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  • Palermomania:| Chissà cosa c'è sotto

    Palermomania:| Chissà cosa c'è sotto

    • Daniele Valenti

    Partiamo da uno dei tanti dati che certificano la supremazia del Napoli sul Palermo, i calci d'angolo: 14-2 per i padroni di casa. Fuori dai numeri, al 'San Paolo' il Palermo è stato un pugile all'angolo più o meno dall'inizio alla fine. La paura si leggeva negli occhi degli uomini di Rossi: palloni scaraventati lontano alla viva il parroco, corner concessi quando alle spalle non stazionava nessun avversario, ma solo il fantasma del terrore. Mai i rosa erano stati così inerti, come una nave che beccheggia nel pieno della marea. Tolta la tara degli oggettivi meriti del Napoli, al netto pesano anche alcuni demeriti del Palermo.

    Innanzitutto lo schieramento. Balzaretti a fine partita spiegherà che la difesa a tre ha inciso. Eufemismo da giocatore. In realtà quella retroguardia stretta con lui e Cassani più attenti a coprire che a offendere ha consegnato il centrocampo - ergo l'iniziativa - agli indemoniati azzurri di Mazzarri. Rossi avrebbe potuto confermare il modulo da campionato, il 4-3-2-1, puntando sul pur timido Rigoni o spremendo Liverani, che ha imboccato il viale del tramonto ma rimane pur sempre un concentrato di fosforo e sapienza tattica. Senza regista - squalificato Bacinovic, esautorato il buon Fabio - il Palermo è stato menomato anche dall'assenza di Pinilla, unico pivot in organico. Spariva così la residua possibilità di tenere su la squadra sfruttando i muscoli del bomber cileno, affaticato dopo il rientro dall’infortunio nel giovedì di coppa.

    Nonostante tutto, prima della partita avevamo accolto la difesa a tre come una buona idea in assenza dei due pesi massimi Armin e Mauricio. Buona per sfiatare il tarantolato Napoli per pungerlo poi in contropiede, arte dove il Palermo è maestro. Chiacchiericcio da poltrona. Perché di fatto i rosa raramente hanno messo il muso avanti e i tre tenori - Ilicic, Pastore e Miccoli - sono rimasti a fluttuare nel limbo della solitudine, impoveriti da una squadra troppo rintanata in trincea per essere vera. Il Palermo del 'San Paolo' è parso una bicicletta senza catena. Il campo ha dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, che quella rosa non è una formazione costruita per pensare già dopo il fischio d'inizio di rubacchiare un pareggino.

    Qualche punto interrogativo resta. Non era mai successo che Rossi rifuggisse le telecamere cercando asilo nel pullman, nemmeno quando il Palermo era stato fatto a pezzi. E ancora non ci capacitiamo del perché un tecnico innamorato del suo credo calcistico si sia auto-sconfessato con una difesa a tre che ha tolto Liverani al centrocampo. Un esperimento complicato, forse da evitare contro avversari tanto in palla. Dopo lo Sparta Praga, Zamparini aveva dichiarato che 'Liverani e Pastore non possono giocare insieme'. Tossine da interviste presidenziali? Qualche discussione più accesa del solito?

    A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca… anche perché il maestro Delio non ha parlato nemmeno oggi, come aveva fatto pensare la società in un primo momento. Oltre alla dietrologia, a bocce ferme restano la splendida partita del Napoli e l'altra faccia di un Palermo giovane e quindi fisiologicamente ondivago. Per favore, che non si istruiscano processi: Pastore e Ilicic, ieri pressoché assenti, hanno 21 e 22 anni. Età nelle quali l'incoscienza fa il male ma anche il bene. Nel loro caso, più spesso il bene. A patto di non mortificare la natura di una squadra intera.

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