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  • Parma-Samp:|Trasferta senza pranzo

    Parma-Samp:|Trasferta senza pranzo

     

    La linea telefonica è libera: «Trattoria il Ducato, dica». «Vorremmo prenotare un tavolo per domenica a pranzo». «Mi spiace, siamo al completo».
     
    «Trattoria Corrieri, prego». «Vorremmo prenotare un tavolo per domenica». «Non prima delle due e mezza, domenica facciamo i turni».
     
    «Pronto ristorante Ai Due Platani?». «Sì, le dico subito che domenica siamo completi».
     
    Ecco, almeno si evitano parole. Almeno si rende chiaro quel che già emergeva dalle prime chiamate: trovare un posto a tavola in uno dei cento e più ristoranti parmensi oggi a pranzo è un’impresa titanica. Sampdoria-Parma, anche per questo, è uno spot per il calcio: trasferta libera per i tifosi doriani che prima hanno bruciato tutti i biglietti a disposizione (tremila) e poi hanno pianificato la giornata: culaccia, culatello, tortellini e lambrusco, quindi stadio Tardini per assistere in tutta tranquillità alla partita tra due squadre avvolte da un gemellaggio saldissimo ormai dall’anno 1990. Non ci sono rischi di scontri, timore ancora troppo spesso presente attorno agli stadi italiani. Questo elemento fondamentale trasforma Parma-Sampdoria nella classica “trasferta per famiglie”, la direzione obbligata per il calcio italiano che tuttavia si fatica a imboccare per mille motivi.
     
    Infatti Parma-Sampdoria è una trasferta per famiglie in primo luogo per merito dei tifosi delle due squadre, e francamente questo non è un bello spot per i gestori del calcio. Sono loro, sono Ultras Tito e Boys prima di tutto che si abbracciano prima e dopo la partita, che organizzano a propria volta partite di calcio e tavolate miste. La dritta non parte dall’alto: per adesso le tanto sbandierate iniziative per portare il calcio italiano al passo con quello degli altri Paesi d’Europa rimangono a livello di intenzione.
     
    Proprio mentre blucerchiati e gialloblù oggi scambieranno sciarpe e magliette, i signori dell’Osservatorio nazionale per le manifestazione sportive osserveranno - appunto - l’allegria delle famiglie doriane prodotta da una trasferta che loro avrebbero vietato. Il vice presidente Massucci era rimasto sorpreso nell’apprendere dal nostro giornale che la trasferta a Parma fosse “libera” e non riservata ai soli possessori di Tessera del tifoso. Non c’era in effetti nessuna ragione per impedire ai tifosi della Samp di raggiungere Parma per una giornata di festa uguale a quella che tante volte si è vista in passato. Se non quella di regole non elastiche e sicuramente non al passo con i tempi.
     
    Come gli stadi italiani: cadenti e non al passo con i tempi. Il problema non sono tanto i presidenti delle varie società (che spesso vorrebbero farli, come accade alla Sampdoria) quanto la legge che tutti attendono per velocizzare le pratiche e ottenere in tempi rapidi le licenze. La legge in questione è attesa da una settimana decisiva, la prossima. Il testo sarà esaminato nuovamente dal Senato e il rischio che sia affondato definitivamente è forte. Nonostante gli sforzi bipartisan (Lolli e Butti) la legge è ostaggio di una quantità industriale di emendamenti che ne minano la natura stessa. Il problema è che molti politici (soprattutto a sinistra dove la legge incontra le maggiori obiezioni) temono di lasciare troppa libertà ai costruttori con un testo così come è stato concepito. Il ragionamento è il seguente: siccome molti presidenti non vogliono spendere per costruire stadi, è necessario che l’impresa appaltatrice abbia un tornaconto e il tornaconto spesso è di natura immobiliare; chi si oppone contesta la libertà eccessiva delle volumetrie concesse in abbinamento alla costruzione di un nuovo stadio. Il solito ricatto dei palazzinari.
     
    La conseguenza è che, mentre in Italia si litiga su tutto, il resto d’Europa viaggia a velocità diversa. Così ha ragione Edoardo Garrone quando dice: «In Italia e in una città come Genova bisognerebbe pensare qualche volta prima di dire no a un progetto che può mettere sul piatto 180 milioni di investimento in un momento di crisi come è quello attuale».
     
    Eppure un calcio diverso sarebbe possibile. È sufficiente imboccare la Cisa, questa mattina, e vedere una teoria ininterrotta di auto e pullman che viaggiano verso Parma. Famiglie che affolleranno tutti i ristoranti della città e poi andranno al Tardini per ascoltare la Marcia trionfale dell’Aida, che precede come da tradizione tutte le partite interne dei gialloblù. Quindi la gara, e la festa con qualunque risultato. Famiglie che aspettano soltanto qualche segnale: stadi funzionali, i violenti fuori (e non è necessario studiare tortuosi sistemi come la Tessera del tifoso) e partite accessibili. Andare allo stadio è invece diventata un’impresa: divieti incrociati per chi è nato qui e non là, passaggi obbligati, controlli assurdi e divieti imposti ad esempio a bambini di cinque anni che non possono portarsi appresso un succo di frutta alla pesca, biglietti irraggiungibili.
     
    Poi capita ogni tanto un Parma-Sampdoria (e viceversa) e si apre un mondo nuovo. I genitori si ricordano che anche i bambini possono andare allo stadio; anche chi non vive tutta la settimana per il calcio scopre la bellezza di andare a vedere una partita.
     
    Il calcio ritorna a essere improvvisamente un gioco molto bello e tutto ritorna a essere possibile. Quasi tutto: perché trovare un posto libero a un tavolo in una trattoria di Parma, oggi a pranzo, non si può.

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