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  • Mondonico: 'Alleno i giocatori disoccupati per liberarli da un incubo. Balotelli? È vittima e carnefice'

    Mondonico: 'Alleno i giocatori disoccupati per liberarli da un incubo. Balotelli? È vittima e carnefice'

    Caro Mondonico, fra i suoi numerosi impegni, ora ha assunto anche la guida dell’Equipe Lombardia. Perchè lo fa?
     
    "Effettivamente gli impegni non mi mancano: sono l'allenatore della squadra del gruppo dei Nomadi che prima di ogni concerto gioca una partita contro il pubblico della località dove suonano; alleno un gruppo di ragazzini dell’oratorio di Lodi e pure la squadra degli alcolisti anonimi. Le dirò che in questo momento sono molto curioso d’incominciare questa nuova avventura, di iniziare ad aiutare questi ragazzi che si trovano improvvisamente disoccupati. Aiutare chi ne ha bisogno è una cosa che fa stare bene e mi auguro che anche questa esperienza sia positiva e che questi giocatori anziché vivere in un incubo ricomincino a vivere nel loro sogno, il calcio".
     
    Lunedì scorso, alla Festa della Dea, le è stata riservata una vera e propria ovazione, anche quando ha impugnato la chitarra…
     
    "I tifosi dell’Atalanta, come quelli del Torino e della Fiorentina, hanno sempre dimostrato un grandissimo legame con la mia figura e così è stato anche a Bergamo. Pensi che, ad un certo punto, con gli amici dei Nomadi ho cominciato a suonare la chitarra là sul palco. Migliaia di persone mi guardavano e probabilmente si chiedevano cosa stessi facendo ed io che guardavo le mie mani che tenevano uno strumento, anziché il pallone. Il massimo dell’esaltazione del concerto è stato quando una signora si è avvicinata a me: pensavo mi strappasse la chitarra dalle mani e, invece, mi ha chiesto un autografo, fra la meraviglia dei musicisti. Le assicuro, non era una mia parente. Ora, crampi alla mano smaltiti, sono pronto a tornare alla normalità e a riporre la chitarra".
     
    Nazionale: a un mese esatto dal disastro di Recife, di chi è stata la colpa?
     
    "Se c’è una responsabilità dello staff, è da ricercare nella preparazione, nello smaltimento dei carichi di lavoro che non è avvenuto. Quando devi preparare un campionato corto come il mondiale, dopo uno lungo come quello nazionale, ci sono dei carichi che pesano, lo scarico deve cominciare nel turno di qualificazione. Penso facciano tutti così: chi non lo fa si trova con l’acqua alla gola più si va avanti, gli altri invece trovano la forma di partita in partita. Noi abbiamo ostentato troppa sicurezza nel girone di qualificazione, anche con l’Inghilterra, e ciò ha inciso molto sui nostri ragazzi che non sono più giovanissimi, ha pesato sulla loro brillantezza.
     
    Ma le altre correvano il doppio degli azzurri...

    "Ci sono state squadre rivelazione e, in generale, una grande qualità tattica per tutte le formazioni. La Spagna ha fatto più brutta figura di noi. Il Brasile ha dimostrato che senza fenomeni si trova in difficoltà. L’Olanda ha palesato quanto non sia vero che la difesa a tre non possa essere utilizzata nelle competizioni europee e mondiali. Lei immagini che cosa significherebbe un’Italia che gioca a tre e marca a uomo: ci sarebbe il finimondo. Bene, l’Olanda è arrivata fino a dove è arrivata con questa filosofia, la nostra vecchia filosofia di gioco. La Germania ha meritato la vittoria, per indole, comportamento, modo di pensare, perché ha sempre dato il massimo con giocatori senza tatuaggi e treccine, una squadra che bada non solo al sodo. Mi meraviglia, però il fatto che sembra che abbiano scoperto l’uovo do Colombo attraverso i settori giovanili. Sembra che tutti si siano dimenticati come due anni fa agli europei abbiamo battuto la Germania in casa sua 2-0 e non penso che in questo lasso di tempo ci sia stato uno stravolgimento. La squadra che noi abbiamo battuto soffriva il nostro modo di fare calcio, la squadra di quest’anno ha avuto rispetto a noi la predisposizione alla fatica.
     
    Campioni si nasce?
     
    "Sì, campioni si nasce, ma bisogna esercitarsi tutti i giorni per cercare di migliorare: come può essere sufficiente l’allenamento che si fa per sole tre ore alla settimana nelle scuole calcio? Io ho un’idea diversa dal potenziamento di tali scuole: io riaprirei gli oratori, la base del calcio da dove tutti noi abbiamo cominciato, dove a giocare non è solo il più bravo ma dove tutti possono migliorare. Cominciamo a scalare la montagna dalla base e non da metà collina".
     
    Quali giocatori le sono piaciuti di più in Brasile?
     
    "Penso sicuramente a Klose e Biglia, giocatori che escono dalla scuola del nostro campionato, penso poi alla posizione di Lahm che Guardiola fa giocare davanti alla difesa e che grazie ad un infortunio è tornato a fare il terzino e secondo me è stato il segreto della vittoria dei mondiali perché il giocatore messo al centro del campo era più centrocampista di lui e sicuramente ha fatto più male agli avversari.
    Per quanto riguarda i nostri, penso a questa ideologia su Balotelli, nel bene e nel male. Diciamo che sicuramente non sono d’accordo quando ne parlano troppo bene ma nemmeno quando ne parlano troppo male; non ho capito perché un giocatore debba diventare vittima e carnefice allo stesso tempo.
    Tanti i giocatori che hanno fatto particolarmente bene e che quindi costano troppo per le squadre italiane, ma va bene anche così. Pensi ad una squadra di un Paese in crisi che acquisti i migliori giocatori al mondo: sarebbe un assurdo".
     
    Che campionato si aspetta, considerato ciò che sta accadendo sul mercato?

    "La Juve e la Roma hanno registrato pubteggi record nell'ultimo campionato e quindi non possono fare meglio. Se fossero rimaste com’erano, avrebbero potuto solo fare peggio e quindi dare speranze al Napoli.
    La Roma si sta muovendo bene, la Juve ha cambiato l'allenatore e ora il gap fra la squadra di Allegri e le altre si sta riducendo. Di quanto? Lo scopriremo solo vivendo.
    L’Inter non ha più il traguardo di fare meglio dell’anno precedente ma punta alla Champions.
    Il destino della Fiorentina dipende anche da Quadrado, se rimane si possono raggiungere posizioni importanti anche alla luce del recupero di Rossi e di Gomez che da la possibilità di avere quindici punti in più rispetto all’anno scorso.
    Per quanto riguarda il Milan vediamo un po’, in questa situazione economica il mercato non lo si può fare all’inizio ma si devono attendere gli ultimi giorni per avere dei giocatori a metà del prezzo.
    L’Atalanta vive sui gol di Denis, dal canto mio mi auguro che riesca sempre ad arrivare a doppia cifra ma secondo me la squadra avrebbe bisogno di un’alternativa, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e la squadra di Colantuono è troppo Denisdipendente.
     
    Lei è un uomo coraggioso perché ha battuto il cancro: qual è il suo messaggio a chi combatte contro il tumore?
     

    "Il messaggio positivo che posso dare è quello legato alla medicina italiana che con i chirurghi e gli oncologi ha raggiunto vette molto molto alte anche nel campo della ricerca. Quando scopri di avere un cancro, c’è subito un impatto duro, ma bisogna ricordarsi che c’è la possibilità di parlarne con chi di dovere, che non si è soli. La cosa più importante è trovare motivazioni per continuare a lottare per la vita, per non limitarsi a sopravvivere., motivazioni che siano più forti della paura.
    Personalmente le mie motivazioni sono stati i miei nipotini, in particolare il più piccolo che aveva otto anni, non potevo farlo crescere da solo, aveva bisogni di me".
     
    Si può dire che il calcio italiano sia all’anno zero dopo Sud Africa 2010 e Brasile 2014?
     
    "No. Juve e Roma sono state da record in campionato e l’Italia si è qualificata in anticipo di due turni per i mondiali. Siamo sicuramente in un momento in cui non nascono più fenomeni o forse ne nascono, ma non vengono fatti crescere per mancanza di strutture adeguate. Credo addirittura che in Europa faremo meglio dell’anno scorso, anche se probabilmente lei mi dirà che non ci vorrà molto".
     
    Secondo lei in ambito europeo il divario tra i grandi club e le italiane potrà mai essere colmato?
     
    "Una volta poteva essere colmato dal tatticismo, nel quale eravamo i più bravi di tutti, poi chissà perché essere bravi tatticamente ha cominciato a significare essere una squadra femmina, adeguarsi agli altri, non andare in campo per vincere; cavolate che ci hanno portato ad imitare gli altri e a perdere quello che è ed era il valore della nostra scuola.
    Penso che, se ci sia un esempio da seguire sia, ancora più della Germania, l’Olanda. Perché nessuno vuole provare ad imitare l’Olanda? Significa tornare indietro di vent’anni ma perché non lo facciamo se allora non eravamo secondi a nessuno?".
     
    Come giudica lee nuove generazioni?
     
    "Io sono molto preoccupato per loro, per i nostri giovani che non capiscono come, senza fatica, non si guadagni e, se non si guadagna, non si vive.  Abbiamo dimenticato di insegnare loro che nulla nella vita arriva per caso, ma ci si deve impegnare, si deve faticare per conquistare qualcosa o qualcuno.
    Un consiglio che voglio dare a me stesso e agli altri è dire “no” ai propri figli, anche se è molto più facile dire “si”. C’è una grande differenza  tra il “sì” e il “no”.  Quando dici “sì”, sono tutti d’accordo. Quando dici “no”, lo devi spiegare".

    Barbara Pedrotti
     
     

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