Calciomercato.com

  • Pandev come Italo Calvino: il 'cavaliere inesistente' ha scelto Genova per sempre

    Pandev come Italo Calvino: il 'cavaliere inesistente' ha scelto Genova per sempre

    • Marco Bernardini
    Nel 1973 Italo Calvino terminò di scrivere e pubblicò per Einaudi uno dei suo capolavori letterari: “Le città invisibili”. Dieci anni dopo in un paesino di cinquantamila abitanti, Strumica, di quella che era ancora la Jugoslavia e che oggi è la Repubblica di Macedonia nasceva Goran Pandev: “Il cavaliere inesistente”. Due uomini per due storie di categoria assolutamente disgiunte eppure destinate a svilupparsi parallelamente guidate proprio dal concetto di “invisibilità” voluta e cercata dagli stessi protagonistri.

    Anche geograficamente il grande scrittore del nostro Novecento e il calciatore che da diciassette anni, salvo una puntatina in Turchia, frequenta con notevoli successi il mondo del pallone italiano possiedono un punto di congiunzione. Calvino era nato nell’isola caraibica di Cuba figlio di genitori immigrati da Sanremo, in Liguria. Pandev è venuto al mondo nella terra che fu “faro” della civiltà antica al tempo di re Filippo e poi di suo figlio Alessandro il Grande. 

    Il protagonista della letteratura moderna tornò ragazzino in Italia e la città di quello che sarà il mitico Festival della canzone divenne il suo “posto delle fragole” nel quale, malgrado il suo peregrinare, trovava la serenità ideale. Anche il suo contributo all’antifascismo, come partigiano, lo offrì combattendo sulle montagne affacciate sul mare. Lo stesso per Goran Pandev il quale, dopo scorribande professionali anche molto importanti all’Inter e al Napoli, ha trovato sistemazione di lavoro definitiva non soltanto al Genoa, la società che a giorni gli rinnoverà il contratto mediato dal suo procuratore Leonardo Corsi autore del buon libro “Per colpa di Zico, ma soprattutto a Genova la città alla quale ha giurato eterno amore e che sarà l’ultimo nido per lui e per la sua bella famiglia.

    Italo Calvino, seppure morto a Siena, sentiva che le sue radici erano affondate in quella terra prodiga di ulivi e di fiori popolata da persone perlopiù silenziose almeno quanto umili e fiere. Goran Pandev ha trapiantato le sue radici nel suo nuovo mondo, senza tuttavia dimenticare che il seme originale si trova e si troverà sempre in quella Macedonia dove la guerra etnica e anti-socialista, appoggiata dalle grandi potenze mondiali, non ha prodotto sangue, atrocità e disperazione come in Serbia o Croazia o Kosovo ma egualmente ha pesato enormemente sulla vita sociale ed economica della sua popolazione. Il calciatore, stella e capitano della sua nazionale, lasciò la Macedonia prima del confronto armato con gli albanesi ma, di fatto, non recise mai il cordone ombelicale che lo lega ai suoi “fratelli”. E oggi, proprio a Strumica, la “scuola Pandev” per giovani macedoni che hanno voglia di studiare ma che sognano di poter diventare come ”Il capitano” può contare su quasi duemila allievi grazie al sostegno economico ed etico di Goran “il silenzioso”.

    Già, perchè una fra le caratteristiche principali di Pandev è sempre stata quella di vivere il suo status di campione sottoraccia a livello di immagine e di auto-propaganda. Nessuna esagerazione, mai una frase di troppo o spesa “contro”, zero gossip rispetto al privato. In compenso una squisita gentilezza per comportamenti e per parole che rivela un anima sensibile e solidale sempre disponibile ad aiutare  il prossimo. Era dunque fatale e persino naturale che Goran Pandev decidesse di “sposare” il Grifone e di lasciarsi adottare da Genova, città di tanti “cavalieri” volutamene “invisibili”ma sostanzialmente eroici come, per citarne due su tutti, Fabrizio De Andrè e don Gallo. 

    Altre Notizie