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  • Palermo, chi è Mangia? 'Lo Special One italiano in campo era scarsissimo'

    Palermo, chi è Mangia? 'Lo Special One italiano in campo era scarsissimo'

    • Simone Togna

     

    Dopo l’esonero di Pioli molti palermitani forse avranno storto il naso nell’apprendere che il nuovo allenatore dei rosanero è Devis Mangia, il tecnico proveniente dalla Primavera, un mister sconosciuto ai più, chissà un dead man walking pronto a lasciare mestamente la nuova panchina alla prima sconfitta.
     
    Ebbene tutte queste convinzioni potrebbero cadere ben presto. Perché mister Mangia è uno che la A se l’è guadagnata sul campo, con il duro lavoro e la passione, e non ci è arrivato grazie ad un passato da calciatore importante, bensì proprio perché lui questo lavoro lo sa svolgere davvero egregiamente.
     
    E per conoscere a fondo il personaggio sia a livello umano che lavorativo, calciomercato.com ha intervistato in esclusiva due ex calciatori del Varese Primavera dei miracoli, quello che per intenderci l’anno scorso, guidato proprio dal tecnico lombardo, dopo ben 25 anni in cui la formazione bianca e rossa non esisteva proprio a livello giovanile, è arrivata in semifinale nel Torneo di Viareggio e si è laureata vice campione d’Italia.
     
    Paolo Marchi, giovane ex Inter, ora difensore del Carpi, uno che tanto per intendersi si è allenato anche con la prima squadra dei nerazzurri, è certo che Mangia in Sicilia farà benissimo, e che addirittura fra qualche anno si parlerà di lui come lo Special One italiano: “Mangia è un grandissimo motivatore, si ispira a Mourinho, anche lui ha qualcosa di speciale. Ovviamente è bravo pure nella tattica pura, ma il suo maggior pregio è quello che tira fuori il meglio da ogni calciatore. Noi prima delle partite entravamo carichi a mille, ci trasmetteva una carica agonistica devastante” – spiega il terzino che si ispira nel gioco a Maicon (anche se Marchi gioca sulla fascia sinistra) e che ha come modello di riferimento Ivan Cordoba -. “Prima dei match tirava fuori il computer e ci mostrava scene epiche di film come il “Sapore della Vittoria” o “Ogni Maledetta Domenica”. Risultato: eravamo dei leoni, bruciavamo l’erba, per noi nessun obiettivo era precluso. Un metodo che mai avevo provato, ma davvero vincente, e questo proprio grazie al mister”.
     
    E che si sia trattato di un metodo vincente lo dimostrano proprio i risultati:  ”Il Varese non aveva una squadra giovanile, siamo tutti stati acquistati velocemente, puntavamo a fare bella figura e niente di più – spiega Marchi - poi grazie al lavoro col mister abbiamo ottenuto dei risultati spaventosi, e fino a pochi secondi dalla fine della finalissima Scudetto eravamo campioni d’Italia”.
    Marchi passa poi ad elogiare Mangia come la persona: “Io non ho mai avuto un rapporto così bello con un allenatore. Lui ti tratta da calciatore professionista, ti dice le cose in faccia e pretende che tu faccia lo stesso. Non ci sono figli e figliastri .Ma  con lui poi si può anche scherzare, si può parlare e ci si può confrontare. In questo modo ha ottenuto il rispetto e l’ammirazione di tutta la rosa. Ed è proprio grazie a queste doti che farà benissimo al Palermo, si farà rispettare dalla stampa e non sarà mai Zamparini a mangiarselo, ma semmai avverrà il contrario”. Marchi chiude svelando l’unica grande pecca di mister Mangia: “Meno male che è passato ad allenare, da giovane faceva il portiere, era scarsissimo, manco si buttava, e anche sotto questa accezione negativa ricorda lo Special One”.
     
    Ma anche Dario Toninelli, ex Beretti del Milan, e ex terzino destro del Varese Primavera, usa solo parole dolci per il suo ex tecnico: “ Per noi è stato come un padre. Ci ha insegnato tanto sia sotto l’aspetto umano che sotto quello calcistico. E insieme ci siamo presi delle belle rivincite. Noi calciatori abbiamo dimostrato di poter giocare ad alti livelli, lui che era passato dalla C2 alla Primavera, ha fatto vedere di che pasta è fatto. Il mister aveva portato, anni fa, il Varese dall’Eccellenza alla C, è un uomo con la U maiuscola, adatto ad allenare sia i giovani che in serie A”.
    Il difensore, ore al Latina, svela poi che Mangia non motivava i suoi giocatori solo con le scene tratte dai film: “Spesso prima dei match ci mostrava anche le immagini delle nostre partite, le azioni dove segnavamo, che erano intervallate da frasi celebri che ti caricavano al massimo e che ti facevano venire voglia di spaccare il mondo. Il mister diceva sempre che prima di entrare in campo dovevamo pensare a qualcosa di positivo che ci era successo”.
    Toninelli, convocato ad agosto dalla Nazionale Under 20 per uno stage, pensa che questa chiamata sia arrivata proprio grazie al suo ex tecnico: “Io ho passato 5 anni al Milan giocando come difensore centrale, lui mi ha spostato sulla destra e devo dire che ci ha preso in pieno”.
    Insomma se Marchi e Toninelli, chiamati da Mangia “i terzini d’assalto”, avessero davvero ragione, la Serie A potrebbe davvero aver trovato il suo Special One italiano”.  

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