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  • Nella Premier dei 'Tre Tenori', il segreto di Mourinho sarà ripatire dalla difesa

    Nella Premier dei 'Tre Tenori', il segreto di Mourinho sarà ripatire dalla difesa

    • Matteo Quaglini
    Torna ad allenare José Mourinho, il suo viaggio da allenatore controverso e vincente, lo ha portato dopo più di cinquecento partite da manager a Manchester, sponda United. La sua nuova casa è l’immaginifico Old Trafford, che da oggi gli rinnova nella mente l’idea mai sopita della gloria. Il tenebroso Mou ha sempre avuto in cuor suo il sogno di allenare la squadra che fu di Sir Alex Ferguson e di fare il boss in quel teatro dei sogni dove dodici anni fa corse all’impazzata a bordo campo dichiarando a se stesso e a tutti che prima o poi ne sarebbe stato il manager.

    Oggi realizza questo suo pensiero suggestivo e subito gioca a dadi con la realtà: c’è Guardiola che lo attende, e i due sono pronti a rilanciare una rivalità storica tra iberici, tra quello che pensa portoghese e quello che pensa spagnolo anzi catalano.

    Ma siccome la vita è suggestiva a trecento kilometri di distanza più a sud, a Londra c’è un terzo comandante che vuole come i primi due diventare Re d’Inghilterra: è Antonio Conte. Vedremo una sfida da Highlander, si perché ne resterà uno solo in cima con la coppa tra le mani alla fine della Premier più suggestiva e polemica di sempre, quella dei Tre Tenori. Né Manchester City e nemmeno il Chelsea possono fallire un’altra stagione visto la pochezza con cui hanno giocato questa, senza idee e senza squadra.

    Un’idea forte Mourinho per il suo United ce l’ha è quella del gioco senza palla e del concetto di squadra inattaccabile in ogni posizione del campo e in ogni reparto: il suo pensiero cardine è mettere un giocatore di riferimento tecnico e personalità nel gioco dentro ciascuna linea della squadra.

    La costruzione partirà dalla difesa e avrà un obiettivo centrale sul quale ruoterà tutto l’impianto sia difensivo che offensivo della squadra: il suo ragionamento sarà di ridurre drasticamente il numero dei goal subiti. Negli ultimi tre anni i Red Devils hanno subito 115 goal in campionato in 114 partite e se guardiamo i due anni del maestro olandese i goal subiti sono 72 in 76 partite di Premier, troppi per competere per il titolo. Ma il portoghese gareggia solo per vincere titoli così nella sua diagnosi tecnica ha pensato ad una difesa di nuovo forte e concentrata, sarà questo il reparto più modificato in termini di uomini e di atteggiamento tattico. 

    L’idea di Mourinho è di organizzare una struttura difensiva solida con posizioni fisse e chiare, una linea fatta di specialisti non di giocatori universali: ci sarà un centrale veloce nei recuperi e nelle coperture che sappia vedere il gioco d’attacco avversario e aiuti Smalling preferito a Rojo a marcare. I terzini saranno Blind e Shaw, quando rientrerà dall’infortunio, e giocheranno due movimenti uno difensivo a stringersi per difendere centralmente in quattro e l’altro di attacco alla metà campo avversaria partendo però dalla loro linea di gioco e non già larghi; questo permetterà a Mourinho di ribaltare il fronte sui lati e dare più ritmo e velocità al gioco degli esterni.

    Il suo Manchester United sarà costruito sul concetto di difesa come emblema, una squadra capace di lavorare nel rispetto massimo delle posizioni, nella concentrazione nell’uno contro uno e nell’idea di difendere tutti insieme anche con gli attaccanti chiamati a curare gli appoggi avversari. La sua mentalità sarà quella di creare una trappola difensiva agli avversari fondata sul piacere di essere attaccato per dimostrare poi l’impenetrabilità del suo sistema difensivo.

    Le scelte di centrocampo saranno interessanti sia nella struttura che nelle caratteristiche degli uomini perché si collegheranno anche alle scelte offensive, ed è qui la novità: un Mourinho più strategico anche con il pallone tra i piedi. Cercherà un costruttore di gioco, una mezzala che sappia inserirsi e fare goal che dia ritmo e gioco diretto, non ci saranno più tanti passaggi ma solo quelli giusti per saltare le linee, di conseguenza non sovraccaricherà la squadra con i tanti esterni che abbondavano e si pestavano i piedi con Van Gaal.

    L’organizzazione che ha in mente va verso un ritorno alle origini: tre giocatori di centrocampo forti, tecnici, ritmici, gli serve un’altra mezzala che sappia anche difendere e la costruzione è presto fatta. Dovrà risolvere il caso Mata: non ci va d’accordo è vero, lui ritmico non è ma ha segnato 10 goal e 11 assist in una squadra statica, ci penserà bene Mou e non è detto che se ne privi, gli serve il talento spagnolo per la struttura che ha in mente.
    Il grande Wayne Rooney rimarrà a tutto campo, questo gli permetterà di completare meglio questa sua seconda idea strutturale: il ritmo a centrocampo che sarà più alto e senza le marcature a uomo del gioco olandese di questi anni.

    Davanti incentrerà il reparto sul gioco diretto di Martial che partirà in linea con Rooney un po’ dietro la prima punta ma poi andrà subito verticale in appoggio all’altro centravanti a giocare il suo ruolo naturale, saranno gli uomini di peso e di goal che gli serviranno per chiudere questa sua costruzione specializzata in difesa e dinamica in attacco.

    La grande novità che proporrà sarà nella gestione di sé e del Manchester United; l’esperienza dello scorso anno gli ha insegnato tempi e modi diversi di gestione, le difficoltà l’hanno messo di fronte ad un’idea nuova: non più l’isteria dell’uomo che va alla guerra solo contro tutti, ma la lungimiranza del ragionamento nei momenti di difficoltà che ci saranno per un Manchester che può solo tornare a competere per vincere, senza avere soluzioni alternative.

    La comunicazione sarà di nuovo il suo fulcro ma non sarà napoleonica cioè tracotante bensì si presenterà e agirà come un referente, un garante della rinascita. Per la prima volta doserà le iperboli (che non mancheranno) ma non ripeterà gli errori in termini di critiche feroci ai giocatori o di rapporti di odio come nell’ultimo anno a Madrid, inserirà in tutti i meandri esperienza e precisione.

    Tornerà anche a lavorare sulla psicologia e la sulla mente come faceva quando era assistente, si dedicherà all’importanza del secondo cercando assieme al board dello United di far capire ad un mito vivente come Giggs che l’ambizione è bella se però viene dosata e diluita nel tempo. Così cercherà di recuperare il determinato Ryan e parlare con questo gesto anche e indirettamente ma chiaramente alla classe 92, quella dei primi e storici ragazzi di Ferguson, che ne hanno elogiato il carisma e le doti, ritenute da loro le uniche cose in grado di rimettere il Manchester dove la sua storia gli impone.

    Per realizzare tutto questo lavoro chiederà due cose a sé stesso che attuerà in un segno di discontinuità personale che è poi la sua forma di crescita come allenatore: introdurrà un allenamento diverso da quello di Van Gaal, passerà da un impianto costruito sulla flessibilità e su un sistema che si sviluppa in funzione dei giocatori sulla preparazione tattica individuale; ad un sistema che andrà dal globale all’analitico e di nuovo al globale. Allenerà il Manchester ad imparare a giocare giocando e non frammentando le situazioni, ma riconoscendole in allenamento. Introdurrà variazioni continue in allenamento e non ripetute estenuanti di possesso palla; cercherà il senso del gioco e, darà a tutti la capacità di leggere l’azione e di sviluppare l’abilità cognitiva; fonderà il suo Manchester United, il suo sognato Manchester sui principi non sui dogmi di gioco.

    Lo aiuterà il tempo, la sua seconda e definitiva attuazione: nel firmare sempre lunghi contratti ha trovato il modo di comprimere, paradossalmente questo tempo, e fare tutto bene, subito e presto per andare via; da oggi introdurrà un tempo più lungo di lavoro, gli serve per plasmare il suo sogno imperituro il suo nuovo, grande Manchester United.
     

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