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  • Nessuno come il Milan, e il derby non c'entra. Inter più debole, Juve per ora solo caos, Napoli e Roma da Champions

    Nessuno come il Milan, e il derby non c'entra. Inter più debole, Juve per ora solo caos, Napoli e Roma da Champions

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Non ci serviva il derby per dire che il Milan (voto 8,5) è più forte dell’Inter (voto 6). Lo diciamo e scriviamo dal 22 di maggio: scudetto meritato e vinto dal Milan, non perso dall’Inter. Perché nella scorsa stagione, tutti i giocatori di Pioli sono migliorati, e molto. A fine campionato, non erano più quelli che lo avevano cominciato, perché i valori in tal senso non sono cristallizzati. Ci sono le esperienze e il lavoro, la consapevolezza e l’autostima che migliorano e cambiano un gruppo, fino a trasformalo. Leao è l’esempio più chiaro, visibile da tutti: da supposto talento a giocatore straordinario, come non ce ne sono altri in Italia e ce ne sono pochi anche nel mondo.

    Se il Milan avesse potuto permettersi un mercato da grande squadra, aggiungendo 3 giocatori già fatti e non da scoprire e valorizzare, non ci sarebbe stata storia per questo campionato e per chissà quanti altri ancora. Era più o meno quello che chiedeva Maldini a scudetto appena vinto, quello che gli avevano ipotizzato gli arabi di Investcorp, prima di essere scavalcati da Gerry Cardinale nella corsa alla proprietà del club rossonero.

    Così, invece, Maldini è stato obbligato a scegliere De Ketelaere, la sua prima scelta, puntando poi 2 fiches su Thiaw e Vranckx, 2 ragazzi così poco conosciuti che ogni volta c’è da verificare come si scrivono i nomi, nomi che peraltro lo stesso Milan si è ben guardato da inserire nella lista Uefa, segno che ci vorrà un po’ prima che possano essere effettivamente utili alla causa. Dest è un'altra storia, fra un mese può essere titolare sul lato oggi più debole del MIlan.

    Detto questo e nonostante ciò, nessuno oggi in Italia ha il gioco e i giocatori del Milan, oltreché la consapevolezza della propria forza. Quindi a mercato finito e campionato già lanciato, il Milan è il nostro favorito per lo scudetto. Dietro, in un ordine che probabilmente non rispetterà la classifica finale, Roma e Juventus (voto 5), Inter e Napoli (voto 7): 4 squadre per i restanti 3 posti Champions. Ogni mese faremo un aggiornamento di questa griglia: ci sono più di 300 partite da giocare, le insidie degl’impegni internazionali, l’incubo degl’infortuni che già tanti protagonisti hanno subìto.

    L’Inter ha perso 2 partite su 5, due scontri diretti. L’Inter è meno forte di quanto non fosse a maggio e chi lo nega non tiene in gusto conto l’importanza di Perisic nelle ultime due stagioni. Altro che Lukaku. E ugualmente chi dice che sia stato Perisic a volersene andare, finge di non sapere che a campionato finito non aveva ancora una squadra, mentre l’Inter da 4 mesi aveva comprato il suo sostituto (Gosens, preso peraltro già infortunato). Se non è un errore questo, gli errori non esistono. Inzaghi è in difficoltà, intorno a lui monta la pressione, così come la sfiducia dell’ambiente, che già a stento gli aveva perdonato il secondo posto della scorsa stagione. Nel derby ha sbagliato quasi tutto, compresa l’ennesima intervista post partita. La Champions arriva nel momento apparentemente peggiore: può servire per la svolta, ma anche nel calcio i miracoli sono cosa rara.

    Bene anche il Napoli, per quanto contro la Lazio palesemente avvantaggiato dagli errori degli arbitri (tutti, compresi quelli davanti alle tv), della Roma (finora voto 7,5) vedremo stasera, ma entrambe sono in linea con le aspettative dell’ambiente. Non così la Juventus, che anche a Firenze non ha brillato (eufemismo), s’è soprattutto difesa, spegnendosi dopo il gol segnato senza nemmeno essersi prima accesa ed è stata salvata solo da un ottimo Perin.

    Un’altra brutta partita: non ha ancora perso, ma ha vinto solo 2 volte su 5, facendo a Firenze la figura da piccola squadra persino più che in casa Sampdoria. Non si vede ancora nulla, stavolta nemmeno Vlahovic lasciato senza senso 90 minuti in panchina nella partita che più di tutte avrebbe voluto giocare. Allegri continua a cavarsela sbracciando in campo e scherzando fuori, ma non è con le battute che riuscirà a portare la Juventus fuori dal limbo. Ha avuto tutto o quasi ciò che voleva, compreso un giocatore come Di Maria che a quasi 35 anni non può essere l’unica soluzione per tutto. Serve anche qualche idea, e rapidamente.
    @GianniVisnadi

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