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  • Morte Bergamini, l'ex fidanzata, indagata, si ribella: 'Denis si uccise'

    Morte Bergamini, l'ex fidanzata, indagata, si ribella: 'Denis si uccise'

    Un avviso di garanzia per concorso in omicidio volontario è stato notificato a Isabella Internò, ex fidanzata di Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza morto sotto un camion il 18 novembre 1989 sulla strada statale 106 jonica. L'avviso è stato emesso dalla Procura di Castrovillari che nel giugno del 2011 ha riaperto le indagini sulla morte del calciatore con un fascicolo a carico di ignoti.

    L'avviso di garanzia scaturirebbe dall'esito delle indagini dalle quali sarebbe emerso che Bergamini era già morto quando fu investito dal camion e non si gettò a pesce sotto il mezzo, come invece stabilì il primo processo che nel 1992 assolse il camionista di Rosarno, Raffaele Pisano, dall'accusa di omicidio colposo. In quella occasione, infatti, i due gradi di giudizio stabilirono che l'autotrasportatore nulla potette fare per evitare che il giocatore portasse a termine il suo progetto di togliersi la vita.

    A contribuire alla chiusura, come suicidio, della vicenda dell'osannato centrocampista ventisettenne fu la coincidenza delle testimonianze della ragazza, che aveva viaggiato con lui sulla Maserati fino a Roseto Capo Spulico - diretto in Puglia per imbarcarsi per mete estere, raccontò la testimone - e del camionista alla guida dell'Iveco 180 che lo travolse. 

    Entrambi affermarono che il ragazzo aveva voluto suicidarsi. Una versione che non ha mai convinto i familiari del calciatore ferrarese, tanto che per oltre vent'anni il papà Domizio e la sorella Donata hanno chiesto giustizia e verità per quella morte inspiegabile. Ad ipotizzare un diverso scenario da quello dipinto dai processi del '90 e del '92 sono stati dapprima un corposo dossier difensivo realizzato dall'avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani - che ha convinto la Procura di Castrovillari a riqualificare una seconda inchiesta aperta nel '94 e naufragata per motivi ancora poco chiari - e poi una serie di perizie realizzate dai carabinieri del Ris, su alcuni effetti personali indossati dal giocatore al momento della morte e sulle foto effettuate durante i rilievi dei carabinieri sul luogo dell'incidente, e da due medici legali (Roberto Testi, professore di criminalistica all'università di Torino e direttore medicina legale dell'asl del capoluogo piemontese, e del professor Giorgio Bolino della Sapienza di Roma) incaricati dal procuratore capo Franco Giacomantonio di lavorare sui reperti (fegato, epidermide e altri tessuti) conservati presso l'istituto di medicina legale di Ferrara dove fu effettuata la storica autopsia sul corpo di Bergamini da parte del professore Francesco Maria Avato.
    Dagli accertamenti scientifici, nella primavera dello scorso anno, era emerso che Bergamini era già morto nel momento in cui fu investito dal camion. L'esito di quelle perizie separate direbbe infatti che il camion a quattro assi avrebbe “sormontato” un corpo morto e già disteso sull'asfalto. E che la causa della morte era da ricondurre a una ampia ferita nella zona del basso ventre dalla quale è fuoriuscito tutto il sangue perso dalla vittima.

    Era stata sentita in qualità di testimone nel dicembre del 2011 Isabella Internò, l’ex fidanzata di Denis Bergamini. L’ex fidanzata del calciatore, che ora è indagata per concorso in omicidio, era stata sentita nella nuova inchiesta che la Procura di Castrovillari ha avviato ipotizzando il reato di omicidio. Isabella Internò è l’unica testimone oculare di quel presunto incidente stradale che, fino a qualche anno fa, era ritenuto la causa della morte del calciatore. Ad avvalorare la tesi che il calciatore si fosse suicidato erano state, all’epoca, proprio le testimonianze dell’ex fidanzata di Bergamini e del camionista che era alla guida del mezzo carico di agrumi che avrebbe investito il calciatore, provocandone la morte. L’anno scorso, nell’ambito della nuova inchiesta avviata dopo le denunce dei familiari, la Procura di Castrovillari affidò ai Ris di Messina e ad un medico legale l’incarico di effettuare perizie ed accertare le cause della morte. Dagli accertamenti scientifici era emerso che Bergamini era già morto nel momento in cui fu investito dal camion.

    Dallo studio legale Florita di Paola (gli avvocati Massimo Florita e Marta Perrotta) i legali che assistono Isabella Internò rispondono di non avere ancora notizia dell’atto giudiziario emesso dalla Procura di Castrovillari. E due sono le spiegazioni possibili: o l’indagata non ha ancora ricevuto l’avviso di garanzia, oppure ha cambiato avvocato. Ma è confermato che ieri pomeriggio le è stato consegnato l'avviso dal quale, ovviamente, non risulta se vi siano altri indagati insieme a lei come farebbe invece pensare la contestazione di "concorso" in omicidio volontario.Dallo studio legale Florita di Paola (gli avvocati Massimo Florita e Marta Perrotta) i legali che assistono Isabella Internò rispondono di non avere ancora notizia dell’atto giudiziario emesso dalla Procura di Castrovillari. E due sono le spiegazioni possibili: o l’indagata non ha ancora ricevuto l’avviso di garanzia, oppure ha cambiato avvocato. Ma è confermato che ieri pomeriggio le è stato consegnato l'avviso dal quale, ovviamente, non risulta se vi siano altri indagati insieme a lei come farebbe invece pensare la contestazione di "concorso" in omicidio volontario.

    Isabella Internò fin dalla prima ora non ha mai vacillato nella sua versione dei fatti e anche dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per concorso in omicidio, ribadisce ciò che ha già detto ai magistrati nel 1989. 24 anni fa, quando aveva appena 19 anni. “Denis si è suicidato”.

    Isabella Internò oggi vive a Rende con la sua famiglia, il marito poliziotto e le due figlie. Ha 43 anni e fa la casalinga e da ieri per i magistrati della procura di Castrovillari è in qualche modo tra i colpevoli dell'omicidio di Denis Bergamini, l'ex calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 sotto le ruote di un camion sulla statale 106.

    Lei, però, non ci sta a passare per falsa e bugiarda e rilancia la sua verità: “Ribadisco ciò che ho visto e cioé che Denis si è ammazzato - dice dalla sua abitazione di Rende - Non cambio versione, non l'ho mai fatto in questi anni e non ho alcuna intenzione di farlo ora. L'ho detto all'epoca, l'ho ribadito un anno fa ai magistrati di Castrovillari, quando sono stata ascoltata dopo la riapertura delle indagini, e lo dirò anche ora quando mi sarà chiesto in aula.

    Si tratta di un suicidio e la verità non può essere modificata dal passare degli anni”. Sicura di ciò che ha visto e ferma nella sua ricostruzione dei fatti, oggi l'assillo di Isabella Internò è difendersi dalla accuse di omicidio e preservare la sua famiglia: “Sono sorpresa per la piega che hanno preso le indagini - continua - ma nutro il massimo rispetto per la magistratura ed oggi non vedo l'ora di difendermi in aula da tutta la campagna di accuse indegne e prive di fondamento che mi sono state fatte nel corso di questi mesi.

    Sono stata esposta a una vera e propria gogna mediatica e in un processo avrò la possibilità di rispondere punto su punto. Se è necessario - annuncia - tirerò fuori gli artigli, graffierò perché sono assolutamente certa di ciò che ho visto”. Isabella Internò si sfoga e parla di mesi difficili e impegnativi per la famiglia che si è costruita a Rende. “Negli anni - afferma - sono uscite fuori le versioni più disparate sulla morte di Denis. Se ne sono dette tante, quasi una fiction. Non ho idea del perché oggi si metta in discussione la verità. Ma ribadisco non esiste altra verità oltre quella del suicidio. Non posso pagare per essermi trovata al posto sbagliato, nel momento sbagliato e per aver visto quello che ho visto”.

    Nessun risentimento, infine, nei confronti dei familiari di Bergamini, che attraverso le indagini portate avanti attraverso il loro avvocato, hanno contribuito alla riapertura del fascicolo: “Mi dispiace molto per loro - dice - combattono con il dolore più grande di aver perso un figlio. Non mi sento di criticarli in nessun modo. Ora, però, io devo andare avanti, a testa alta e con la coscienza a posto”.

     

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