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  • Nainggolan: 'Sarei stato utile a Conte. All'Inter e alla Roma succedevano cose strane...'

    Nainggolan: 'Sarei stato utile a Conte. All'Inter e alla Roma succedevano cose strane...'

    Radja Nainggolan, centrocampista del Cagliari, in prestito dall'Inter, si racconta in una lunga intervista a Sportweek, settimanale de la Gazzetta dello Sport: "​Se la gente mi apprezza vuol dire che qualcosa di buono ho fatto, qualche ricordo ho lasciato. Sì, sentirmi definire in un certo modo (guerriero, gigante ndr) è motivo d'orgoglio. Io posso solo dire di aver sempre fatto quello che andava fatto, in campo ho sempre dato il massimo. Il mio stile di gioco ha fatto il resto. La forza, la voglia, potrei dire la rabbia che metto in partita spingono le persone a vedermi come un gigante". 

    SUL TUMORE AL SENO DELLA MOGLIE - "Io sono sempre lo stesso. E' un momento particolare, difficile. Claudia è forte, ha grande coraggio, sta cercando di camuffare al meglio le sue emozioni, sta seguendo le cure alla perfezione, in casa, soprattutto con le bambine, si sforza di esser quella di sempre. Ogni tanto ci sono discussioni perché per una donna la perdita dei capelli è uno dei momenti peggiori durante la malattia. Se sono tornato a Cagliari è anche per lei. Qui ha i genitori, le amiche, i luoghi cari. In questo modo riesce ad affrontare meglio la situazione". 

    SUL PASSATO - "Per me casa è Cagliari, ma potrebbe essere anche Roma: in Serie A ho passato tanti anni solo in queste due società. Dopo è arrivata l'Inter, ma ci sono stato troppo poco per sentirla davvero mia. Tornare a Cagliari vuol dire perciò ripartire dal punto in cui tutto ha avuto inizio". 

    RIMPIANTI? - "Io ho non nessun rammarico o rimpianto. Lavoro a mille, consapevole che qualcosina fuori dal campo l'ho sbagliata. Un calciatore deve sapersi prendere delle responsabilità anche nella vita privata e da questo punto di vista so di essere in difetto, ma fa parte del mio carattere. Però una cosa non potranno mai rinfacciarmi: di non aver dato il massimo nel lavoro. E questa è la soddisfazione più grande". 

    SULL'INTER - "All'Inter, all'inizio, sono stato fischiato. Anche giustamente, perché parlavo sempre di Roma e della Roma. Ma la gente non capisce una cosa: io non sono uno che ci tiene a essere amico dei tifosi. Credo che il tifoso debba sostenere la squadra, e non il giocatore. Ho sempre pensato che l'essere diventato un beniamino a Cagliari e Roma fosse il frutto del mio impegno rivolto alla squadra. Insomma, dopo quattro anni e mezzo di Roma era chiaro che nei confronti della mia ex squadra sentissi un attaccamento che non riuscivo a provare verso la nuova. Non me la sentivo, appena arrivato, di baciare la maglia dell'Inter. Chi lo fa per compiacere i tifosi ha poca personalità. Sarebbe come conoscere una ragazza e dirle subito: tu sei l'amore della mia vita. Non esiste". 

    ANCORA SULL'INTER - "Quindi, appena sbarcato a Milano, dissi che il dispiacere di lasciare la Roma era più forte della gioia di essere all'Inter. Non potevo essere innamorato di una società in cui ero da un giorno. I tifosi non la presero bene. Poi conobbi alcuni di loro, gli spiegai il senso delle mie parole e capirono. Se dovessi giocare tre, quattro stagioni nell'Inter, probabilmente direi le stesse cose che ho detto della Roma. Ma non oggi". 

    SU CONTE - "Per ciò che ho visto nel mese in cui abbiamo lavorato insieme, penso che avrei potuto dargli qualcosa. Ci fece capire subito il modo e lo spirito con cui dovevamo giocare. E riuscire a trasmettere alla squadra le proprie idee in così poco tempo è prerogativa solo dei grandi". 

    LA DEBOLEZZA - "Quella a cui non riesco a resistere? Ogni tanto vado a bere qualcosa con gli amici, ogni tanto vado a ballare, ogni tanto faccio tardi a cena, ogni tanto resto a casa. Vivo alla giornata". 

    COSE STRANE - "Nei grandi club vedi cose troppo strane. In che senso? Succedono cose che non potrebbero succedere mai a Cagliari, per esempio. Un posto piccolo dove non ci sono segreti. Altrove ho visto tanta falsità. Dagli spogliatoi escono notizie che non dovrebbero mai uscire. Una volta, a Roma, ebbi una mezza discussione con Manolas, una cazzata, eppure il giorno dopo era su tutti i giornali. All'Inter uguale. Anche adesso, come fa a venire fuori che nell'intervallo di una partita Lukaku e Brozovic si mettono le mani addosso?". 

    SUL VAR - "Da noi si usa male. La partita non può rimanere ferma cinque minuti per ogni singolo episodio". 

    SU DIO - "Se prego per la saluta di mia moglie? Guarda, ci credo ancora meno. Prima mia madre che muore giovane, ora questo...".

    CHIEDO SCUSA - "A chi devo chiedere scusa? A mia moglie: non è facile starmi al fianco. E non sempre sono stato un santo. E chi mi deve chiedere scusa? Tutti quelli che hanno sbagliato a darmi contro. Ma a quel punto sarà tardi per avere il mio perdono". 

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