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Palermomania: più di quel 29 maggio

Palermomania: più di quel 29 maggio

Due squadre che per motivi diversi stanno male. Il Palermo che ha sbagliato tutto nell’anno sbagliato e continua a contare le occasioni perse. L’Inter che fa la conta degli infortunati mentre sfoglia la margherita del suo futuro: Stramaccioni sì o no, il necessario cambio generazione che si avvicina, la cura dimagrante degli stipendi imposta dal fair play finanziario e dal buonsenso. In mezzo ci sono 24 punti di differenza e il cuore caldo degli obiettivi residui a pompare motivazioni nella sfida di domenica pomeriggio. L’Inter millanta ancora possibilità di Champions, il Palermo sogna la salvezza.

Sembrano passate una vita e un’era calcistica da quel 29 maggio 2011, quando 40mila bocche rosanero spingevano il Palermo verso il primo trofeo della sua storia, trofeo che finì tristemente a rimpinguare la bacheca di un’Inter già satura di Coppe Italia. Ma se il presente conta più della storia, la partita di domenica è decisamente più importante di quella finale: restare in Serie A, psicologicamente ed economicamente, è imprescindibile per mantenere in vita il binomio tra la città di Palermo e i suoi tifosi. L’eventuale, fin qui anche probabile retrocessione avrebbe conseguenze drammatiche.

Di motivazioni tecnico-tattiche potremmo raccontarcene fino a notte fonda. Il Palermo gioca meglio contro avversari che amano costruire anziché distruggere, l’Inter è un lazzaretto itinerante sin da inizio stagione e ha in infermeria i suoi migliori giocatori, quando vede nerazzurro Miccoli prorompe in un’erezione sportiva. E ancora, ancora e ancora. Ma se il Palermo langue al penultimo posto è per una questione tecnico-tattica preponderante: è una squadra modesta. Dunque è inutile vivisezionare dall’esterno una partita che presumibilmente sarà decisa da un episodio, in un senso o nell’altro. Più della testa conta il cuore, più di una cervellotica disamina conta il caso. La posta in palio è altissima, molto più di una Coppa Italia.

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