'The end', titoli di coda, molti lacrimoni e qualche timido applauso. Questo, anche senza troppa fantasia, è il finale ipotizzabile per il finale di campionato del Novara, che a Catania ha messo in mostra forse la faccia peggiore di sé. Novanta minuti o quasi in totale balìa delle onde catanesi (e non ho detto il Barcellona), e azioni pericolose solo sullo 0-3 e a partita ormai più che archiviata. Un passo indietro, forse due, rispetto alle ultime uscite.

Con la consapevolezza che rimanere tra i grandi a oggi è un miracolo sportivo mica da ridere, ancora più improbabile sentendo parlare di amnistia sportiva per i vari casi di calcioscommesse, si potrebbero fare alcuni accorgimenti tattici per andare, almeno una volta, a favore di quel pubblico che non ha mai fatto mancare il proprio sostegno o anche solo la propria presenza al 'Piola'.

Basta atteggiamenti passivi, basta difesa a oltranza, basta passare la partita a interrompere le trame altrui piuttosto che costruirle. La gente va allo stadio per divertirsi anche se la squadra ha evidenti limiti tecnici rispetto ad altre. Ma se per vedere un'azione pericolosa bisogna sperare in qualche disgrazia, diventa difficile. Può andare bene una volta, due se si è particolarmente fortunati. E poi? Poi passi novanta minuti a sbadigliare, a usare il cellulare, a parlare con l'amico di fianco.

Perso o non perso il privilegio di stare in serie A, la gente che paga ha il diritto di vedere uno spettacolo decente. Si prenderanno più gol cercando di attaccare di più? E chi se ne frega! Perché tanto a suon di zero a zero, quando ti va bene, non si va da nessuna parte. Siena, Lecce, Chievo hanno le potenzialità per battere squadre superiori attraverso il gioco. E proprio un gioco offensivo a volte ha dato loro una mano. Ma in ogni caso, nel bene o nel male, si è ammirato del calcio. A Novara ultimamente è una chimera.