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  • Palermo, Miccoli.| Il cuore prima di tutto

    Palermo, Miccoli.| Il cuore prima di tutto

    • D.V.

    Fabrizio Miccoli ha scelto. Come è spesso accaduto nella sua vita ha lasciato la logica sull'uscio di casa. Le ragioni del cuore, ha scritto Pascal, sono sconosciute a quelle della ragione. Fabrizio Miccoli ha rinunciato per giocare nel Palermo, secondo lo stile di un calciatore che mai ha imboccato la strada più facile.

    Alla Juventus, per esempio, aveva una carriera assicurata. Ma avrebbe dovuto rinunciare agli orecchini, ai tatuaggi (anzitutto quello di Che Guevara), insomma a parte di se stesso, in ossequio al severo protocollo bianconero. Non si piegò e Luciano Moggi per ripicca lo lasciò in pullman alla festa per lo scudetto. Lisbona, anni dopo, impazziva per il Pibe di Nardò, che in un football meno atletico poteva dar fondo al proprio talento; guadagnava tanto, ma anche quella volta scelse la strada del cuore, o della famiglia. Perché a Lisbona non esiste una scuola italiana e allora la piccola Swami (Diego non era ancora nato) sarebbe cresciuta cantando solo il Fado. E da lì arrivò a Palermo, rinunciando a quasi 300mila euro per stagione.

    Molte cose speciali ha fatto Fabrizio Miccoli per godere del privilegio di essere se stesso. Mica tanto normale che mandi a Merano, in incognito, la moglie di un suo amico per acquistare gli orecchini pignorati a Maradona per il debito col fisco italiano. Costo dell'operazione 25mila euro, valore commerciale dei gioielli 3.500. Ma quando Fabrizio li restituirà a Diego (il suo unico idolo calcistico) e la foto farà il giro del mondo lui sarà certamente felice.


    Perché Miccoli è un idolo che vive di idoli. Maradona nel calcio, John Cena nel wrestling
    , il secondo sport del bomber rosanero. Una passione smisurata, che lo porta a notti insonni per seguire le gesta dei suoi beniamini, illudendosi, come i bambini americani, che sia tutto vero. Lui è così: Miccoli e basta. L'anno scorso provò a esultare dopo un gol indossando la maschera di John Cena, ma gli fu subito vietato dalla federcalcio. E ci restò male.

    Fabrizio Miccoli fa parte di quell'esigua schiera di calciatori che rende il calcio ancora una cosa umana. Non solo per le sue gesta tecniche, ma per il modo di vivere questo sport. Dentro e fuori dal campo, per la gente e con la gente. Fa tanta beneficenza (non dovremmo dirlo ma è così), non rifiuta mai un autografo, una maglietta (il Palermo gli ha addebitato 15mila euro quest'anno per le casacche regalate) e all'occorrenza sposa pazze idee come ridare un'immagine a Corleone, di cui è cittadino onorario e dove trascorre ormai buona parte del tempo libero. E da quelle colline, mangiando la ricotta calda, Birmingham deve sembrare ancora più lontana.

    (Giornale di Sicilia)


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