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  • Orgoglio Mandelli: |'In campo per sognare'

    Orgoglio Mandelli: |'In campo per sognare'

    Da Beretta a Di Carlo. In mezzo la sua storia. E quella del Chievo. Davide Mandelli è figlio dell'infinito. Otto anni in gialloblù. Segnati da momenti di gioia e di sofferenza. Ma la vita, si sa, va sulle montagne russe. Vinci e ti esalti. Retrocedi, e ti rialzi. Al Chievo hanno apprezzato lo spirito di Davide. Titolare nella testa. Sempre pronto alla battaglia. Mandelli ha vissuto un pezzo di favola, e si è ritagliato uno spazio tutto suo nella «hall of fame» del club della Diga. Perché non si possono dimenticare alcune foto della sua avventura veronese. La prima rete in A a San Siro contro l'Inter. O il gol salvezza infilato in mischia al Bologna nel concitato finale della stagione 2004- 2005. Mandelli è quello che arriva sempre nel posto giusto al momento giusto. L'anno scorso il suo contratto andava in scadenza. La società lo ha chiamato e ha provveduto. Un anno ancora insieme non è un premio. Ma rappresenta la voglia di continuare a vivere in compagnia il fiero viaggio dei gialloblù a cavallo del sogno.

    Mandelli, il Chievo cambia faccia ma per lei c'è sempre spazio…
    «Mi sento qui ormai da una vita. Sono abbastanza in là con gli anni, ma penso di poter dire ancora la mia. Non ho mai avuto paura, ho sempre preso per mano le mie responsabilità. Qui non si invecchia, qui ci si diverte».
    E poi c'è Di Carlo. Un ritorno al passato. Anche per lei?
    «Bella cosa. Perché ci conosciamo già. Il mister ha lavorato con molti di noi, e ha lasciato al Chievo un patrimonio importante. Quindi, alla ripresa della stagione ci siamo trovati a lavorare su qualcosa che conoscevamo già. Credo che questo ci avvantaggi. Con Di Carlo, comunque, tutti sanno di dover lavorare duro e di non poter mollare mai, questo è già un buon punto di partenza».
    Rispetto alla scorsa stagione la squadra è cambiata davvero poco. Ci sarà ancora qualche ritocco. Ma forse il Chievo va già bene così…
    «Sì, ci saranno dei nuovi arrivi, ma questo non è un discorso che mi compete. Il gruppo è compatto, solido, si conosce bene. Ha superato mille burrasche. E questo aspetto è da considerarsi molto importante».
    Il passo successivo potrebbe essere quello di tornare tra le prime dieci d'Italia?
    «È un Chievo che sa che deve lottare per raggiungere la salvezza. E allo stesso tempo vogliamo migliorare, se possibile, la nostra posizione di classifica. Nell'ultimo torneo abbiamo chiuso all'undicesimo posto. Proveremo a fare meglio. Ma in testa resta sempre chiaro un concetto: dobbiamo salvarci, e dobbiamo farlo il prima possibile».
    Cosa le piace di questa squadra?
    «Abbiamo un'identità precisa, lottiamo su ogni pallone. L'organizzazione di gioco è il nostro punto di forza ormai da tempo. Lo spirito di battaglia è qualcosa che fa parte del nostro Dna».
    Mandelli, ripercorrendo la sua storia al Chievo, qual è il momento che vorrebbe rivivere all'infinito?
    «Qualificarci per le competizioni europee è stata una grandissima emozione. E rivivere quei momenti sarebbe bellissimo. Sarebbe bello ritrovarsi lì. E quando andiamo in campo, lo facciamo sempre per difendere il nostro calcio, le nostre idee. Ma anche i nostri sogni».
    Sente nostalgia di qualcuno? «L'addio di Marcolini non mi lascia certo indifferente. Ormai eravamo assieme da cinque anni. Lui, però, ha iniziato subito un cammino diverso. E quindi siamo felici per Michele».
    La partita che ricorda con maggior piacere?
    «Ce ne sono tante. E spesso mi sono ritrovato protagonista. Ma il primo gol in serie A a San Siro contro l'Inter (stagione 2004-2005, Inter-Chievo 1-1), per di più per un tifoso milanista come me, è stato davvero il massimo. Spero accada ancora».
    Quest'anno il Chievo festeggia il suo decimo anno in serie A. Quale significato vuole dare a questa nota statistica?
    «Il Chievo non è improvvisazione. Ma penso che siano i risultati a dirlo. E da molto tempo anche».


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