Calciomercato.com

  • Pepito Rossi, Gabigol e il Barone
Pepito Rossi, Gabigol e il Barone

Pepito Rossi, Gabigol e il Barone

  • Cesare Bardaro
I BUON COMPLEANNO di oggi sono per

GIUSEPPE ROSSI, 1987, attaccante italiano, ma nato negli USA, del Celta Vigo, in prestito dalla Fiorentina  Ex Parma e Fiorentina. Uno dei più grandi talenti del calcio italiano, purtroppo tartassato dalla sfortuna.
Nel 2007 rottura del menisco esterno e lo stiramento del legamento crociato anteriore del ginocchio destro  fuori 6 settimane Il 26 ottobre 2011, si procura la rottura del legamento crociato del ginocchio destro. Viene operato il giorno seguente, con una prognosi di recupero di circa sei mesi Rossi sembra capace di rientrare nei tempi previsti, ma il 13 aprile  2012 in allenamento riporta una nuova lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio destro già infortunato; la successiva operazione determina un ulteriore stop di quattro mesi a cui farà seguito una terza operazione nell'ottobre seguente che allunga i tempi di recupero di altri sei mesi.Nel gennaio 2013  lo ascquista la Fiorentina e riesce a giocare l'ultima di campionato il 19 maggio. Comincia alla grande la stagione 2013-14 realizzando 16 gol, eccoli  compresa la tripletta in Fiorentina – Juve 4-2 del 20 ottobre 2013. 5 gennaio 2014 si infortuna nuovamente al ginocchio in seguito ad un intervento del livornese Rinaudo. Tornerà solo il 3 maggio R. conclude la stagione con 24 presenze e 17 gol realizzati.  Si trattò probabilmentedi un rientro affrettato, per la speranza di essere portato ai Mondiali, il che non accadde. Infatti durante il pre-campionato della nuova stagione gli fu rilevato in sovraccarico del ginocchio. Viene operato  il 5 settembre 2014 e perde l'intera stagione 2014-15. Rientra nel campionato successivo, ma non è più il Pepito Rossi che conoscevamo. Nel 2010-11 aveva realizzato 32 gol stagionali in tutte le competizioni diventando  il miglior marcatore della storia del Villareal. 

GABRIEL BATISTUTA, 1969, detto Batigol o Re Leone, anche se nel calcio argentino era soprannominato «El Camion» per la sua potenza,  ex centravanti di Fiorentina, Roma, Inter. In Argentina fu forgiato dal Loco Marcelo Bielsa, che in campo lo massacra di lavoro,fuori dal campo gli impone una dieta che gli fa perdere una decina di chili. «Dove i miei compagni avevano muscoli, io avevo grasso». La ricetta funziona. Batistuta comincia lentamente a trasformarsi. E Bielsa, un giorno, si presenta nella sua camera con una scatola di alfajores, biscotti tipici argentini e con una stecca di cioccolata. Il primo esame era superato. Nel marzo ’91 il procuratore Settimìo Aloisio lancia una sfida al suo giovane talento di Reconquista: «Tra una settimana inizia la Coppa America, se vuoi coronare il tuo desiderio di giocare nel calcio italiano devi segnare almeno sei gol. Scaraventa quei palloni dentro e io ti regalo il tuo sogno“. Lui li segna e approda alla Fiorentina, allenata da Lazaroni. Il suo idolo Marasona gli dà la benedizione «Vai tranquillo, con le tue caratteristiche in Italia sfonderai sicuramente». Rimarrà a Firenze  fino al 2000, compreso il campionato di  B nel 1993-94..Nel 1994-95  vince la classifica cannonieri con 26 gol e batté il record, detenuto da Ezio Pascutti da più di trent'anni, di partite consecutive con almeno una rete segnata, andando sempre  a segno nelle  prime 11 gare. Nel 1997-98, con Trapattoni in panchina, la Fiorentina è campione d'inverno e Batistuta segna 17 reto nelle prime 17 giornate. Poi  però, s'infortuna e contemporaneamente Edmundo fugge a Rio per il Carnevale  "Penso che avremmo lottato fino alla fine: eravamo in una posizione ottima e io stavo facendo un sacco di gol. Solo un infortunio grave come quello poteva fermarmi. In quel campionato ce la saremmo giocata fino alla fine e forse avremmo avuto le chances per vincerlo. Siamo stati sfortunati per il mio infortunio. E anche perché Edmundo doveva andare a ballare al Carnevale di Rio. A tutti piace ballare, ma bisogna avere delle responsabilità, firmiamo un contratto e gli impegni vanno rispettati”. 
Per vincere lo Scudetto deve trasferirsi, nel 2000-2001, a Roma, sponda giallorossa, per 70 miliardi di vecchie lire,  la cifra più alta mai spesa al mondo per un ultratrentenne. “È stata una cosa bellissima: la Roma era tanto che non vinceva. Quando sono andato a Roma nessuno credeva in noi, pensavano l'avessi fatto per i soldi, invece io sapevo che mancava qualcosa e che quel qualcosa potevo essere io. Potevo essere la soluzione. È stata una scommessa che ho vinto". Dopo l'addio al calcio attraversa un brutto periodo a livello fisico e psicologico. Con le cartilagini delle caviglie compromesse si sottopone a un intervento chirurgico molto doloroso, in seguito al quale propone addirittura al suo medico di amputargli entrambe le gambe. Batistuta era così prostrato dalle sue condizioni da non avere la forza di alzarsi dal letto. Per fortuna, poi si è ripreso.
Tra i suoi tantissimi gol quello che forse lo rappresenta meglio è quello segnato all'Arsenal in Champions League
 
FRANCO CAUSIO, 1949, Il Barone “(Me lo dette il giornalista Fulvio Cinti de “La Stampa” nei miei primi anni a Torino, perché mi piaceva vestire in giacca e cravatta e per come mi muovevo in campo, ma in realtà sento più mio un altro appellativo che mi era stato dato, Brazil. Infatti ho sposato una brasiliana, quindi non è stato un caso»).  ex ala destra  di Lecce, Sambenedettese, Juventus, Reggina, Palermo, Udinese, Inter. , Triestina. “E' stato un grande, un grandissimo fantasista. In lui rivive il barocco leccese, quella forma di pittura che evoca altezze e squisitezze del pensiero.” (Vladimiro Caminiti). Fu “scoperto” da Luciano Moggi, che all’epoca era dipendente delle Ferrovie dello Stato. “Verso la fine del campionato 1964-65 i giocatori del Lecce si rifiutarono di giocare perché non venivano pagati. Quindi buttarono dentro noi del vivaio. Io avevo sedici anni. Feci tre partite, una di queste contro la Sambenedettese allenata dall’ex Nazionale Alberto Eliani. Gli piacqui e mi volle con sé l’anno dopo. A San Benedetto mi accompagnò il mio maestro Adamo. La sua vicinanza fu fondamentale. La Samb, comunque, mi trattò bene. Dei soldi che prendevo, metà li mandavo in famiglia. Solo anni dopo seppi che mio padre metteva i soldi in un libretto intestato a me». 
Negli undici anni in bianconero ha vinto 6 scudetti, 1 Coppa Italia e 1 Coppa Italia
Con la Nazionale il Mondiale 1982. “Mi chiamò il Vecio e mi disse: “Bruno Conti è il titolare, le gerarchie sono chiare. Voglio che tu venga per fare gruppo. Sei d’accordo?” Dissi subito sì». «Pertini ci fece salire sull’aereo presidenziale - ricorda - giocammo a scopone, io ero in coppia con Bearzot e il presidente con Zoff. Con un bluff riuscì a vincere la partita. Io feci una furbata: calai il sette, pur avendone uno solo. Pertini lo lasciò passare e Bearzot prese il “Settebello”. Abbiamo vinto così quella partita». 
Chiude la carriera a trentanove anni suonati: «La Juventus pensava al futuro che non poteva più essere di Causio, ma di Marocchino, di Fanna che scalpitavano tra i rincalzi. Peccato, perché a Udine ritrovai l’estro delle annate migliori e perché ero tutt’altro che sul viale del tramonto, tanto è vero che giocai ancora otto anni! Mi dispiace, perché fossi rimasto anche solo un anno, avrei giocato anch’io nella Juventus dei Platini e dei Boniek». 
“Tifavo per il Milan, e in particolar modo per Dino Sani, un regista di una classe immensa. In più avevo un debole per Jair, l’ala destra dell’Inter». “Picchi Mi chiamava “maestro” e diceva: “Nella mia vita ho chiamato così solo due giocatori: Mario Corso e Franco Causio”. 
“Uno dei primi giorni di ritiro a Villar Perosa. Eravamo sul balcone dell’albergo. A un certo punto arrivò una Jaguar. Scese una ragazza stupenda, bellissima. Puoi immaginare i commenti. Poi, all’improvviso, da sotto la terrazza, comparve il mister: “O’ buhaioli, è la mi’ moglje!”.”Avevo un bel carattere, sì. D’altra parte, se non lo avessi avuto, sarebbe stato un casino. Il mio motto è sempre stato: farsi rispettare, rispettando. Il mondo del calcio è un mondo di paraculi». 

WALTER SCHACHNER, 1957, ex attaccante austriaco di Cesena, Tarino, Avellino. In Italia dal 1981 al 1988. Nell'estate del 1986 fu acquistato dal Pisa, che era stato ripescato dalla serie B alla serie A conseguentemente alla retrocessione a tavolino dell'Udinese coinvolta nel calcioscommesse. A pochi giorni dall'inizio del campionato il verdetto venne però ribaltato e l'Udinese fu riammessa alla serie A con 9 punti di penalizzazione, il Pisa fu quindi retrocesso di nuovo in serie B e fu costretto a rivedere l'organico: in particolare Walter Schachner fu rivenduto all'Avellino dopo non aver giocato neanche una gara ufficiale in neroazzurro. 

LUTHER BLISSETT, 1958, ex attaccante inglese di origini giamaicane. Al Milan nel 1984-85 E' rientrato a pieno titolo nella categoria “Bidoni” Il perfido Gianni Brera lo chiamava "Callonissett" , mentre in patria  aveva il soprannome di “Luther Missitt” (“Sbaglialo”) Si mormora che gli osservatori rossoneri lo abbiano confuso con l’altro attaccante di colore del Watford, un certo John Barnes, che poi avrebbe fatto un’ottima carriera nel Liverpool Nell’Aprile del 2007 lascia la panchina del Chesham United e decide di fondare una Scuderia automobilistica, la “Team48 Motosport”. L’obiettivo che si è prefissato è quello di qualificare il suo teame concludere la 24 Ore di Le Mans del 2010. «Ho sempre cercato di svolgere la mia attività di calciatore e allenatore a standard elevati ma ultimamente questo non è stato possibile. Così mi sono convinto a lanciarmi nell’avventura di uno sport che seguo fin da bambino e che mi diverte molto ancora oggi». 
«Platini ha segnato diciotto gol. Milan, io ne infilerò di più! Diventerò l’idolo dei giovani»
«Sono un giamaicano atipico: non bevo, non mi drogo e non vado a donne» 
Il suo nome p stato utilizzato come pseudonimo da un collettivo multimediale nato a Bologna e diffusosi anche all'estero, che pubblicò anche il romanzo “Q”

Buon compleanno anche a

CHRISTIAN ZIEGE, 1972, ex difensore-centrocampista tedesco al Milan dal 1997 al 1999. Vinse lo Scudetto 1998-99 e con la Nazionale  il Campionato d' Europa 1996

JUAN 1979, difensore brasiliano del Flamengo, ex Roma dal 2007 al 2012

FAOUZI GHOULAM, 1991, difensore francese, naturalizzato algerino, del Napoli
ANDREA COSTA, 1986, difensore dell'Empoli
LUCA CALDIROLA, 1991, difensore italiano del Werder Brema, ex Inter, Brescia e Cesena

ALESSIO IOVINE, 1991, ala destra del Giana Ermino
ALESSANDRO CARROZZA, 1982, ala sinistra del Gallipoli. Ha giocato in serie A con l'Atalanta nel 2012. 
GIACOMO TEDESCO, 1976, ex centrocampista di Palermo, Salernitana, Napoli, Cosenza, Reggina, Catania, Bologna, Reggina, Trapani, fratello minore di Giovanni, ex centrocampista del Palermo
ROBERTO BUCCHIONI, 1973, Ex difensore di Sampdoria, Bologna, Prato, Modena, Brescello, Palazzolo, Fo.Ce, Vara, Aglianese, Lunigiana
LUCA PASTINE, 1971, ex portiere di Massese, Casertana, Torino, Genoa, Lodigiani, Olbia, Carrarese. Il suo cognome si pronuncia Pàstine, con l'accento sulla A

MARCO GIANDEBIAGGI, 1969, ex centrocampista della Cremonese degli anni d'oro, 222 presenze tra il 1980 e il 1997. Ha giocato anche con Parma, Pro Patria, Verona, Cosenza, Sassuolo, Suzzara, Colomo
ANDREA SENO, 1966, ex centrocampista di Mira, Padova, Venezia, Pievigina, Treviso, Como, Foggia, Inter, Bologna, Padova.
ANTONIO MAURIZIO SCHILLACI,  1962, ex attaccante di Palermo, Rimini, Licata, Lazio, Messina, Juve Stabia. E' cugino di Totò. Una vita tormentata: 2  arresti, 4 volte in fin di vita per overdose. Dorme in un treno abbandonato  alla stazione di Palermo. "Vivo nelle strade di Palermo, per lavarmi e mangiare vado alla Casa dei Giovani dove ci sono una tv e 5 angeli (psicologi, ndr) che si prendono cura di noi. Con la droga ho smesso da un pezzo, prendo il metadone da 9 anni e quello che ora desidero è trovare un’occupazione". 
"Giocavo nel Licata di Zeman e vincemmo 2-1 a Siracusa, Coppa Italia: dribblai 4 giocatori, portiere compreso, e arrivai in porta con la palla" "Non ho smesso di giocare per la droga. Quella è stata la conseguenza di una carriera bruciata in fretta. Prima la cocaina, poi l’eroina. Il divorzio dalla prima moglie, Rossana, una palermitana che non si comportava bene con me". una volta mi sono iniettato un grammo di cocaina in vena e sono andato in overdose. Pensavo di non farcela. Ho conosciuto anche la galera, due volte, a metà degli Anni 90, per pochi giorni". 
"Alla Lazio avevo tutto: soldi, ville, lusso. Poi quel maledetto infortunio, una lesione al legamento che i medici scambiarono per stiramento. Dicevano che ero un debole, che avevo paura di farmi male e tiravo indietro la gamba. Invece soffrivo davvero. E mi abbandonarono.” 
"Totò poteva pensarci 10 anni fa quando lavoravo nella sua scuola calcio e mi dava 300 mila lire al mese che non bastavano nemmeno a coprire le spese". "Allenavo nella sua scuola calcio, ma i genitori non gradivano che un ex tossico circolasse intorno ai loro bambini. Forse Totò doveva difendermi un po' di più, ma è andata così e non gli porto rancore. Preferisco cavarmela da solo, i miei unici amici sono i barboni della stazione con cui divido un pezzo di pane e un letto". 
Era un talento purissimo, uno capace di segnare 30 gol in due stagioni con la maglia del Licata di Zeman, tanto bravo da approdare in serie A con la Lazio, soffiato da Fascetti al Foggia di Casillo. 
Zeman conferma: "Un grande talento, tecnicamente un fenomeno. Per mezzi, colpi e intelligenza calcistica avrebbe potuto giocare in una big senza difficoltà, e farlo a grandi livelli. È sempre stato un generoso, per questo i compagni gli volevano bene. E lui aiutava tutti". 
Due giovani registi siciliani, Davide Vigore e Domenico Rizzo,  sulla sua storia hanno realizzato il docu-film Fuorigioco


PIETRO PUZONE, 1962, grande amico di Maradona, fu suo sodale nelle notti di baldoria

LORENZO FERRANTE, 1959, ex centrocampista di Bisceglie, Avellino, Lecce, Arezzo, Salernitana, Livorno 

PAOLO ROSI, 1954, ex centrocampista di Fiorentina, Camaiore, Ternana, Vicenza, Sampdoria, Modena, Carrarese. Segnò per la Fiorentina il gol decisivo del 3-2  nella finale di Coppa Italia 1974-75 contro il Milan 
GIOVANNI CARLO FERRARI, 1949, ex attaccante di Monza, Nocerina, Seregno, Rovereto, Brindisi, Lecce, Avellino, Lazio, Cagliari, Pistoiese, Pescara, Monza, Salernitana, Brembillese. 6 presenze e una rete un Serie A.

JOHAN VONLANTHEN, 1986, centrocampista colombiano naturalizzato  svizzero del FC Will 1900, Svizzera, ex Brescia nel 2005 il 21 giugno 2004, segna il gol del momentaneo pareggio contro la Francia ad Euro 2004, migliorando con questa rete il primato del più giovane giocatore ad aver segnato alla rassegna europea, battendoWyne Rooney  che lo aveva stabilito quattro giorni prima 
DUJE  ČOP, 1990, attaccante dello Sporting Gijon, in prestito dal Cagliari. Figlio di Davor ČOP, ex attaccante dell'Empoli nel 1987-88 Accompagnato dalla consueta nomea di “bidone” dopo aver collezionato solo 9 presenze (tutte subentrando a partita in corso) senza aver segnato un solo gol 
PAULO DA SILVA BARRIOS, 1980, difensore paraguaiano del Toluca (Messico), ex Perugia, Cosenza e Venezia
L'1 febbraio era nato anche
FERRUCCIO MAZZOLA, 1945-2013, fratello munore di Sandro e figlio diValentino, centrocampista di Inter, Marzotto Valdagno, Venezia, Lecco, Lazio, Fiorentina, Sant'Angelo, Hartford Bicentellians. Fece una discreta carriera, ma purtroppo non aveva il talento del fratello, né, tantomeno, del padre Poi allenò la Nazionale femminile e a Venezia fu il primo allenatore ingaggiato da Zamparini. Nel  2004 accusò Helenio Herrera di aver imposto ai giocatori dell'Inter l'assunzione di amfetamine dopanti sciolte nel caffè. L'Inter sporse querela ma la richiesta di risarcimento fu respinta. Nel 2003 si era invece associato all'imprenditore calabrese Valentino Rizzuto, il quale affermava di essere proprietario del marchio storico dell'ACF Fiorentina, fallita l'anno precedente, e di essere intenzionato a fondare una nuova squadra chiamata "Fiorentina Football Club", con Mazzola presidente . In realtà l'operazione, a detta dello stesso Rizzuto, non aveva lo scopo di creare una squadra, ma solo di ottenere soldi da Diego Della Valle. . Il tribunale di Roma però fermò le ambizioni di Rizzuto e Mazzola, dichiarando non valida la loro registrazione del marchio.

Altre Notizie