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  • Osimhen, il gesto fuori luogo al cambio è colpa della rottura tra Spalletti e De Laurentiis

    Osimhen, il gesto fuori luogo al cambio è colpa della rottura tra Spalletti e De Laurentiis

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il gesto di questa settimana è quello di Osimhen, che va su tutte le furie quando Spalletti lo sostituisce nel corso di Napoli-Inter. Mancavano venti minuti alla fine, quando il centravanti nigeriano è sbottato, se l’è presa - platealmente - con Spalletti.

    Il Napoli aveva appena segnato, due minuti prima con Anguissa. Reazione esagerata quella di Osimhen? Sì. Del tutto fuori luogo, inopportuna, sbagliata per i modi e per il contesto in cui è maturata. E’ sempre spiacevole vedere un calciatore sostituito che prende il cambio come un’offesa personale, dimenticando che - per rispetto al compagno pronto ad entrare e per rispetto del suo allenatore che fa le scelte - dovrebbe invece manifestare un atteggiamento completamente diverso. E’ difficile anche individuare qualche giustificazione.

    Dice: Osimhen era frustrato perché non era riuscito a segnare. Embè, e allora? E’ forse una giustificazione questa? Dice: Osimhen, che ha già segnato 23 gol e che è in testa alla classifica dei marcatori del campionato, vuole incrementare il suo bottino e tenere lontano Lautaro Martinez, fermo a quota venti, distante tre gol. Embè? E’ forse una giustificazione questa? Non scherziamo. Forse Osimhen si ritiene intoccabile, chi lo sa. Quest’anno è stato sostituito 15 volte, ha giocato per intero 13 partite, è entrato 2 volte dalla panchina, ne ha saltate 6 per infortunio. Crediamo invece che dietro la spropositata reazione di Osimhen ci sia un’altra piccola verità. I calciatori annusano l’aria, capiscono sempre fin dove possono spingersi. Lo avvertono con l’istinto, prima ancora che con il ragionamento. E Osimhen ha colto l’aria che tira intorno al Napoli da qualche giorno, da quando cioè lo scudetto è stato vinto.

    Lo strappo tra Spalletti e De Laurentiis, la sensazione della fine di una storia che - tutti insieme - hanno scritto. Il sentore di un addio che a questo punto - e dopo le parole di Spalletti - dovrà essere solo ufficializzato.
    I calciatori - queste cose - le annusano. E allora si permettono cose che altrimenti gestirebbero in maniera diversa.

    Per esempio sfogarsi per una sostituzione a venti minuti dalla fine durante una partita che non conta nulla, spingere via per due volte un assistente dello staff tecnico, urlare a favore di telecamera un paio di insulti, maledicendo il mondo e chi in quel momento - ah, lesa maestà - lo sta sostituendo. Già sapendo che Spalletti non sarà più il tuo allenatore l’anno prossimo. Fantozzi diceva: e rutto libero. Noi proviamo ad essere più eleganti. Tana liberi tutti, si dice così, no?

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