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  • Orlandi a CM: 'Sacrifici e valori, così noi agenti under 35 vogliamo essere una speranza per i giovani'

    Orlandi a CM: 'Sacrifici e valori, così noi agenti under 35 vogliamo essere una speranza per i giovani'

    • Francesco Guerrieri
    29 anni e non sentirli. Anzi, no. Alessandro Orlandi se li sente tutti: 'E' dal 2010 che faccio il procuratore, ma ogni anno che passa ne vale almeno sei. Come quelli dei cani". Scherza Orlandi, col suo Jack Russell Happy che abbaia in sottofondo: "E' la nostra mascotte". Classe '91, Orlandi è il fondatore e CEO della Studio Assist e Partners: "La nostra agenzia nasce nel novembre 2010 a Brescia e oggi ha sede a Novara" racconta. Sono stati i primi a credere nel calcio femminile in Italia: "Abbiamo iniziato ad investire anche sul movimento in rosa all’inizio del 2015, questa area ormai è diventata un’attività importante per la nostra struttura. Gestiamo il percorso delle nostre clienti con un servizio a 360°, dall’area sportiva e commerciale al marketing personale, fino arrivare alla comunicazione avanzata e la tutela legale". L'agente aziona la macchina del tempo e fa un salto nel passato, ripercorrendo i 10 anni della sua agenzia a Calciomercato.com.

    Si ricorda il primo giorno?
    "Come fosse ieri. Quando siamo andati dal notaio per fare la registrazione avevo 19 anni: ero timoroso e incuriosito, avevo appena cominciato l'università e mi ritrovato in un contesto del genere mai vissuto prima".

    Come ha iniziato a fare l'agente?
    "Fino a qualche mese prima giocavo nella Pro Vercelli e quando la società fallì mi sono reso conto che mi si era spento il fuoco dentro, non avevo più stimoli e l'allenamento era più un dovere che un piacere. Il calcio giocato sicuramente non perdeva nulla col mio ritiro... Per due mesi ho lavorato con un avvocato, occupandomi dell’area sportiva, poi piano piano mi sono fatto strada in questo mondo".

    Qual è l'avversario più forte che ha affrontato da giocatore?
    "El Shaarawy ai tempi della Primavera del Genoa. Era sotto età, faceva l'attaccante esterno a sinistra e rientrava sempre per calciare di destro. Io ero un centrale di difesa che impostava, ma contro avversari come lui c'era poco da costruire il gioco".

    Quant'è stato difficile partire da zero con la sua agenzia?
    "Molto. Abbiamo preso tante porte in faccia perché non avevamo un passato, non eravamo conosciuti e non avevo un cognome celebre. A distanza di dieci anni posso dire che la differenza d'età si percepisce ancora un po', ma rispetto a prima c'è un rispetto diverso perché abbiamo una storia operativa fatta di lavoro, sacrifici e risultati. Abbiamo individuato tanti giocatori che ora sono ad alti livelli andando a vedere allenamenti sotto la pioggia o nei ritiri precampionato mentre tutti erano in vacanza".

    Orlandi a CM: 'Sacrifici e valori, così noi agenti under 35 vogliamo essere una speranza per i giovani'

    Qual è il vostro obiettivo?
    "Portare avanti una metodologia diversa rispetto a quello che è stato negli ultimi 30/40 anni. Vogliamo dare una speranza a tanti giovani, dimostrando che lavorando con valori e principi si arriva al risultato. La scorciatoia ha una vittoria a breve termine". 

    Chi è stato il vostro primo giocatore?
    "Si chiama Gabriele Franchino, ex capitano del Torino Primavera, oggi giocatore con circa 250 presenze in C, che è da sempre con noi. Eravamo insieme alla Pro Vercelli da quando avevamo 8 anni, è stato mio avversario quando giocavo a Novara, e siamo stati compagni di scuola alle superiori. L'aspetto umano è stato fondamentale, è uno dei segreti della nostra ricetta".

    Come reagivano i giocatori di fronte a ragazzi di 19 anni che volevano prenderli in procura?
    "Raccontavamo noi stessi e il nostro progetto, c'è chi si è fidato scommettendo su di noi e chi ha fatto altre scelte. Ammetto un po' d'imbarazzo di fronte a giocatori che avevano dieci anni più di me, alcuni li vedevo nelle figurine fino a poco prima. Ancora oggi c'è un pizzico di diffidenza dal punto di vista anagrafico, ma ai tempi chi ha sposato la nostra idea è perché si è sentito coinvolto completamente a livello emotivo, senza fare troppi calcoli".

    Com'è strutturata la vostra agenzia?
    "Siamo circa 20 persone, tutte under 35. C'è una netta divisione dei ruoli, ognuno si occupa della propria specialità. Lavoriamo facendo due grandi divisioni, geografica e anagrafica: dal punto di vista geografico tagliamo l'Italia in due macro aree, centro-nord e centro-sud e ognuno gestisce la sua zona di competenza; la parte anagrafica si divide tra chi monitora i settori giovanili e la Serie D e chi dalla C in su".

    Come vi coordinate?
    "Due anni fa abbiamo ideato insieme all’azienda torinese SportAssist, un gestionale ad hoc all'interno del quale facciamo di volta in volta un controllo sui tutti i clienti, sui giocatori monitorati, su chi li ha visionati, in quale partita e con gli allegati della distinta. La condivisione, la collaborazione e il controllo delle attività del team per noi è fondamentale".

    Orlandi a CM: 'Sacrifici e valori, così noi agenti under 35 vogliamo essere una speranza per i giovani'

    Quanto l'ha aiutata il passato da giocatore?
    "Tanto, la fortuna è stata proprio quella di aver vissuto uno spogliatoio e aver capito certi meccanismi. Come ha fatto anche Fabrizio Di Bella, ex Livorno, che davvero ha fatto il calciatore professionista e oggi è il responsabile della nostra area tecnica. Figura fondamentale per lo sviluppo e la gestione dei nostri ragazzi".

    Com'è cambiato il ruolo del procuratore in questi anni?
    "Dietro a un calciatore ormai c'è un'azienda o un’agenzia, non più il singolo agente. Siamo stati i primi in Italia a lavorare partendo dal concetto di società di servizi, un modello che all'estero funziona con successo da 30/40 anni nel calcio e anche in altri sport".

    Quali sono gli aspetti negativi del vostro lavoro?
    "I 'tradimenti' che ci hanno fatto alcuni giocatori. Non discuto la scelta di preferire altri colleghi, ma il modo in cui si interrompe il rapporto. Rimane comunque l'orgoglio di aver avuto il fiuto di individuare tanti giocatori presi da categorie minori o da settori giovanili nei quali a volte non erano protagonisti".

    In che modo il Covid sta condizionando il vostro lavoro?
    "Se devo conquistare la fiducia di una persona è più difficile e freddo farlo a distanza. Dall'altra parte però abbiamo portato avanti progetti per i quali prima non avevamo tempo, nel primo lockdown abbiamo lanciato iniziative mediatiche per dare visibilità alle tematiche più calde. C'è stato un restart di tante attività e anche noi da mesi abbiamo dovuto ritarare il nostro modus operandi. Dopo questo 2020 mi auguro che qualcosa cambierà anche nel calcio".

    Qual è stato il vostro affare più importante?
    "Ce ne sono stati diversi, sicuramente il più impegnativo e soddisfacente, oltre che il primo di un certo calibro, non si puó dimenticare. E' stato il trasferimento di un giocatore dalla Serie A italiana in Inghilterra a parametro zero. Un'operazione impostata circa un anno prima insieme a un mediatore internazionale durante Monaco-Feberbahçe. Ma quella alla quale sono affettivamente più legato è un'altra".

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    Ce la racconti.
    "Quella di Elena Linari dalla Fiorentina all'Atletico Madrid. Era in scadenza di contratto a luglio, a febbraio siamo andati a Madrid per firmare in gran segreto per la stagione successiva. Ci hanno fatto fare il tour del vecchio stadio Vicente Calderon e abbiamo firmato proprio lì i contratti. L’anno successivo, le firme per il rinnovo triennale, sono arrivate al Wanda Metropolitano. Poi, quest'estate è arrivato il trasferimento al Bordeaux dopo una trattativa di tre mesi in cui l'Atletico ha fatto di tutto per tenerla a Madrid. Essendo una calciatrice professionista, l’attività con Elena è pari a quella che svolgiamo con i colleghi del maschile, non solo come azienda che supporta il suo percorso come con le altre calciatrici in Italia ma suoi agenti a tutti gli effetti".

    E il rimpianto più grande?
    "Bruno Fernandes. Quando arrivò a Novara Paolo Faragò, ai tempi uno dei nostri primi assistiti, mi parlava benissimo di questo ragazzino portoghese ancora senza transfer, andai a vederlo in allenamento ed effettivamente sembrava un fenomeno. Ci incontriamo grazie a Vicari, che ha fatto telefonicamente da tramite: quando gli abbiamo raccontato il nostro progetto e il nostro modo di lavoro gli è piaciuto molto, ma è rimasto fedele al suo agente storico che ha ancora oggi. Tanto di cappello, fossero tutti come lui ci sarebbe molta più riconoscenza in questo ambiente. Per noi è comunque un orgoglio che un campione ci avesse dato la sua disponibilità e interesse a incontrarci".

    Che messaggio vuole mandare ai giocatori?
    "Alle nuove generazioni dico che non esiste un agente migliore o peggiore, ma quelli che tengono più o meno all’atleta, pianificando professionalmente e con trasparenza il percorso sportivo che ritengono più giusto. Spesso un giocatore viene acciecato dalla popolarità di un procuratore lasciando invece chi avrebbe dato l'anima per lui, mettendo l’arrivismo sfrenato o altri interessi davanti ai valori umani".

    Progetti futuri?
    "Tra qualche giorno inaugureremo un'importante struttura dedicata solo ai servizi sul femminile, si chiamerà Assist Women. In questo campo vogliamo diventare una delle aziende di riferimento a livello internazionale. In più abbiamo lavorato anche su progetto dedicato agli Esports, curato dal nostro responsabile ricerca & sviluppo Davide Tessaro, che a breve andremo a presentare insieme ad un’agenzia specializzata di Novara".

    @francGuerrieri

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