Nike-Adidas, crolla il dominio in Champions

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In attesa di veder partire, nella prossima stagione, la nuova formula della Champions League, sicuramente più articolata come numero di squadre (si passa da 32 a 36), ma soprattutto più ricca e in grado di distribuire maggiori ricavi ai club, quest’anno vi è stato, comunque, un importante cambio di tendenza nel settore delle sponsorizzazioni tecniche.Per la prima volta infatti il duopolio storico, costituito dai marchi “rivali” Nike e Adidas, non ha intercettato più del 50% delle squadre iscritte alla fase a gironi (2023/24). Negli anni passati questi due colossi erano arrivati a coprire fino all’87% del mercato delle forniture tecniche, lasciando a Puma, tradizionale terzo incomodo, una posizione (nel mercato delle sponsorizzazioni tecniche) quasi residuale. Questa fotografia di scenario è, ormai, solo un pallido ricordo, perché sono diversi i marchi internazionali che si stanno affacciando all’orizzonte e molti di questi hanno stretto rapporti commerciali con diverse realtà calcistiche europee, giocando sulla qualità e cura del prodotto, sui tempi di consegna, oltre che su investimenti a sei zeri pur di utilizzare la divisa di gara come “bandiera pubblicitaria” da mostrare in tv in occasione delle partite di Champions.
Nel torneo in corso, Nike e Adidas hanno sponsorizzato 8 squadre a testa (la casa dell’Oregon si è legata ad Atletico Madrid, Barcellona, Galatasaray, Inter, Lipsia, Paris Saint-Germain, Salisburgo e Young Boys; il colosso tedesco ad Arsenal, Bayern Monaco, Benfica, Celtic, Copenaghen, Manchester United, Real Madrid e Union Berlin). Il resto del plotone invece si è affidato ad altri 7 marchi, di cui 2 italiani (Macron e EA7, quest’ultimo partner tecnico del Napoli campione d’Italia). In forte crescita è Puma, con 7 squadre (Borussia Dortmund, Braga, Lens, Manchester City, Milan, PSV e Shakhtar Donetsk), seguita dalla britannica Castore (3 club: Feyenoord, Newcastle United e Siviglia), da Macron (2: Real Sociedad e la Stella Rossa di Belgrado), da Jako (Anversa), New Balance (Porto), Mizuno (Lazio) e, appunto, da EA7 (Napoli), con appena un team a testa.
La scelta di ridurre drasticamente il numero di sponsorship è collegata, a filo doppio, a due ragioni squisitamente tecniche. Da un lato, in questo modo, le due aziende leader di mercato concentrano i propri sforzi sui cosiddetti “top club”, ovvero quelli che possono garantire una visibilità certificata nell’arco della stagione. Dall’altro il valore di questi contratti commerciali è cresciuto, nel tempo, in misura esponenziale. In molti casi solo la fornitura del prodotto può superare i 2,5 milioni di euro a stagione. Costi, di fatto, non alla portata del resto della concorrenza diretta.
Tra le novità interessanti di questa stagione di Champions vi è il debutto dell’Anversa, tornato a vincere il titolo nazionale dopo ben 66 anni. E’ sponsorizzato da Jako molto forte in Germania dove firma diverse realtà della prima e seconda divisione.
Inserito nel gruppo “H” di Champions, il club belga ha perso, nella prima partita ufficiale, contro il Barcellona con un rotondo 5-0. Il prossimo 4 ottobre affronterà in casa gli ucraini dello Shakhtar Donetsk (prima di incontrare il Porto), ma difficilmente potrà superare questa prima fase, dove, comunque, Jako (azienda bavarese con sede a Hollenbach) sarà ben visibile in tv.
Nike e Adidas hanno mantenuto solo i top club. Milan con Puma...
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