Romamania: il miracolo di Mourinho, Abraham come Völler. Ranieri 'uno de noi', chi tifa Roma non perde mai!
Sì, ero scettico. Pensavo che Mou a Roma fosse una gran mossa ma quanto produttiva? Quando temi di essere deluso ti metti una corazza, proprio come facevano le legioni romane, per proteggerti dai colpi del nemico e del destino. E quando lo sport è il tuo lavoro hai anche la fortuna (sfortuna) di non poterti abbandonare alla culla delle emozioni. Diventi freddo, scettico, analitico. E invece succede che all'improvviso, una notte di pallone ti fa tornare ragazzino. Come quando mi affacciavo all'Olimpico con Elio, mio padre e tutto quello che ti ritrovavi davanti era tutto quello che avresti voluto vedere. Un mondo bellissimo.
Ieri ho vissuto emozioni che non pensavo di poter provare ancora. Sapete, quando si lavora su calcio e partite da una vita, l'idea è quella di non aver più spazio per emozioni e passione, nella ripetitività dell'ambito professionale. L'Olimpico strapieno, tutte quelle bandiere, le ovazioni per Sir Claudio Ranieri “uno de noi”, Francesco Totti felicissimo, anche lui come un bimbo. E poi quei canti, quei cori anche anni '70, come se la felicità della gente potesse e volesse viaggiare nel tempo.
Ora c'è la finale da giocare con il Feyenoord, partita tosta, senza dimenticare quel caro, vecchio striscione del 2010: Chi tifa Roma non perde mai.