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  • Notte bianca per Fede, l’angelo biondo

    Notte bianca per Fede, l’angelo biondo

    • Marco Bernardini
    Sono trascorsi dodici anni. Tanta vita scandita da uragani di applausi, un bel po’ di fidanzati, titoli a nove colonne sui giornali, spot pubblicitari per promuovere biscotti per bambini tanto buoni e balsamo per i capelli, sorrisi, lacrime, polemiche, entusiasmi stellari e fatali stanchezze psico-fisiche.

    Malgrado tutto ciò, l’angelo biondo di Mirano è ancora qui. Tra noi, per farci sognare. Sopra il mondo che la osserva con legittima ansia augurandosi che le sue braccia abbiano ancora la forza e la potenza delle ali usate da lei come eliche per “tagliare” e spingere via l’acqua e farla volare verso il paradiso degli eroi. Noi con lei.
     
    Occhio all’ora. Nessun dorma, come suggerisce il maestro Giacomo Puccini il quale da impenitente sciupafemmine dell’epoca qual era sono certo che per lei si sarebbe beccato una cotta micidiale e sulla sua figura avrebbe composto un dolcissimo melodramma. Saranno le tre e diciannove minuti ora italiana.

    Federica Pellegrini,
    uno fra i tesori più belli e più preziosi dello sport made in Italy, si tufferà nell’acqua della piscina olimpica carioca per sfidare la micidiale svedese Sjostrom e la fuoriclasse americana Ledecky ma soprattutto se stessa e la sua storia di leggenda azzurra nei 200 stile libero. Non sarà facile. Anzi, proprio il contrario, un’impresa al limite dell’impossibile. Ma Fede ce la potrebbe anche fare. 

    E questa volta avrà importanza relativa il colore o il materiale della medaglia che, eventualmente, le penzolerà sul petto a cose fatte. Il bello e il bellissimo sarà, in ogni caso, poterla ammirare e amare ancora uno volta mentre sorriderà sul podio.

    Non come a Londra quando, delusa e deludente,  le scappò da annunciare “Adesso basta!” infondendo ansia e tremori ai suoi tifosi e ai suoi dirigenti federali. Conoscendola, testarda come un mulo “veneto”, era legittimo pensare che dicesse su serio. Ma, oltre che zuccona, Federica possiede un cuore e una sensibilità grande e alta come un grattacielo sky-line.

    Le fecero balenare l’idea, grandiosa per un atleta olimpico, che sarebbe stata lei la portabandiera per il nostro Paese. Un onore e un dolcissimo peso che nessuno può rifiutare. Ed eccola qui con in mano carta e penna per scrivere l’ Ultima Favola della leggenda Pellegrini. E noi la guarderemo. E noi la spingeremo con il mantra dei giorni migliori e più belli.

    E noi la rivedremo come, dodici anni fa, con quel suo volto da sedicenne che manco lei sapeva se credere oppure no all’impresa appena realizzata in una vasca di Atene. Eppoi ancora a Pechino dove, ancora fradicia di acqua, rispose secca a chi le chiedeva quale dedica voleva fare per l’oro appena conquistato: “A me stessa e basta”. Non era presunzione, ma legittimo orgoglio in risposta chiara e netta ai pettegoli e agli invidiosi della sua angelicità e della sua bravura.

    Insomma, unica Fede. Ecco perché non mettere in programma una notte bianca, quella che sta per arrivare, sarebbe un peccato mortale.
     

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