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  • Napoli, i quattro errori di Sarri

    Napoli, i quattro errori di Sarri

    • Giovanni Scotto
    Sarà anche un finale di stagione traballante, ma il campionato del Napoli resta straordinario. Record di punti (70) e vicini altri due primati: quello dei gol segnati in stagione (104) e quello dell'imbattibilità interna. Eppure la squadra di Sarri accusa un calo che può rendere questo finale di stagione pericoloso. Non doveva andare così, e la squalifica di Higuain non può essere una scusa. Un peccato non aver vinto nulla con un bomber da 30 gol in campionato e con uno staff medico/atletico che non ha fatto infortunare nessuno. Coppa Italia ed Europa League dovevano essere onorate in modo diverso. Ora bisogna centrare il secondo posto per rendere questa stagione importante. Eppure c'è qualcosa che non è andata: giustamente Sarri viene ritenuto artefice di quanto buono è stato fatto, ma l'allenatore ex Empoli non è certo perfetto. Ha fatto i suoi errori, o comunque destato delle perplessità. Limiti che forse hanno inciso o comunque condizionato quella che poteva essere una stagione storica. Vediamo quali.

    IL MODULO - Arrivato a Napoli si è subito attivato per utilizzare il suo amato 4-3-1-2, modulo artefice dei "successi" ottenuti a Empoli. Una promozione e una salvezza tranquilla, per chi non lo ricordasse. Pur non avendo i calciatori giusti (che nemmeno gli sono stati comprati) Sarri ha insistito col 4-3-1-2 per tutta la preparazione estiva e per le prime partite di campionato. Di fronte poi all'evidenza (e ai risultati negativi) ha dovuto poi cambiare facendolo vaporizzare all'improvviso, affidandosi a un più probabile 4-3-3 che ha portato frutti. Eppure Sarri non lo ha mai più toccato.

    INTEGRALISMO TATTICO - Una volta trovato l'equilibrio tattico (da notare che Sarri aveva sempre parlato male del 4-3-3, dicendo addirittura che penalizzava Higuain) l'allenatore non si è più azzardato a toccarlo. Strano per un tecnico che è stato elogiato per una buona duttilità tattica. Se va bene partire sempre con lo stesso schema, almeno in partita ci si aspettava qualche variante, che non si è praticamente mai vista. Accantonato del tutto il tanto amato 4-3-1-2, ma forse senza Higuain si poteva provare un modulo più adatto a Gabbiadini e gli altri esterni azzurri. Manolo, infatti, non è una prima punta. Non si è visto niente di tutto questo.

    VALORIZZAZIONE DELLA ROSA - Attenzione: valorizzazione della rosa, non dei titolari. Sarri ha utilizzato sempre lo stesso undici, arrivando al massimo a tre o quattro riserve. Quindi su 25 giocatori ne sono stati utilizzati continuativamente soltanto 13 o 14. Chi ha giocato tanto, anzi sempre, come Hysaj è stato ottimamente valorizzato, ma c'è pure chi è scomparso dai radar: Maggio o Valdifiori ad esempio, o i giovani talenti Chalobah e Grassi. Per non parlare di Strinic, che si è ritagliato spazio a fatica, così come Chiriches ed El Kaddouri. La cristallizzazione tattica forse deriva anche da un uso limitato della rosa a disposizione.

    NERVOSISMO E COMUNICAZIONE - Non c'è dubbio che Sarri sia un uomo colto e simpatico. La sua sincerità è genuina, ma spesso l'allenatore azzurro difetta nella comunicazione: parolacce e alcune uscite discutibili spesso fanno storcere il naso. Non il massimo dello stile. Ma soprattutto dispiace vedere il tecnico sempre molto nervoso: oltre le tante espulsioni (grave quella con l'Udinese, quando la squadra era già in difficoltà) il litigio con Mancini è stato poco edificante. Ma soprattutto hanno deluso le incredibili lamentele, praticamente per qualsiasi cosa: dai palloni, agli orari, passando per la luce del sole, le soste e perfino l'erba. Una deriva pericolosa che ha contribuito ad affossare altri allenatori, e che rischia di essere controproducente anche per il bravo Sarri. 

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