Zamparini si è detto 'sconcertato'. Noi più che altro siamo stupiti, perché a Palermo di addii inopinati se ne sono consumati parecchi. E se non di rado il patron si era macchiato di colpe nelle separazioni traumatiche, questa volta ci sembra proprio che Zamparini abbia fatto tutto il possibile e anche oltre per mettere a suo agio Panucci. A quanto pare, l'ex responsabile dell'area tecnica si sarebbe imbufalito alla dicitura 'ds' per Perinetti, che tornerà a Palermo in qualità di vicepresidente esecutivo con la tendenza a occuparsi anche dell'area sportiva. Nulla di strano, ripercorrendo la sua lunga e brillante carriera.

'Non riesce a dimenticare che non è più un calciatore, ma un dirigente', ha spiegato Zamparini, centrando il punto. Panucci voleva carta bianca, 'una squadra tutta per lui (battuta del patron, ndc)', ma nelle società di calcio - e non solo - l'andazzo è un altro. L'imprenditore friulano auspicava un lavoro d'equipe tra lui, Cattani e Perinetti, con l'ultima parola che spetta sempre al presidente. A Palermo funziona così, che piaccia o no. Ci sembra paradossale che Panucci abbia perso la testa per questo: sapeva a cosa andava incontro, e un buon dirigente non può 'creare problemi anziché risolverli'.

Peccato, perché Christian aveva tutte le carte in regola per funzionare anche dietro la scrivania, distillando in viale del Fante la grande esperienza maturata sul campo. 'È un ragazzo con molte potenzialità ma non preparato dal punto di vista caratteriale'. La chiosa di Zamparini forse racchiude al meglio lo spirito della querelle, dalla quale Panucci esce visibilmente ridimensionato. Zamparini avrà una personalità elettrica, anche accentratrice, ma Christian ha perso una grande, grandissima occasione. Tra l'altro rinunciando a 450mila euro a stagione per tre anni, che di questi tempi non è roba da poco. Evidentemente Panucci è un uomo particolare. Anche in questo.