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  • Krsticic, 48 ore di vita e un sogno
Krsticic, 48 ore di vita e un sogno

Krsticic, 48 ore di vita e un sogno

  • Matteo Oneto

Ci sono storie nel calcio, come in tutti gli altri sport, che andrebbero raccontate ai bambini. Storie che parlano di sofferenza, di forza, di talento e di tantissimo coraggio. Di una di questa il protagonista è l'attuale centrocampista della Sampdoria Nenad Krsticic. Un maledetto giorno di quattro anni fa Amedeo Baldari, storico medico blucerchiato, prese sotto la propria ala il giocatore. Lo aveva fatto analizzare perché in lui vedeva qualcosa che non andava. Lo stesso giorno gli esami diedero l'esito peggiore che può capitare: linfoma al cervello e 48 ore di vita. Nenad Krsticic all'epoca aveva 18 anni ed era arrivato da pochi mesi alla Sampdoria. Il suo sogno, fino a quel maledetto giorno, era quello di tutti i ragazzi che iniziano a tirare calci a un pallone: arrivare a giocare ai vertici mondiali. Marotta del suo talento si innamorò subit,o e così lo portò a Genova quando la carta d'identità diceva appena 17 anni.

Tutto rischiava di essere rovinato da una malattia 'bastarda' come poche, che da Krsticic voleva la vita. Il ragazzo ha lottato, ha passato le 48 ore e poi ha ripreso a sognare. Prima una vita normale, poi l'ebbrezza di tornare ad essere un calciatore. Forza, coraggio e un po' di follia, perché il sogno di giocare a pallone poteva essere accontonato dopo quello che era successo. Poteva, ma così non è stato, perché senza quello forse per Krsticic sarebbe stato impossibile tornare a vivere. Ieri la Nazionale della Serbia lo ha per la prima volta convocato nella selezione maggiore. A soli 22 anni Nenad Krsticic si è ripreso il suo sogno. Ha sudato prima sui campi della Primavera, poi in serie B e infine nella massima serie italiana. Perché aver battuto la malattia non gli è bastato: ha combattuto ancora per arrivare dove sognava, e lo ha fatto con la maglia della Sampdoria, una società orgogliosa di poter aver contribuito alla rinascita di un ragazzo. 'Voglio diventare una bandiera qui', ha detto ieri ai tifosi. Senza sapere che lui una bandiera già lo è. Se non (ancora) per meriti sportivi, lo è e lo sarà sempre perché la sua favola di vita sarà di esempio per tutti coloro che nonostante le difficoltà continuano a sognare.

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