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  • O Charuto do Timossi: 'Cinque motivi per preferire il campionato alla moglie'

    O Charuto do Timossi: 'Cinque motivi per preferire il campionato alla moglie'

    L’estate sta piovendo, parte un altro campionato di Serie A. Premetto subito che non ho il tempo, la voglia e probabilmente neppure il bagaglio adeguato, per presentarvi l’ennesima analisi socio-economica-sportiva scritta al fine di dimostrare che la crisi del campionato italiano è lo specchio della crisi della società italiana. Sono stato già abbastanza noioso? Lo sono stato. Allora mi limiterò a elencare brevemente, in cinque punti, altrettanti motivi per sorridere al ritorno del campionato. Cinque punti, ordinati dal più al meno importante.

    1) Nella cassetta delle lettere di tutta Italia (chissà se funziona così nella altre nazioni) sono stati appena consegnati i nuovi cataloghi Ikea per la stagione 2014/2015, la stessa dei campionati che stanno per iniziare. Nordli (la cassettiera che si trasforma) è una bella novità, forse la principale. Ma l’idea di passare tutte le domeniche a visionarla, da settembre a giugno, in tutti i centri del colosso svedese, a osservarla (e ammirarla e magari comprarla e quindi a trasportarla e poi montarla) impone una riflessione. La riflessione è questa: sarà meglio cercare una valida alternativa e passare qualche domenica allo stadio o davanti alla tv per seguire la squadra del cuore.

    2) Il secondo punto in qualche modo consegue dal primo. Se passate tutte le domeniche a fare shopping, con la famiglia, tra mobili monta da te e outlet, alla fine qualcosa vi toccherà anche comprare. Ma prima, allora, per non rovinarvi completamente la domenica, dovrete anche comprare un'auto nuova, almeno una familiare, meglio un suv perché c’è chi sostiene che più alto è il bagagliaio più facile sarà caricare la vostra cassettiera. Un’auto nuova costa, un televisore nuovo meno, anche perché le scorte non mancano, visto che l’Italia non ha vinto il Mondiale e l’offerta fatta da qualcuno (compra una nuova tv e se l’Italia vince in Brasile non la paghi), non deve essere stata un gran successo. Quindi, con un nuovo televisore, il nuovo campionato vi sembrerà più bello.

    3) Pato(logico) e mi spiego: è vero che anche il giovane Immobile (ultimo capocannoniere di Serie A) è emigrato in Germania, che Balotelli è tornato in Inghilterra (dopo Manchester stavolta proverà a ripartire da Liverpool), che campioni affermati non ne sono arrivati, ma è vero pure che almeno fin qui non si segnala un particolare afflusso di casi Patologici come appunto l’ex Pato (ex Milan, ex di Barbara Berlusconi per molti pure ex atleta). E allora sarà bello vedere come andrà a finire con la sorpresa Bernardeschi (Fiorentina); capire se Berardi (Sassuolo), Gabbiadini (Sampdoria) e Perin (Genoa) sapranno confermarsi; se sarà davvero l’anno del lancio definitivo di Icardi e a proposito di Inter sono pure molto (moltissimo) curioso di vedere come ringhia in campo il cileno Medel, uno che è cattivo pure per i suoi connazionali cileni e che ha certi bernoccoli sulla testa che promettono davvero grandi soddisfazioni.

    4) La Juventus, che con Antonio Conte in panchina ha vinto tutto, ha cambiato allenatore. La Juve divide di solito, magari è un luogo comune, magari no, comunque si dice che la puoi amare oppure odiare. Chi la ama sarà curioso di vedere come il nuovo tecnico Allegri (bravo allenatore, molto bravo, è il mio personale parere) riuscirà a vincere imponendo il suo gioco, diverso per filosofia e pure metodi da quello di Conte. Chi odia la Juve potrà godere degli eventuali fallimenti di Conte.

    5) Eccoci alla fine. Enzo Bearzot resta per me un mito insuperabile, lo è perché mi ricorda il mio impareggiabile nonno Francesco che non c’è più e perché con la buonanima di Bearzot abbiamo vinto il più bel Mondiale della mia vita. Lui diceva: “Il calcio pare essere diventato una scienza, anche se non sempre esatta. Tuttavia, per me, si tratta prima di tutto e soprattutto di un gioco”. E allora come fai a non amare un gioco che sta per ricominciare? Esatto, non puoi.


    Giampiero Timossi (giornalista Il Secolo XIX)
    Su Twitter: 
    @GTimossi

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