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  • Palermo a Bergamo:| È mancata l'intensità
Palermo a Bergamo:| È mancata l'intensità

Palermo a Bergamo:| È mancata l'intensità

  • D.V.

A Bergamo il Palermo non ha ripetuto la straordinaria prestazione offerta contro l'Inter. Diverse le motivazioni, diverso l'avversario (che ha corso più dei rosa e a tratti con più convinzione), diverse le condizioni ambientali. In aggiunta s'è giocato a lungo su un terreno paludoso che non ha favorito la più tecnica squadra di Mangia, soprattutto quando è andato sotto. Non è stato un bel Palermo e non è stata una gran partita, tanto come prima conseguenza facciamo fatica a valutare i due portieri. Entrambi praticamente inoperosi.

E dire che le due squadre sembravano schierate con tanti giocatori offensivi. Ma la tattica e la paura di perdere ha prevalso. Mangia ha rinunciato al pressing che aveva stroncato l'Inter preferendo aspettare gli avversari per ripartire (comprensibile), Colantuono ha attaccato, ha aggredito il Palermo, senza però mai scoprirsi, tanto che Moralez ha giocato praticamente a centrocampo, dove l'Atalanta ha sempre avuto un uomo in più e Schelotto, pur mettendo alle strette Balzaretti, s'è spesso trovato sulla linea dei difensori. Risultato: due squadre contratte, ben organizzate in difesa nonostante la vocazione offensiva di gran parte dei suoi giocatori ma pochissime conclusione a rete.

Peraltro quella decisiva, quella che ha segnato la partita, è arrivata durante quel paio di minuti in cui il Palermo s'è trovato con un uomo in meno per l'infortunio di Alvarez, che nel tentativo di scattare sulla sinistra s'è stirato. Mangia ha mandato a scaldarsi Zahavi e nel frattempo - con i rosa in dieci - l'Atalanta ha segnato con un gol su cui l'assetto difensivo rosanero non ci è sembrato prefetto. La gara è vissuta in pratica su questo episodio, che ha consentito alla formazione di Colantuono di chiudersi, aspettare e all'occorrenza spazzare via in tribuna.

Non si può dire che al Palermo sia mancata qualità, semmai è mancata l'intensità, a tratti il ritmo e nei momenti cruciali, nel finale, la lucidità. Troppi tiri da posizione impossibile, troppi spunti individuali contro grappoli di avversari alla cintola, troppi lanci lunghi sperando nell'errore degli avversari, se vogliamo anche troppi leziosismi. Problemi che erano messi nel conto e che Mangia dovrà pian piano risolvere, partendo magari dalla principale contraddizione della gara di Bergamo: un Palermo costruito per attaccare, con quattro giocatori molto offensivi, ha rischiato poco e ha subito l'unico gol quando s'è trovato in inferiorità numerica. Ma non ha prodotto una sola occasione da gol.

(Giornale di Sicilia)

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