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  • Parmamania: il patto di riservatezza

    Parmamania: il patto di riservatezza

    Tutta colpa del patto di riservatezza. Se il nuovo presidente del Parma, l’avvocato Giordano, al timone della barca che sta affondando seppure per soli tre mesi, non fa il nome di questi benedetti compratori, è solo per colpa di questo benedetto patto di riservatezza. Dietro la Dastrosa, o Dastraso, Hodling per il 60 % cipriota e solo il 40% russa, ci sarebbe ancora, forse, quel diavolo di Taci, che tace e zitto zitto porta avanti i suoi affari, mandando in prima fila il suo fido Pietro, detto Petrit, Doca o Doka, come si vuole.

    La vicenda si infittisce di mistero, velata, nascosta dalla nebbia di questi giorni, la verità comincia a percepirsi, e pazienza se i tifosi, giustamente, si arrabbiano e applaudono al momento delle domande più piccanti dei giornalisti che, travestiti da Sharlok Holmes, con tanto di lente di ingrandimento, investigano per scoprire cosa ci sia dietro. La Dastrosa o Dastraso, neanche l’avvocato sa come si chiama o è colpa della febbre a 38,5?

    La stessa, tra l’altro, che Fabio Giordano aveva prima di Parma-Lazio, quando è andato negli spogliatoi di Collecchio per rassicurare l’ambiente che questa trattativa, di fatto, si sarebbe concretizzata di li a breve. Ma davvero c’è il gioielliere che un giorno, pieno di sé, ha annunciato a tutti che sarebbe diventato il presidente del Parma, l’altro, a distanza di 24-30 ore, si è poi tirato indietro?

    Davvero la Dastraso Holding fondata il 7 novembre a Cipro, ha azionisti da 2 miliardi di euro di fatturato pur avendo un capitale sociale di 1000 euro? Chissà se Fabio Giordano, come ha detto durante la conferenza di presentazione, riuscirà a far rimanere il Parma in A, a risanare la situazione finanziaria del club e a far conoscere ai tifosi, che stanno vivendo una specie di incubo, l’identità di questi compratori, con tanti soldi, ma al momento senza faccia. 

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