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  • Parma, ecco Ribalta: 'Non sono i giocatori a scegliere se partire, ma la società. Calcio offensivo, sulla Serie B...'

    Parma, ecco Ribalta: 'Non sono i giocatori a scegliere se partire, ma la società. Calcio offensivo, sulla Serie B...'

    Javier Ribalta, nuovo Managing Director area sport del Parma, è intervenuto in conferenza stampa per presentarsi come nuovo dirigente crociato. Ex direttore sportivo dello Zenit, con cui ha vinto molto in Russia, Ribalta vanta una grande esperienza in Italia, dove ha lavorato con il Torino, il Milan, prima di diventare il responsabile scouting prima del Novara e poi della Juventus. A Ribalta il compito di ricostruire il Parma di Kyle Krause, sempre più vicino alla retrocessione in Serie B. A breve le sue parole, che potrete seguire qui grazie alla nostra consueta diretta scritta: "Ringrazio il presidente per le sue parole e per l'opportunità. Per me, al di là dell'annata e della classifica, il Parma è un grande club, un club che vuole costruire qualcosa di importante e io penso sia una grande opportunità per tutti, per crescere. Ho visto un progetto a lungo termine e per quello ho deciso di sposarlo. Ho girato parecchio come avete visto, sono stato in Italia per tanti anni e per me in questo momento è importante capire come il club è strutturato e per quello che si può costruire ho fatto questa scelta". 

    Quando si retrocede è facile pensare ci sia una rifondazione. Che mandato vi è stato dato?
    "La retrocessione ancora non è avvenuta, penso che dobbiamo pensare a giocare lunedì e pensare a finire la stagione con dignità perché per i nostri tifosi e per la maglia abbiamo il dovere di finire bene. Io sono arrivato da dieci giorni, sto conoscendo tutto, giocatori, allenatore, club in generale, e siamo ancora in valutazione. Non posso dire concretamente che cambi verranno fatti, sono appena arrivato e per ora ho solo valutato e per un po' sarà così. Un po' più avanti prenderemo decisioni".

    La stagione è indirizzata, un'idea su quale potrà essere l'organigramma lo ha?
    "Dobbiamo essere realisti ed è una possibilità quella di scendere in B. Per me, come detto prima, è un momento di conoscenza. Io posso avere in testa come voglio strutturare il club nella parte sportiva, ma devo capire i valori che abbiamo e se sono utili o meno. Abbiamo un allenatore, dobbiamo giocare altre partite, e non è giusto parlare di altri. Per rispetto loro preferisco conoscerli e valutarli".

    C'è un club che ritiene un modello? Come si vince una Serie B?
    "Di modelli non ne ho solo uno, penso che ogni realtà è diversa e non ha senso imitare gli altri ma prendere il loro meglio. Conosco il mercato europeo e conosco bene l'Italia, ci sono stato nove anni. Conosco i campionati, non vorrei nominare nessun club ma in ogni paese c'è qualcosa da prendere. Per noi il modello da fare è quello nostro, prendendo le cose positive di altri club. Per la B servono giocatori forti, è un campionato particolare. Sappiamo cosa fare per vincerla, però è vero che con un club così e con questa tifoseria hai già tanto di guadagnato. Ho visto più partite di B che di A, capisco la preoccupazione e il tema verrà affrontato in caso di concretizzazione. Pensiamo alla retrocessione come un passo indietro per farne uno in avanti. Proveremo a fare una squadra molto competitiva che non condizioni gli anni successivi".

    La linea sarà sempre un progetto giovani? E il settore giovanile?
    "Io sono arrivato da poco ma il settore giovanile ha fatto grandi investimenti e continuerà. Quando parlo di una squadra del futuro per una categoria o un'altra sì, ci saranno giovani ma non vuol dire che giocheranno solo loro. Faremo una squadra competitiva con il giusto mix per arrivare dove vogliamo, ma in caso di retrocessione vorremo tornare il prima possibile".

    Nel disastro di questa stagione può esserci l'obiettivo nobile di rifondazione, in tutti i settori e creare un club attrattivo. Il cerchio si chiuderà a breve-medio termine?
    "Da ogni esperienza negativa vanno tirate fuori le cose positive. Non giudico quanto fatto prima, penso solo al futuro e non c'è tutto da bruciare, ci sono anche cose positive. Si può imparare dagli errori e ora bisogna ripartire, e speriamo di ripartire più forti per un progetto lungo".

    Che idea si è fatto di questa stagione e perché, con questa rosa, il Parma è 19esimo? Poi, la politica dei giovani non ha pagato: in che percentuale vede il mix giovani-esperti?
    "Tutte le squadre hanno giovani e non giovani, non solo noi. Non penso che il problema del Parma siamo stati i giovani, che hanno giocato peraltro poco. Io voglio solo prendere le cose positive della stagione e vedo valori positivi. Ho visto tante partite in cui il Parma vinceva 2-0 e poi non ha vinto, troppe. Cos'è successo non lo so ma chiaramente non è normale quello che è accaduto. Voglio prendere le cose positive e poi ripartire".

    Con lo staff ha parlato?
    "Certo, ma è difficile dare una spiegazione che non sia mentale per una squadra che perde tutti questi punti negli ultimi minuti. Per settanta minuti sei alla pari di una squadra di A, poi non si sa che succede. Qui parliamo di una squadra che va in vantaggio e fa una partita di livello per 80 minuti e poi prende dei gol così, per tante partite. Non so che spiegazione dare se non quella mentale, quello che è successo va al di là della tattica se perdi tre volte dopo il 94esimo. Io penso sia un fattore mentale".

    In estate ci sarà il rischio di fuggi fuggi generale: come avete intenzione di comportarvi, se dovesse succedere?
    "La linea sarà chiara a prescindere dalla categoria, non sono i giocatori a scegliere se vanno via o meno, sarà la società. Non ci saranno porte aperte, chi vuole va e chi vuole resta. Ci sono contratti, a prescindere dalla categoria. La retrocessione cambia poco nel nostro progetto, non saremo una società in cui chi vuole se ne va. Qui si rispettano i contratti, noi faremo le nostre valutazioni ma per noi la categoria non cambia i nostri piani a lungo termine".

    Che idea di calcio vorrebbe veder sviluppare?
    "Come modello vogliamo andare su un modello di club in cui il calcio offensivo sia una priorità. Non posso dire sistemi o altro perché sono cose da allenatore, noi come club vogliamo dare una linea offensiva, senza aver paura di nessuno. A grandi linee questa è l'idea, poi sta all'allenatore aggiustare il tipo di calcio".

    Per quanto avete firmato?
    "Io non te lo dico (ride, ndr), ma mi vedrai qui per molto tempo".

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