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  • Debutta la nazionale della Sardegna: da Paesi Baschi a Catalogna, ecco le altre

    Debutta la nazionale della Sardegna: da Paesi Baschi a Catalogna, ecco le altre

    • Furio Zara
      Furio Zara
    E’ nata la nazionale della Sardegna. Senso di appartenenza, orgoglio regionale, la volontà di creare un punto di riferimento per i giovani locali: questi i motivi della nuova nazionale sarda. Debutto ufficiale il 19 marzo allo stadio Froghieri di Nuoro, contro una selezione di calciatori stranieri che militano nell’isola. Il ct è Bermardo Mereu, l'anno scorso sulla panchina dell'Olbia in Lega Pro. Tra i convocati ci sono Sau, Deiola, Murru, i fratelli Mancosu e anche Acquafresca, che non è nato nell’isola ma vi ha passato gran parte della carriera; più ovviamente tanti giovani che giocano nei dilettanti dell’Arzachena, dell’Olbia, del Lanusei, della Torres, del Castiadas (c’è anche l’ex Bologna Carrus), del Sassari Calcio Latte Dolce.

    Esclusi Barella e Sirigu, prossimi alla convocazione con l’Italia di Mancini.
    Il prossimo giugno ci sono gli Europei della CONIFA (Confederation of Indipendent Footballa Association), cioè di quelle nazionali non affiliate alla FIFA. Il torneo si gioca ogni due anni. Hanno vinto la Contea di Nizza (2014), l’Abcasia (2016) e la Transcarpazia (2018). 

    Quello delle nazionali non affiliate alla FIFA è un «club riservato» in espansione, una galassia di «nazionali fantasma» che cercano il loro posto nel mondo (del calcio). In Italia c’è già la Padania, che agli inizi degli anni Duemila vinse tre edizioni della VIVA World Cup, uno dei primi tornei internazionali per le i «parenti poveri» del calcio riconosciuto dalla FIFA. Queste nazionali sono anche un buon motivo per fare un ripasso di geografia. C’è la Kabylia, che riunisce quelle popolazioni residenti nel nord dell’Algeria, c’è la Karpatalya, che rappresenta la minoranza ungherese in Rutenia. Un’altra minoranza ungherese - che vive però in Romania - ha fondato la Terra dei Siculi, ovvero gli «Székely». La già citata Cascadia è una regione che si trova tra gli Stati Uniti e il Canada, così come nella nazionale di Barawa giocano i somali dell’omonima città portuale e c’è pure una nazionale di Rom. E’ un panorama complesso e variegato, non sempre e non necessariamente legato a volontà di indipendenza; un universo  formato da nazionali che nascono, durano un paio d’anni e poi spariscono (è successo al Principato di Monaco), magari per mancanza di fondi o per la difficoltà di reclutare giocatori. 

    In realtà le due nazionali non affiliate alla FIFA più conosciute al mondo sono spagnole. O meglio, hanno residenza in Spagna. Perché sia la Catalogna che la nazionale dei Paesi Baschi rimarcano la loro diversità. Entrambe non hanno cercato rifugio nella CONIFA, preferendo giocare partite amichevoli. La Catalogna (che dal 2009 al 2013 è stata allenata da Cruijff), in teoria, avrebbe potuto contare sull’ossatura della Spagna che dal 2010 al 2014 ha dominato il mondo, basti pensare a Sergio Busquets, Fabregas, Sergi Roberto. L’allenatore? Pep Guardiola, ovviamente. In fondo, giocare per la tua nazionale, è una questione di fede. Lo sanno bene preti , dipendenti del Vaticano, membri della Gendarmeria e guardie svizzere che dal 1972 - anno di fondazione - ad oggi scendono in campo in nome del Padre, del figlio e dello spirito santo che governa le leggi del pallone.

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