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  • Montella, ma chi gliel’ha fatto fare?

    Montella, ma chi gliel’ha fatto fare?

    • Pippo Russo
    Caro Vincenzo Montella, mi permetta una domanda e spero voglia scusarmi per la franchezza: ma chi gliel’ha fatto fare? Di prendere questa Sampdoria, intendo.

    Una squadra costruita senza un plausibile criterio durante l’estate, e poi indebolita nel corso del mercato invernale. E alle sue spalle una società che rimane una nebulosa, con un presidente che ha smesso di fare la sola cosa di cui è capace (cioè fare ridere) e adesso passa il tempo a sfanculare via social network i tifosi scontenti.

    Lei non c’era quando in estate quella squadra senza un plausibile criterio è stata costruita, ma se l’è vista indebolire a gennaio e non ha potuto fare altro che abbozzare. Magari a quel punto aveva già capito che l’unica missione è salvare la pelle. Il problema è che adesso c’è in ballo la sua, non soltanto quella della Sampdoria. E dunque una volta di più torna l’interrogativo: perché?

    Come vadano le cose in casa blucerchiata s’era capito già durante la scorsa stagione. Quando una squadra che aveva avuto un eccellente rendimento fino alla pausa di fine anno è stata stravolta per esclusive esigenze di spettacolo e propaganda mediatica. Grandi fuochi d’artificio, ma sostanza quasi zero.

    E intanto i giocatori validi, quelli che sotto la guida di Sinisa Mihajlovic avevano contribuito a portare la Doria in zona Champions, se ne andavano uno dopo l’altro. L’ultimo se l’è visto portare via lei durante la scorsa sessione di calciomercato: Eder. E a rimpiazzarli sono arrivati calciatori da titoloni sui giornali come Eto’o (ripartito dopo nemmeno sei mesi), onesti manovali a parametro zero come Barreto, elementi da serie B come Alejandro Rodriguez, e il più grande ex calciatore italiano in attività: Antonio Cassano.

    Non era necessario andare a constatare di persona per sapere che in una situazione del genere lei avesse tutto da perdere. E che la fretta di rimettersi in gioco potesse giocarle un brutto scherzo. Certo, fare il disoccupato d’oro non era il massimo della vita. Ma non era nemmeno una condizione da cui fosse necessario liberarsi in fretta. Le era data facoltà di aspettare l’occasione giusta.

    E di occasioni giuste ce n’erano e ce ne sarebbero state diverse. Per esempio, le sarebbe bastato attendere un altro paio di mesi e magari adesso sarebbe sulla panchina della Roma. Per non dire di tutte le panchine d’alto livello che a fine stagione potrebbero liberarsi. Esclusi il Napoli, dove Sarri è ben saldo a meno di cataclismi, e la Fiorentina per ovvie ragioni personali, non c’è panchina italiana d’élite che in questo momento non risulti contendibile. Certamente lo è quella della Lazio, i cui mediocri risultati stagionali potrebbero mettere in discussione Pioli. Lo è quella dell’Inter, dove il credito di Mancini s’è esaurito, e in caso di mancato accesso alla Champions bisognerà ricostruire. Lo era quella del Milan, nel momento in cui lei accettava l’offerta della Sampdoria, e invece adesso Mihajlovic sembra un po’ più saldo ma non si sa mai. E potrebbe esserlo persino quella della Juventus; poiché, in caso di quinto scudetto consecutivo e di un altro buon percorso in Champions, Allegri potrebbe ritenere di aver chiuso un ciclo vincente e andare a cercare nuove sfide altrove.

    Dunque, la prospettiva sarebbe stata quella d’una disponibilità d’occasioni d’altissimo livello come forse mai era successo nella storia del calcio italiano. E lei col curriculum maturato dopo i tre anni a Firenze sarebbe stato ottimo candidato per ciascuna di quelle squadre. E invece ha scelto il salto nel buio, andando a misurarsi con una squadra in confusione e una tifoseria che con ragione si sente presa in giro. Una situazione tremenda, dove diventare il capro espiatorio è un attimo. Possono bastare tre mesi per mandare in fumo i meriti di tre anni.

    @pippoevai
     

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