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  • Mutu:| Cattivo e Campione

    Mutu:| Cattivo e Campione

     

    Torna, imperdonabile e perdonato come sempre Adrian Mutu che molti bersagli ha colpito in campo e fuori. È out da nove mesi, non doveva essere più qui, non si sa come se la passi — in senso calcistico, ovvero sia come condizioni di forma — né come se la passerà in futuro tra le vagonate di milioni da pagare al Chelsea e le decisioni della Fiorentina e della legge nei suoi confronti, lui sempre in attesa di giudizio, sempre in attesa di qualcosa di imponente, sintesi esemplare del perfetto inaffidabile e allo stesso tempo dell’«uomo di fiducia» attraverso il quale la Fiorentina spera di recupera la perduta felicità dei risultati. Non si sa molto. Molto si ignora e altrettanto si spera. Il giocatore è davvero straordinario, o almeno lo è stato fino a nove mesi fa. Sul piano tecnico non ha un difetto, l’esatto contrario di quello che si potrebbe dire di lui come cliente di locali notturni. Se cercate il giocatore d’attacco che sappia fare tutto, bussate alla porta di Adrian Mutu. È raro trovare un tipo che sappia segnare ma anche far segnare gli altri, che abbia il destro ma anche il sinistro, che abbia il tiro da fuori ma anche la conclusione sotto porta, che conosca l’arte del dribbling ma anche quella dell’assist, che sappia crossare ma anche colpire di testa, che possa giocare all’ala ma anche al centro, che sia provocatorio ma anche coraggioso, che rimproveri i compagni ma anche li sostenga, che sia allo stesso tempo— e con ugual successo— protagonista e spalla. Un campione. Tra i più completi in circolazione sui campi di calcio e tra le pagine della storia viola. Certo, se fosse anche un «bravo ragazzo» sarebbe ancora più completo, ma a questo proposito ci ritorna in mente un nostrano uomo di calcio che, quando gli veniva chiesto un parere su un calciatore e non voleva denigrarlo apertamente, non voleva esprimersi in modo severo ma soltanto lasciar capire, era solito dire, con aria quasi rassegnata che il soggetto in questione era, come calciatore, «un bravo ragazzo». E in questo modo ne sottolineava i limiti. Il «cattivo ragazzo» Adrian Mutu potrebbe risolvere, se fosse nei suoi panni — da troppi mesi nascosti — di grande calciatore, molti dei problemi che la Fiorentina si porta ancora con sé e che due inconsueti risultati — cioè due vittorie di fila, una in campionato e una in Coppa Italia— hanno forse attenuato ma non ancora risolto. Il fatto stesso che Mihajlovic non abbia esitazioni nel mandare immediatamente in campo un giocatore fuori uso per così lungo tempo, dimostra quanto Mutu sia necessario soprattutto in questo periodo. Gilardino da solo in attacco è un’immagine che spande una tristezza che ha finito per contagiare lo stesso centravanti dal perduto smalto. Certi controlli lunghi sotto porta, anche se poi hanno ugualmente portato al gol come contro il Bari, certe mancate sveltezze nei pressi dell’area piccola, la dicono lunga, anche quando sono andati a buon fine, sul momento di Gilardino che è ancora per metà infelice, ma che manda qualche segno incoraggiante. Mutu, sempre che sia il Mutu conosciuto, arriverebbe in questo senso nel frangente più indicato per dare sostegno a Gilardino e per sospingerlo verso un recupero più completo. Tenendo conto che Ljajic dovrebbe tirare il fiato dopo la lunga, positiva ma preoccupante partita dei viola con l’Empoli, verrebbe naturale disporre la Fiorentina secondo un 4-4-2 il cui ultimo numero — i due attaccanti — non abbia criteri di rigidità, lasciando a Mutu e alla sua iniziativa (perché nel repertorio del rumeno c’è anche questa capacità di cambiare posizione seguendo l’istinto, intuendo più che ubbidendo), la libertà di trovare la collocazione al momento più giusta. Il rientro di Vargas, aggiunto a quello di Mutu, dovrebbe modificare le condizioni di Gilardino che ritroverebbe di colpo due alleati preziosissimi: i cross del peruviano e la collaborativa presenza del rumeno. Ma si torna sempre lì, alla domanda principale se non unica: in quali condizioni di forma e di spirito si ripresenterà Mutu e quale sarà il suo impatto con la partita, davvero sarà capace di ripresentarsi «come se nulla fosse accaduto», davvero può diventare— o tornare ad essere— quello che è sempre stato, cioè un problema e al tempo stesso la soluzione dei problemi?

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