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  • Palermomania: si scrive Hellas Verona, si legge Real Madrid

    Palermomania: si scrive Hellas Verona, si legge Real Madrid

    La partita più brutta con il risultato più bello. La domenica sportiva dei tifosi rosa può essere riassunta in questa frase, un concentrato di emozioni lunghe novantatré minuti e culminate in un triplice sospiro di sollievo. Quante palpitazioni per i sostenitori palermitani: non uno ma ben due rigori assegnati al Carpi ed entrambi sbagliati da una vecchia conoscenza come Jerry Mbakogu (o se preferite, neutralizzati da Marchetti).

    Analizzando la partita, qualcosa in più si poteva - e doveva - fare: la supremazia della squadra di Paulo Sousa ha fatto la differenza, in una gara dove le motivazioni (molte di più in casa Palermo) quelle si, dovevano fare la differenza. Ed invece, il coniglio dal cilindro l’ha uscito ancora una volta Sorrentino. Oltre che il palo sull’occasionissima di Kalinic: per la serie, quando deve andarti bene dall’alto hai qualche tifoso in più.

    Adesso, potrebbe essere anche riduttivo definire quella di domenica come una ‘partita della vita’. E chi se ne frega se il termine ‘finale’ sia stato abusato in più di una circostanza nelle ultime settimane: contro un Hellas Verona ormai tra i cadetti ed orfano di Luca Toni (complimenti a lui per la straordinaria carriera, rifiorita nei due anni in Sicilia) e con la tensione alle stelle. Gilardino e compagni commetterebbero un clamoroso errore a pensare che sia una gara già vinta. Bisognerà farlo, affrontando l’impegno come se ci si trovasse in finale di Champions contro il Real Madrid (dunque, anche con una sana dose di ‘cholismo’ alla Simeone per intenderci). A radioline spente, senza ascoltare il risultato di Udinese-Carpi perché ormai non serve più. Avanti, Palermo: il destino è tornato nelle tue mani

    @giambr1albe

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