Se una partita può davvero cambiare il senso di una stagione, questa è stata per il Napoli il trionfo del lunedì notte. L'ha affrontata senza sapere esattamente dove l'avrebbe portato e - adesso si può ammettere - col timore di finire schiacciato dal Palermo. Ne è uscito più solido, più carico, più fiducioso: in due parole, più forte. Forse d'ora in poi non vivrà più alla giornata, come si evince dagli atteggiamenti che i due simboli del notevole secondo tempo - Cavani e Maggio - si sono lasciati sfuggire nella trance dell'euforia.

Il destino ha sorriso alla compagine azzurra, la quale s'inserisce così nel testa a testa tra le prime della classe (Milan, Lazio e Juve) e reclama a gran voce il proprio ruolo. Il Napoli è partito meno peggio che in altre occasioni, cercando di restare compatto. Pressing forsennato, significativo apporto degli esterni (Maggio e Dossena), in più Gargano e Pazienza lavorano per quattro, si muove bene il tandem Cavani-Lavezzi, nonostante il bunker messo su dal Palermo. Catenaccio e contropiede ormai sono quasi parole brutte, da evitare. Delio Rossi dovrebbe saperlo. Diciamo allora - per essere buoni- che il Palermo, visto ieri, ama chiudere gli spazi, concedere campo e ripartire. Il calcio moderno - come disse sferzante Fabio Capello - è 9-1: vietato parlare di barricate, semplicemente bisogna difendere con tutti i giocatori.

(Il Mattino)