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  • Napoli: Volare solo per un giorno, ma è un giorno da sogno

    Napoli: Volare solo per un giorno, ma è un giorno da sogno

    Più su, sempre più su. Il Napoli torna corsaro in trasferta, vince sul campo del Genoa (1-0) e vola al secondo posto per un giorno, forse solo per un giorno, ma è un giorno di sogno. Undici leoni, a Marassi, hanno domato la furia del Genoa nella ripresa, difendendo il gol di Hamsik del primo tempo, un volo d’angelo, una torsione da circo, il colpo di testa sulla punizione perfetta di Gargano, una frustata che ha scosso la rete genoana.
    E’ bastata questa prodezza per sbancare Marassi, dopo dieci anni, un campo sul quale il Napoli di De Laurentiis non aveva mai vinto. Quinto successo in trasferta, settimo gol di Hamsik, quarto nelle ultime quattro partite. All’ombra di Cavani, Marek sta riprendendo lo scettro di cannoniere.

    E’ stato Hamsik il trascinatore degli azzurri nell’avvio di partita affrontato dal Napoli con grande personalità. Subito protagonista, Marek, subito nel vivo del gioco, arrembante, convinto di sfondare. Il Genoa è andato sotto incantesimo. Il Napoli giocava nella metà campo rossoblù. E dopo 25 minuti raccoglieva il frutto della sua superiorità. Fallo su Maggio, anch’egli immediatamente in scena. Gran punizione di Gargano, da destra, e Hamsik volava a colpire di testa bruciando sul tempo Veloso e Dainelli. Il Genoa rimaneva frastornato.
    Ballardini aveva attrezzato una squadra per soffocare il Napoli sulle fasce. Rafinha e Rossi dovevano spingere a destra per costringere Dossena ad arretrare. Criscito e Veloso dovevano spingere a sinistra per ridurre Maggio sulla difensiva. Ma erano i due esterni azzurri a prendere il sopravvento. E poiché Hamsik era straordinariamente in palla, autentico condottiero, Pazienza e Gargano aggredivano a centrocampo, la difesa era attentissima (subito in evidenza Aronica, poi partita impeccabile anche di Cannavaro e Campagnaro), ecco che il Napoli aveva in pugno il match. Non c’era Lavezzi, infortunato, e Zuniga doveva adoperarsi in qualche modo per essere in partita al suo posto. Il colombiano ci riusciva pur perdendo spesso palla, ma era una continua presenza fastidiosa nella metà campo genoana. Lottava, contrastava e spesso veniva a trovarsi nella zona calda del gol, scivolando su una buona opportunità nell’area ligure (29’).
    Il Genoa non arrivava mai sotto la porta di De Sanctis nonostante la fisicità, i trucchetti, le smanie, le proteste di Toni ingabbiato dalla marcatura asfissiante e fisica di Cannavaro, di Aronica e di Campagnaro che a turno lo prendevano in consegna. Si spegnevano le discese di Rafinha e Criscito. Tra le linee non faceva male Kharja sotto la pressione di Pazienza e i raddoppi di Gargano. Ma su tutti i portatori di palla genoani gli azzurri erano costantemente in pressione. Forma fisica smagliante. Il Napoli ripartiva in velocità, correndo un solo pericolo, un salvataggio dei difensori a porta vuota (33’) su un cross di Toni.
    Ballardini ritoccava la sua formazione nella ripresa. Mesto per Veloso, il cui magico sinistro non s’era mai illuminato, e Rudolf per Palladino. E il Genoa ripartiva di gran carriera, prendeva il pallino del gioco, si rovesciava nella metà campo azzurra, schiacciava il Napoli. La partita cambiava volto. Sul filo della tecnica nel primo tempo, una lotta senza quartiere nella ripresa. Il Napoli non riusciva più a ripartire. Sotto l’assalto genoano si liberava della palla allungandola in avanti dove c’era il solo Cavani. Mesto spingeva sulla destra, Rudolf sulla sinistra. Toni faceva il pivot toccando di testa per gli inserimenti in gol dei compagni.
    Sotto l’imperversare della bufera, il Napoli faceva blocco. Aveva giocato di fioretto, ora giocava di spada. Reggeva fisicamente l’urto dell’avversario. La foga genoana era costellata di errori nei passaggi che favorivano i recuperi degli azzurri anche se, una volta in possesso della palla, il Napoli non schizzava più in contropiede e tornava a schiacciarsi sotto l’impeto genoano.
    E’ stata, senza retorica, una difesa eroica dell’esile ma meritato vantaggio. Il Napoli era un blocco granitico. De Sanctis non doveva compiere nessun salvataggio. L’area veniva spazzata da ogni incursione genoana. Maggio e Dossena supportavano una difesa che già non concedeva nulla. Ballardini tentava l’ultima carta, un attaccante in più (68’ Destro al posto di Kharja), e il Genoa attaccava a tutto spiano. Ma finivano fuori le conclusioni liguri più pericolose: 47’ Milanetto, 61’ Mesto, 64’ Toni, 76’ Rossi, 87’ Destro. Il Napoli si difendeva allo spasimo, ma con ordine, tutti gli azzurri impegnati in un soccorso reciproco, lottatori magnifici su ogni pallone. Il match diventava nervoso e a tratti cattivo. I genoani protestavano per un fallo di mano di Maggio in area su un contrasto volante con un avversario (46’) chiedendo il rigore. L’arbitro sventolava tre cartellini gialli per gli azzurri e all’85’ espelleva Pazienza che incappava nella seconda ammonizione: entrata dura su Milanetto, ma colpendo la palla. Eccessiva severità di Brighi e finale di puro tormento col Napoli in inferiorità numerica negli ultimi dieci minuti (cinque di recupero). Ma filava alto l’ultimo pallone pericoloso del Genoa: Destro, da posizione difficile sotto la porta di De Sanctis, concludeva oltre la traversa sull’assist di Toni. Il Genoa rimaneva inchiodato alla sconfitta. Se l’era meritata nel primo tempo, non ha saputo ribaltarla nella veemente ripresa.
    C’era spazio per Yebda (64’ per Zuniga) e Sosa (84’ per Hamsik) nella difesa a oltranza della vittoria. E i due si inserivano molto bene nel clima incandescente del secondo tempo. La partita si concludeva col coro di “oje vita oje vita mia” dei duemila tifosi napoletani presenti a Marassi. E ora sotto con un’altra impresa. Mercoledì sera, a Fuorigrotta, il fantastico spareggio contro la Steaua per rimanere in Europa.


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