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  • Otto, Fabio e la carica dei vecchietti
Otto, Fabio e la carica dei vecchietti

Otto, Fabio e la carica dei vecchietti

Chissà, forse è davvero un paese per vecchi il Sudafrica. Sarà per questo che circa un terzo delle nazionali che parteciperanno ai Mondiali ha deciso di mettere il proprio destino nelle mani esperte e mature, pure troppo, di allenatori ultrasessantenni. Così scorri sull'almanacco le foto dei ct e rimani folgorato da quella che sembra una razza a parte, un'armata grigia e feroce di nonni sempre adolescenti in tuta acetata, guerrieri con la mascella tetragona di certe generazioni lontane e l'energia di un reattore nucleare, vecchietti mannari pronti a tutto, persino a plagiare giovani imberbi e talentuosi pur di vincere qualche partita e, soprattutto, di sentire ancora un'altra volta quel brivido vitale, quell'odore del sangue, che li ossessiona da quando sono nati. L'agonismo. L'epigono di questo strano tipo di ragazzo fuori corso è il tedesco Otto Rehhagel, ct amato dalla Grecia, dove hanno preso a chiamarlo Rehacle, con il riferimento mitologico ad Eracle, il figlio di Zeus. Uno che è passato attraverso la guerra mondiale, la guerra fredda e la caduta del muro, che ha vissuto un paio di rivoluzioni calcistiche, ha vinto un Europeo con la Grecia praticando uno dei più perfetti catenacci della storia, e che adesso si prepara a stracciare il record di Cesare Maldini, che fino ad oggi era l'allenatore più anziano ad avere mai disputato un Mondiale: aveva 70 anni. Segue a ruota la leggenda brasiliana oggi ct del Sudafrica Carlos Alberto Parreira, al suo sesto Mondiale.

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