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  • Osvaldo:| 'Roma bella e difficile'
Osvaldo:| 'Roma bella e difficile'

Osvaldo:| 'Roma bella e difficile'

Il problema forse è che pensa troppo. È lui stesso ad ammetterlo Daniel Osvaldo, nella lunga intervista in cui racconta la sua vita fatta di grandi passioni (i figli, la musica, il gol) e anche di eccessi (di critiche ma anche di autocritica). «Quello che mi fa arrabbiare è che si dica che io sia un menefreghista e allo stesso tempo un tipo nervoso. Ditemelo voi: mi sta a cuore o no quello che faccio? Io dico di si». Esordisce così la sua confessione a Sportweek. E poi: «Certo, non è facile questo mio momento perchè gli errori sono stati tanti. Sono un attaccante e vivo di gol e se manca quello sembra manchi tutto. Ma quando leggo sui giornali che la mia non sarebbe un’annata positiva e contemporaneamente sarebbero interessate a me squadre come Chelsea, Tottenham e Juventus, non mi tornano bene i conti. Se qualcuno pensa a me, immagino sia perché qualcosa di buono l’avrò pur fatto, no? Quando si parla del sottoscritto non è difficile ascoltare cose contraddittorie».

Non le manda a dire, Osvaldo, però è anche onesto: «Forse in qualche occasione ho tenuto un atteggiamento sbagliato, che non mi ha aiutato. E a livello di numeri non nascondo che mi aspettavo di fare qualcosa di più, ma sono comunque contento di quel che ho combinato». La seconda stagione nella Roma si è rivelata molto più complicata del previsto: «Roma è una piazza molto calda e appassionata, bella per tanti aspetti, non facile per altri. Me ne sto accorgendo soprattutto in questo periodo. Mi dà fastidio soprattutto la critica gratuita fatta con cattiveria e le bugie delle radio locali. Sono tantissime e poiché devono dire per forza qualcosa, piuttosto che tacere inventano. Si parla di tutto tranne che di calcio, ormai lo so, ma questo brusio fatico a digerirlo. Un giorno qualcuno ha scritto su un sito che era morta mia mamma. Mi svegliarono alle 7 di mattina per dirmelo, piangevo spaventato, chiamai subito casa e scoprii che non era vero. Non c’è molto da aggiungere. Anzi, si, sia chiaro che in tutte queste vicende non mi sto riferendo ai nostri tifosi. La città mi piace molto, ma vorrei godermela di più».

E sì che di città ne ha girate, nella sua carriera: «È la mia indole, sono un po’ nomade. A volte ho cambiato per chiudere con una piazza con cui non c’era più feeling; altre volte mi sono guadagnato sul campo la possibilità di andare a stare meglio. La Roma è arrivata così, una grande opportunità conquistata a suon di gol. Cosa mi manca? La famiglia, gli amici e soprattutto il mio primo figlio, Gianluca, che ha 7 anni ed è ancora lì. Per fortuna ora vivo con la mia fidanzata Jimena, la sua presenza mi dà forza. Con lei vicino ho molta meno nostalgia di casa. La scelta dell’Italia è stata naturale, del resto avevo già esordito con l’Under 21. Il calcio italiano ha sempre avuto fiducia in me, ancora oggi Prandelli continua a seguirmi con attenzione. Se aggiungo che i miei figli sono tutti nati qui non posso che essere fiero di questa decisione»Capitolo hobby.«Oltre alla chitarra elettrica, ne ho una classica. Prendevo lezioni da un maestro, quando ho imparato i primi accordi e ho iniziato a strimpellare da solo ho smesso. Ho sbagliato, perché adesso mi sono incartato. Però la musica è una grande passione e ho un buon orecchio. Il mio gruppo preferito sono i Pink Floyd, solo dopo arrivano gli Stones, che però adesso ascolto spesso per certi brani un po’ tragici. Penso troppo, con me stesso sono molto critico». Quanto alla felicità, «è uno stato d’animo e talvolta non c’è. Ma io sono uno che non si accontenta mai. In questo periodo essere sereno, in pace, è quello che un po’ mi manca».

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