter beneficiare di una posizione migliore in qualche competizione europea o mondiale, oltre che per recuperare qualche importante punto nel ranking Fifa. Siamo l'Italia...non si parte da favoriti questa volta, ma siamo sempre l'Italia, con una maglia da onorare, una tradizione, una storia, che troppo spesso, non trova ricordo.

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