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  • Morata: 'Sognavo di giocare Juve-Milan da anni'

    Morata: 'Sognavo di giocare Juve-Milan da anni'

    L'attaccante spagnolo della Juventus, Alvaro Morata ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Sono felice della mia decisione, questo è un grandissimo club, tutti lavorano attorno alla squadra per non farle mancare nulla. Il presidente Agnelli e il direttore Marotta assistono poi a quasi tutti gli allenamenti. A Madrid non era così. Entro allo stadio, mi guardo attorno e ovunque vedo appese le foto dei fenomeni che sono passati da questo club: giocatori eccezionali, fuoriclasse, leggende pure. Qui sono dentro la storia del calcio e posso migliorare come in poche altre parti al mondo. Chi non conosce il campionato italiano parla di un calcio un po’ più brutto rispetto a Inghilterra e Spagna. Ma non è così. Vi posso garantire che nella Liga non mancano partite noiose e qui ne ho viste di molto divertenti. La bellezza della Serie A è appunto anche nel suo tatticismo: ci sono tecnici preparatissimi e si rischia su ogni campo. Tevez mi ripete spesso che l’Italia è l’università degli attaccanti. Ha ragione lui: qui diventi giocatore vero, sotto ogni punto di vista. E’ un’occasione unica per me".

    JUVE-MILAN CHE SOGNO - "Juve-Milan, che sfida! Quei colori, mescolati, mettono i brividi. E’ una partita che sognavo già quando ero in Spagna, un po’ come voi attendete Real Madrid-Barcellona. Sarà uno spettacolo lo Stadium, e vinceremo noi. Questo è il momento di allungare il più possibile, perché la Roma è fortissima e presto ripartirà su ritmi eccezionali. I giallorossi hanno qualità uniche, giocatori esperti, e sarebbe da ingenui sottovalutarli. La forza della Juve? Un gruppo eccezionale, unito anche fuori dal campo. Sembra davvero una famiglia, coi più esperti sempre pronti a dare il consiglio giusto, l’incoraggiamento che serve. In questo senso, sono eccezionali Gigi Buffon e Andrea Pirlo, esempi di professionalità e compagni divertentissimi nella vita di tutti i giorni. Trasmettono serenità, tirano fuori il meglio dallo spogliatoio"

    ALLA RICERCA DEL GOL - "Mi aspettavo di giocare di più? Il gruppo viene prima di ogni cosa. In questi mesi ho studiato, imparato, preso esempio da compagni più esperti. Come Llorente, uno che ho sempre ammirato. Se la fortuna mi assisterà dal punto di vista fisico, d’ora in poi vedrete il vero Morata.  E migliorerò anche dal punto di vista realizzativo: potevo segnare molto di più, a prescindere dai minuti giocati. Sono a quota sei, e avrei potuto fare almeno 15-16 reti". 

    DA MOURINHO AD ALLEGRI - "Per Mourinho non esisteva niente al di là della vittoria, da lui ho appreso la ferocia. Non importa come, ma bisogna fare risultato: questa è la sua ossessione. Ancelotti è un tecnico sereno, molto attento nel preparare la partita. Aveva bei modi, ma non per questo era meno efficace nel trasmetterci la giusta carica. Allegri  è un po’ Mourinho e un po’ Ancelotti. E’ molto sereno quando serve, ma lo vedi cattivo come pochi in certi momenti: lo si avverte in campo, lotta con la squadra anche dalla panchina".

    "Addio nel 2016? Ai tifosi della Juve dico di stare tranquilli. Sono come a casa mia, mi sembra di essere qui da tre-quattro anni. La società è unica e mi aiuta in ogni circostanza, la gente mi adora, avverto affetto anche quando passeggio per la città. C’è tanta fiducia attorno a me. Non penso proprio a un’altra squadra, mi sono davvero innamorato della Juve e vorrei fare gran parte della mia storia in bianconero. Tevez è un giocatore di livello mondiale, io devo ancora migliorare molto, ma prometto il massimo impegno per diventare il più forte possibile". 

    "Quando ero ragazzino, mio padre mi faceva vedere le videocassette di Ibrahimovic. Poi, naturalmente, ho avuto idoli come Raul e Morientes, miti del Real. Nazionale? Credo di aver meritato un simile ingresso, anche per quello che negli anni ho fatto a livello di nazionali giovanili. Borussia Dortmund? Temo parecchio il loro orgoglio. Me lo aspetto infatti molto arrabbiato, voglioso di dimostrare quanto sia bugiardo questo ultimo posto. Il valore del Borussia non va misurato in base a questi sei mesi, ma agli ultimi tre anni, stagioni che hanno visto Klopp e i suoi ragazzi sempre fra le grandi d’Europa". 

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