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  • Mustafi: 'La Sampdoria è casa mia, e dire che non volevo venirci...'

    Mustafi: 'La Sampdoria è casa mia, e dire che non volevo venirci...'

    • Lorenzo Montaldo
    Campione del Mondo, gioca in uno dei club più importanti dell'intera Europa e in una delle Nazionali più forti del pianeta, la Germania, lotta in Champions League e guida la difesa dell'Arsenal. Eppure Shkodran Mustafi non dimentica la sua casa, la Sampdoria. In blucerchiato 'Musti' è cresciuto, ha esordito e si è affermato. E sempre da blucerchiato ha alzato la Coppa del Mondo.

    Pochi giorni fa, quando la Samp era in trasferta in Inghilterra, Mustafi è andato a trovare i vecchi amici nel ritiro di Saint Albans. Da poco il difensore ha conosciuto a Londra un ex blucerchiato, Torreira: "È arrivato a casa mia da un'altra casa mia. È casa mia la Sampdoria, la considera ancora tale, ne parlavo pochi giorni fa con Torreira appena sbarcato all'Arsenal" ha raccontato il giocatore a Il Secolo XIX. "Concordiamo sul fatto che in pochi altri club si riesce a stabilire un rapporto così familiare come alla Samp. Io, personalmente, non avrei fatto la stessa carriera nei probabilmente avrei vinto il mondiale se non fossi stato alla Samp. E pensare che all'inizio ero tutt'altro che convinto di venire a Genova". 

    Già, in pochi conoscono la storia del traserimento di Mustafi dall'Everton alla Sampdoria. Il padre, che gli fa anche da agente, trattatava con il Doria: "Subito non voleva dirmi con quale club stava trattando perché temeva che io, che all'epoca volevano tornare in Germania, non volessi l'Italia" racconta il giocatore. "Mi disse 'non ti dico con chi sto trattando perché ho paura che dirai di no'. Poi me lo disse, era la Samp, ricordo che i primi giorni consultavo Google per vedere che club era, che storia aveva, che giocatori, tifosi. E vedendo la storia mi convinsi che non era un club italiano qualsiasi. Così dici di sì ma poi mi venne un colpo quando scoprii che era sceso in serie B l'anno prima. Mi lamentai con mio padre, non volevo più venire. Poi parlare con il ds Sensibile, che mi voleva, capii che c'era un progetto e mi convinsi. Meno male, è stata la mia fortuna, perché lì sono diventato giocatore che sono. E non smetterò mai di ringraziare il Doria". 

    Merita di essere raccontato anche l'impatto con mister Mihajlovic: "Lui serbo, io tedesco ma di origini albanesi, temevo che ci potesse essere incompatibilità tra noi, così affronta io il discorso il mister mi rassicuro: 'io non faccio distinzione di nazionalità, solo di valore dei giocatori. Tu mi piaci, quindi nessun problema' ". Da lì in poi, è storia nota.

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